"Le vie di Gallipoli" - via Filomarini; via Bonaventura Tricarrico

VIA FILOMARINI

La famiglia Filomarini, nobilissima, illustre e ricca famiglia napoletana, già a partire dal secolo XIV, aveva nella provincia di terra d’Otranto dei possedimenti che costituivano il Ducato di Cutrofiano, di loro appartenenza.
Due membri di questa famiglia vennero nella nostra Città, a distanza di circa due secoli e mezzo l’uno dall’altro. Il primo Marc’Antonio arrivò in Gallipoli nell’ultimo decennio del secolo XV e fu regio Governatore, il secondo Oronzio nel 1700, in qualità di Vescovo della nostra Diocesi.
Marco Antonio dimorò in Gallipoli dal 1487 al 1495 in qualità di regio Governatore, alla cui carica fu riconfermato per ben sei volte.
Egli esercitò le sue funzioni con competenza, scrupolosità e con la dovuta lealtà e collaborazione con le Istituzioni, tanto da meritarsi l’affetto, la stima e la gratitudine del Consiglio Comunale e dei nostri Antenati.
A questi suoi meriti riconosciuti e certificati dal Consiglio Comunale fu dovuta la sua riconferma nella funzione di regio Governatore. Infatti, secondo le leggi di quel tempo, la carica aveva la durata di un anno, al termine del quale il Consiglio Comunale nominava una Commissione che aveva il compito di giudicare l’operato del Governatore medesimo.
Poiché dal verbale di detta Commissione il Governatore Marc’ Antonio ne usciva sempre incensurato, sulla base del predetto verbale veniva confermato, con decreto del Re, per l’anno successivo; riconferma che si ripetè, come abbiamo già detto, per ben sei volte.
Marc’ Antonio espresse, ancor meglio, la sua capacità nelle arti militari; la sua prodezza ed anche la sua fedeltà alla dinastia aragonese durante il difficile periodo della lotta tra Ferdinando II d’Aragona e Carlo VIII re di Francia, quando, insieme alla città di Gallipoli, seppe affrontare gli assalti delle soldatesche francesi.
Le imprese eroiche di Marc’Antonio furono, in seguito, esaltate e descritte in una lapide commemorativa che il Cardinale Ascanio Filomarini, Arcivescovo di Napoli, fece porre nel Duomo di quella Città , al suo trisavolo Marcantonio, nella cui lapide associa gli elogi del suo Antenato a quelli dei Tarantini e dei Gallipolini con queste parole:

“ QUO DUCE ADVERSUS GALLOS
TOTIUS FERE REGNI POTITOS
CUM DIU RESTITISSENT TARENTINI
GALLIPOLITANI COSTANTER
PERMANSISSENT IN FIDE “ .

Oronzio Filomarini fu Vescovo di Gallipoli per oltre 40 anni, dal 1700 al 1741. Alla presa di possesso della diocesi, in qualità di Vescovo, la Chiesa - Cattedrale era stata già ricostruita , ma non ancora completata secondo il progetto dell’architetto e direttore dei lavori, il nostro concittadino Giovanni Bernandino Genuino, il quale nella ricostruzione si avvalse dell’opera di due bravi maestri: Francesco Bischetimi e Scipione Lachibari.
Mancava, infatti, il coro e bisognava provvedere all’intera decorazione della struttura e agli arredamenti.
Il Vescovo fu così munifico con la nostra Città che provvide, a sue spese , impegnando quasi tutte le rendite della mensa vescovile che percepì in 40 anni di vescovado, per completare, decorare la Chiesa - cattedrale, dotandola di arazzi, armadi e di quant’altro era necessario alla sua completezza.
Insomma tutto quello che noi ancora oggi vediamo,esclusa la massa architettonica in pietra e in legno, è tutta opera del dotto e pio Vescovo Filomarini, la cui famiglia aveva come stemma 3 fasce bianco - rosse in campo azzurro, che si può ancora oggi osservare nel soffitto della cupola e della navata centrale, come in altre parti della nostra cattedrale.
Così il D’Elia propose che fosse titolata una strada alla famiglia Filomarini, in quanto entrambi, il Governatore e il Vescovo, esercitando ciascuno le rispettive funzioni con avvedutezza e scrupolo, seppero guadagnarsi la benevolenza, la gratitudine e l’affetto dei nostri Antenati.

VIA BONAVENTURA TRICARRICO

Il cognome Tricarico, con una sola r, qui, in Gallipoli, è portato, ancora oggi, da un numero molto esteso di famiglie che si distinguono tra di loro solo per i diversi agnomi ( soprannomi) e il cui grado di parentela oltre il terzo o il quarto si perde nel tempo.
Tuttavia si può affermare che tutte le famiglie Tricarico provengono da un unico ceppo, molto antico, in quanto si rivela dai registri parrocchiali che questo casato, nel 1660, durante la visita pastorale del Vescovo Montoya, solo nel clero gallipolino contava 7 suoi membri: Angelo canonico tesoriere, Carlo e Francesco sacerdoti semplici e 4 chierici Francesco, Nicola, Giuseppe e Tommaso.
Lo stesso cognome, ma con doppia ‘r’ fu portato, invece, da un’unica e nobile famiglia, estintasi attorno al 1890, i cui membri contrassero matrimonio con altrettanti membri delle nobili famiglie Stradiotti, Coppola, Zacheo e Castiglione.
Un loro discendente , Antonio Tricarrico, nel 1760, fu anche Sindaco di Gallipoli.
La famiglia Tricarrico, inoltre, ebbe fra i suoi membri, tre maestri di musica :
Giuseppe Tricarrico , vissuto dal 1611 al 1697 , fu maestro di Cappella presso la Corte di Vienna per moltissimi anni e ritiratosi, poi, in Gallipoli si maritò con la nobildonna Maria Morea;
Bonaventura Fortunato Tricarrico , figlio di Giuseppe, vissuto dal 1674 al 1739 ;
Francesco Tricarrico , contemporaneo di entrambi.
Dei tre quello che, a giudizio del Canonico D’Elia, meritava di essere menzionato e ricordato nel tempo era sicuramente Bonaventura, musico , compositore in arte musicale sacra e profana.
Egli nacque il 27 aprile 1674 ,divenne chierichetto e rivelò ben presto la sua vocazione per la musica. Sotto la guida del padre Giuseppe progredì tanto e velocemente che appena dodicenne fu nominato , da parte del Capitolo , organista e maestro di Cappella della nostra Cattedrale , e prese l’abito e la tonsura clericale.
Il Nostro non si limitò soltanto a fare l’organista; prim’ancora che venissero musicati i drammi del Metastasio, e contemporaneamente al Mazzocchi e allo Allegri , i quali si peritarono di portare sulle scene del teatro la musica drammatica nata nelle chiese, il Tricarrico, ancora chierico, a 22 anni appena, scrisse la musica di due melodrammi, che furono rappresentati, il primo nella pubblica piazza di Gallipoli e sotto la direzione del padre Giuseppe, che riscosse notevole successo.
Queste notizie si leggono su di un volume manoscritto, appartenente alla famiglia Coppola; una specie di diario iniziato da Dionisio Coppola e proseguito dal figlio, che portava lo stesso nome, sul quale entrambi annotavano i principali avvenimenti domestici e civili.
Ecco a riguardo quanto si legge a pag.11:
“ A’ 14 novembre 1697 passò di questa vita il sig. Giuseppe Tricarrico… ed era stato maestro di Cappella dell’Imperatrice. Lasciò sei figli tre femmine e tre maschi, il grande dei quali (Bonaventura) prima della morte del padre arrivò a mettere in musica un’ opera intitolata: “ il difendere l’offensore “, con sette personaggi, la quale fu rappresentato a spese di più Gentil’huomini nella pubblica piazza di Gallipoli sotto l’ 8 settembre del 1697, di giorno di Domenica, destinata alla natività di Maria sempre Vergine… “
A nove mesi di distanza dal primo fu rappresentato anche il secondo melodramma “ l’ADELAIDE “, a richiesta e a spese del priore del Canneto, il sig. ORONZIO RASCIALE e sotto la guida di un Direttore, fatto venire da Lecce, in quanto il padre di Bonaventura era già morto.
Sempre dal volume manoscritto, appartenente alla famiglia Coppola, si legge:
“A’ 3 luglio 1698 si rappresentò un’altra commedia a musica nella pubblica piazza di Gallipoli di giorno di giovedì intitolata l’ADELAIDE con sette personaggi… composta dal sopradetto figlio del sig. Giuseppe Tricarrico… nominato Bonaventura clerico, non ancora sacerdote, fu fatto per festa del Canneto, a istanza e spese del priore di detta Chiesa….”.
Purtuttavia non è mai pervenuta alle generazioni successive alcuna traccia dei suoi drammi o di altra musica sicuramente composta da Bonaventura Tricarrico.
Nessuno, oltre ai suoi contemporanei, ha potuto farsi un’ idea della sua musica, del valore di essa e del compositore stesso. Vero è che il compositore Tricarrico dopo la rappresentazione delle sue opere, rinunziò all’ufficio di organista della Cattedrale ( del. del Capitolo 26 luglio 1698) e si recò in Napoli per perfezionarsi nell’arte del comporre, dove si addottorò nel 1699.
A Napoli prese la decisione di proseguire la carriera ecclesiastica ed in conseguenza si occupò solo di musica sacra. Nello stesso anno (1699), con dispensa pontificia e con dimissoriale (licenza) del suo Vescovo, fu ordinato, in Napoli minorista , suddiacono, diacono e presbitero.
Ritornato fra la sua gente, fu insignito della dignità di canonico cantore della Cattedrale , continuando sempre a comporre musica sacra.
Il Decano D. Francesco Patitari, nelle sue memorie storiche, riferisce che l’11 luglio 1700 , per l’ingresso in diocesi del Vescovo Filomarini, fu cantata una sua composizione.
Queste le parole del Patitari: “ Vicino al castello eravi eretto un palco guarnito a meraviglia, dove in mezzo scorgevasi un tranquillo mare con due bellissime sirene, che nel passaggio del Prelato fu invitato a sentire il dì loro dolce canto; (Poesia del sig. D. Giuseppe d’Acugna, e musica del sig. D. Bonaventura Tricarrico…”.
Il Nostro Bonaventura morì nel 1739 e fu sepolto nella tomba di famiglia presso la Chiesa di San Francesco d’Assisi: Si può , ancora oggi , osservare una lapide marmorea con lo stemma di famiglia, su cui è incisa una dedicatoria , fatta apporre da un suo parente , il signor Giuseppe Cellini di Lucera.
Pensò bene, dunque , il Canonico Decano D’Elia nel proporre che venisse titolata una via del Borgo a Bonaventura Tricarrico , per i numerosi incarichi dignitari assunti nell’ambito della Chiesa , nonché per gli altri suoi meriti nell’arte musicale.

Luigi Parisi