La "verità storica" sull'origine di Gallipoli

Ad onta delle mistificazioni e frottole via Internet

Il 2004 è l'anno europeo della cultura, con l'Italia leader e Genova capitale. Cosa si vorrà organizzare a Gallipoli non è dato sapere, ma converrebbe almeno iniziare da Internet, per ovviare ad un coacervo d'ignobili mistificazioni. Si potrebbe scherzarci su e non sarebbe serio. Intervengo con amarezza e senza presunzione, con l'auspicio d'essere ascoltato da chi gradirà sfogliare questo giornale, la cui "politica" mira alla provocazione, che è soltanto stimolo, soprattutto per i responsabili della civica Amministrazione, ossia la "Cosa pubblica". Convinto di poter contribuire a servire la verità a profitto dei cittadini, invito a consultare, tra alcuni siti su Gallipoli (centinaia di migliaia i visitatori!), due in particolare, prodotti l'uno dall'Antico Portale Salentino (insalento.it), l'altro da Clio.com. Nel primo sono esposte varie notizie con cenni storici sulla città; nel secondo è presentato il programma "Gallipoli nel mondo" con suggerimenti su molteplici aspetti e realtà, incluse le origini. Che il forestiero sia meglio informato è dovere della collettività, impegnata a far rispettare le ragioni del suo passato, dal momento che giapponesi, americani e tedeschi sono sempre attenti alla cultura dei popoli, più di quanto si creda.
Confido anzitutto nel sollecito intervento dell'Assessore alla Cultura, disponibile a verificare la veridicità del mio disappunto. Per quanto di sua competenza e nelle modalità consentite, potrebbe impegnarsi, quale interlocutore più autorevole, a far piena luce e favorire il ripristino della verità. Nessuno ha il diritto di fare scempio della storia patria diffondendo puerili improvvisazioni e arroganti improntitudini. Di fronte a macroscopiche corbellerie e imperdonabili facilonerie, oggi più che mai generalizzate, occorre essere piuttosto preoccupati e vigili. A tutela della nostre radici non si può sempre tacere e far finta di nulla. Accanto ad altre nobili finalità, stimo sia proprio questo uno dei più edificanti progetti di un'associazione culturale e del suo giornale, anch'esso presente in un sito ufficiale (anxa.it), con le sue pubblicazioni finora prodotte.
A prescindere da chi ha elaborato, compilato o commissionato il programma contestato, si esamini il contenuto di due tesi alternative: "La storia della città" e "Origine della città". Personalmente non intendo sottilizzare né sottolineare strafalcioni d'ordine tecnico, ma le irrazionali e fantasiose inesattezze o incongruenze storiche e cronologiche, insieme con lacune ingiustificate e inqualificabili, quelle sì, non possono più passare impunite e inosservate. Non sono che opinioni vaghe, infondate e inattendibili, unicamente inventate da alcuni ben noti autori recenti, tuttavia mai suffragati dall'ausilio di solide fonti ufficialmente accertate. Eppure quelle pagine Web potrebbero costituire una fortunata, irripetibile occasione, strategicamente strumentale a fini turistici, utile a veicolare, nel rispetto del vero storico, l'immagine autentica della città in una dimensione mediatica globale!
Per dimostrare come si punti sul banale, cito testualmente alcuni passi dai due programmi succitati:

1 - "Lo scoglio su cui è edificata la città ha la forma di una testuggine ed è circondata da tre isolotti, il più grande dei quali è l'Isola di Sant'Andrea. La tradizione leggendaria ora la vuole edificata da Occo, figlio di Omer Gallo, che la chiamò Galloccoli ("città che esce dal mare"); ora vuole che il fondatore sia Licio Idomeneo; ora la ritiene fondata dai Cretesi. La tradizione storica ci fa sapere che il primo abitato di Gallipoli, di origine messapica, si denominava Anxa o Anxur, cioè "villaggio che sorge in un luogo elevato dal mare". Altri sostengono che deve la sua origine agli abitanti di un'antica città siciliana, Gallipoli, i quali, in fuga dalla loro patria governata dal tiranno Dionigi, trovarono rifugio sulle coste salentine. Alcuni storici hanno ritenuto che la città originariamente sia stata Alezio, mentre lo scoglio su cui sorge sarebbe servito in un primo tempo come stazione di sosta per pescatori aletini?"
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2 - "L'origine di Gallipoli sembra derivare da una antichissima città di Sicilia, omonima. Si dice che gli abitanti della città siciliana, per sfuggire alle crudeltà del tiranno Dionigi, approdarono su queste coste e gettarono le fondamenta di una nuova città, rinnovando in tal modo il nome della loro città. Siamo intorno all'anno 350 a.c. Altri pensano che la città non fosse altro che un comodo approdo, con qualche casa sparsa, per i pescatori della vicina Alezio. In seguito, la distruzione di quest'ultima provocò l'esodo dei suoi abitanti verso la costa, causando la trasformazione della zona, da porto naturale in città fortificata ed inespugnabile. Fu, poi, Idomeneo a dare il nome di Calipoli, o Calopoli alla città (città bella). Pipino poi trasformò il nome Calopoli in Gallipoli, dal Gallo, suo stemma, avente il motto fideliter excubat, che simboleggia fortezza, vigilanza e fedeltà. La città fu costruita su uno scoglio a forma di padella...".
Ben altra invece la verità di una storia più volte ribadita (su questo foglio e altrove). Ecco la sintesi.
<< Per tacere del mitico Idomeneo, re di Creta e reduce da Troia (Omero-Virgilio), i primi abitanti stanziali furono storicamente i Messapi (1300 a.C.). Provenienti dai Balcani colonizzarono, tra altri centri dell'entroterra, Aletium, sede dinastica di un dominio che controllava, sul crinale della dorsale costiera, le alture in vista della baia, lungo la quale i nuovi arrivati s'insediarono per ragioni vitali ad esercitare marineria e pirateria sino all'estremità del promontorio Akrotèrion. Il primo toponimo di Gallipoli fu Anxa (la stretta), voce indoeuropea, attestata solo da Plinio il Vecchio (insieme a Callipolis), a giustificare con trasparenza il peculiare sito geografico strozzato all'istmo. Tale insediamento non poté non condividere per secoli la civiltà messapica con Alezio in una sorta di sinecismo politico-culturale-economico (pesca-commercio-agricoltura).
Divenne magnogreca (Kallìpolis, città bella) solo con Archita di Taranto, allorché l'arconte-filosofo nel 367 a.C. volle tracciare itinerari di penetrazione e di conquista all'interno della penisola salentina, e lungo le coste, a danno della confederazione messapica. Gallipoli fu così un agevole punto d'approdo, una stazione navale (epìneion) o base logistica economico-militare di Taranto nei traffici da e per l'Oriente greco. La notizia è riferita da Dionisio d'Alicarnasso, che tuttavia aggiunge un'altra ipotesi sull'origine della città, ossia il geniale stratagemma attuato dal làcone Leucippo, esule dalla Messenia, giunto via mare in epoca antecedente, seguito successivamente da altri profughi-coloni della sicula Naxos, scacciati dal tiranno di Siracusa Dionisio il Vecchio (338 a.C.). Gallipoli, con l'appoggio dei Greci di Taranto, fu una potente urbs graja (Pomponio Mela) a dominio delle coste ioniche nel basso Salento tra Ugento e Porto Cesàreo, ma, alleata di Taranto e di Annibale contro Roma, subì, come Alezio e altri centri salentini, specie dopo Canne, una severa e umiliante punizione, un'autentica decapitazione: confisca dell'ager publicus e deportazione di civili in regioni italiche spopolate.
La città, trascinata nella sventura dalla rovinosa fine di Taranto e ben presto risorta, fu elevata al rango di statio militaris nell'ambito della XII legio. Come municipium romano restò testa di ponte nel sinus tarentinus, punto focale nel controllo dei traffici mercantili, lungo le rotte per l'Oriente, soffrendo poi devastazioni dai Vandali (428) e, alla caduta di Roma, dai Goti di Totila (542). Sotto l'Impero Romano d'Oriente accettò di buon grado l'influenza dei Bizantini, che tagliarono l'esile istmo per ragioni militari, riedificarono e fortificarono l'abitato facendone un caposaldo strategico nel Mediterraneo sud-orientale. Gallipoli ignorò il dominio longobardo e, durante il regno carolingio, fu ampliata assumendo l'attuale toponimo volgarizzato e l'insegna civica del gallo coronato. Furono infine gli Aragonesi, che, potenziando il castello angioino e dotando la città di ulteriori privilegi amministrativi ed economici, aggiunsero la legenda "Fideliter excubat" a celebrare la fedeltà gallipolitana alla Corona in occasione dello sfortunato fatto d'arme contro Venezia (1484) >> .
Quanto alle infelici espressioni (testuggine, padella?), solo ora afferro le ragioni che inducono i nostri giovani, ed altri buontemponi, a scarrozzare a vuoto intorno all'isola abitata. Allorché non hanno da far nulla né sapendo che fare, consumano distratti il tempo migliore ad esercitare un nuovo sport: "il giro di padella"! E poi, senza mai addentrarsi nei meandri del borgo antico a "leggere e consultare" le testimonianze del passato, finiscono per ignorare la vera storia della città natale fin dalle lontane origini. Orfani d'informazioni serie, pur navigando via etere, smarriscono inevitabilmente tra le frottole i valori storici, estetici ed emozionali, ma restano ancorati a peregrine, astruse banalità, che mai si possono coniugare con la cultura!
Sarebbe dunque auspicabile che il Comune attivasse quanto prima sul suo sito ufficiale Web, in via d'allestimento all'interno dell'annunciato progetto di sistema multimediale, un'apposita pagina storica, per acclarare i dati contestati e dirimere definitivamente la ridda di stravaganti e controverse ipotesi, ristabilendo ordine e chiarezza in un tema così delicato, qual è l'origine della città.

Gino Schirosi