Le vie di Gallipoli: Via 33 Baroni

Molto spesso non conosciamo i nomi delle strade della nostra Città e la ragione dell'intitolazione ed il ruolo avuto da quei personaggi nella nostra storia-patria . Perciò abbiamo ritenuto opportuno ripercorrere le varie vicende che hanno dato origine a quelle scelte e le motivazioni che le hanno determinate.
Subito dopo l'Unità d'Italia (1860),cadute le servitù militari che impedivano di costruire se non ad una distanza dal Castello di 330 Tefe (m.250), le Amministrazioni Comunali di Gallipoli che via via si succedettero, attesa la necessità degli abitanti di costruire edifici abitativi e per soddisfare ,quindi,le richieste di suoli edificatori che ,allo scopo,provenivano dai cittadini,cominciarono a rilasciare concessioni di suoli con il privilegio dell'enfiteusi.
Fu così che il borgo,già denominato borgo Sofia in onore della Regina moglie di Francesco II,ultimo Re dei Borboni e che contava appena una diecina di costruzioni realizzate su concessioni del Re Ferdinando II,nel volgere di alcuni decenni si andò sempre più espandendo,così che il Sindaco dott.Bonaventura Garza,assunse la decisione,con una certa celerità,di affrontare il problema della titolazione da dare alle non poche vie, di fatto già esistenti,anche perché "ex census urgebat".Infatti fu ai primi di dicembre dell'anno 1889,cioè alla vigilia dell'ultimo censimento del secolo,che il Sindaco invitò sul palazzo di Città l'illustre concittadino Francesco Can.Decano D'Elia ,al quale comunicò il proposito di affidargli l'incarico.
E nel corso del primo incontro il Sindaco dopo avergli conferito l'incarico consegnò al Canonico D'Elia una lista di nomi di scrittori e patrioti concittadini e comprovinciali,vissuti e morti nel secolo che si andava chiudendo,nomi da tenere nella massima considerazione,lasciando al D'Elia piena libertà nella scelta di altri nomi.La predetta lista si apriva con:
Barba Emanuele, medico-scrittore e professore .Egli esercitò al servizio dei poveri,fu patriota mazziniano e per questo ebbe nel 1848,dalla Gran Corte criminale di Terra d'Otranto,la condanna a due anni di prigione.
Ravenna Bartolomeo, scrittore;
Genuino Bernardino , architetto;
Castromediano Sigismondo, scrittore e patriota risorgimentale;
Libertini Giuseppe , scrittore e patriota risorgimentale;
Pisanelli Giuseppe , giurista   

Il D'Elia uditi i nomi che gli venivano proposti,assicurò che gli stessi non solo non sarebbero stati trascurati,ma che si sarebbe tenuto conto dell'importanza di ciascuna via in relazione al nome che si dava.
Da parte sua il Canonico chiese al Sindaco se credesse fosse cosa giusta ricordare quei pochi modesti cittadini i quali furono i primi ad edificare ed abitare il borgo,"rimanendo per molti anni soli,staccati dal Consorzio della cittadinanza dalla quale venivano derisi e considerati matti", anziché coraggiosi.
Così propose al Sindaco un certo numero di nomi.Il Sindaco trovò giusta questa proposta e l'accolse,anche perché i cittadini che già popolavano il borgo avevano dato ai diversi punti in cui loro stessi si raggruppavano i nomi che il D'Elia proponeva e cioè:Chiaiese,Cimino,Cinque,D'Elia,De Vita, Franco, Stivens, Urso,ed altri ancora. Questa fu la genesi,cioè l'origine dei nomi dati alle vie del borgo.
E non appena al canonico D'Elia fu consegnata ,da parte del Comune,una pianta topografica e dopo aver trascritto i nomi sulla stessa cominciò il Suo lavoro,come Egli dice,dal "nome che sarà sembrato più strano: 33Baroni".

La nostra Città non accettò mai di buon grado la Signoria del francese Carlo I D'Angiò,anche perché intese rimanere,forse per debito di gratitudine,fedele alla Casa Sveva.
E questa sua ostinazione si tramutò in aperta ribellione al monarca quando questi usurpò il Regno delle due Sicilie. Così che alla venuta in Italia di Corradino,per tentare di riconquistare per la Casa Sveva il regno perduto,Gallipoli si unisce a quelle Città e a quei Baroni che intendevano osteggiare l'ambizioso e feroce Carlo.Intanto l'angioino,sconfitto a Tagliacozzo Corradino e fattolo decapitare sulla piazza del Mercato di Napoli,dà inizio ad una serie di stragi su tutto il territorio,proprio per vendicarsi di quelle Città e di quei Baroni che si erano schierati con gli Svevi.
E man mano che venivano meno le loro postazioni,i Baroni si ritiravano chiedendo asilo alla nostra Città,che per essere stata da sempre ospitale non poteva che accoglierli e proteggerli.
Il monarca avuta notizia di questo fatto ordina che tutti i Baroni " traditori" accolti nel Castello di Gallipoli fossero presi e impiccati.
La nostra Città fu così messa a ferro e a fuoco e i Baroni,in numero di 33, caddero nelle mani del giustiziere e furono impiccati.Un fatto storico di tale portata,a giudizio del D'Elia,che testimonia la fedeltà dei nostri Avi agli Svevi e lo spiccato senso di ospitalità nell'accogliere i Baroni in un tempo in cui le altre Città come Brindisi consegnarono al Monarca gli altri Baroni non poteva che essere conosciuto da tutti e tramandato ai posteri attraverso la titolazione di una via urbana.

Luigi Parisi