Il "Galateo" ...gallipolino - Ancora su Gallipoli e sul Galateo

Uno degli aspetti più vistosi dell'articolarsi della cultura tra il secolo XV e XVI è l'atteggiarsi degli studi,sullo sfondo della metodologia e dell'ideologia dell'Umanesimo, verso tutti i campi del sapere, dal diritto alla medicina, dalla geografia alla botanica, dalla matematica all'astronomia.
Nella storia di questo enciclopedismo culturale ( o meglio umanistico), ha meritato un posto di prim'ordine uno dei più notevoli rappresentanti della cultura meridionale della Rinascenza, Antonio de Ferraris detto il Galateo, galatonese di nascita ma gallipolino di adozione.
Nella personalità del Galateo vanno ricercati i caratteri fondamentali della sua biografia culturale: entusiasmo e desiderio d'inserimento nella cultura napoletana, fervido calore nel culto delle amicizie e nell'allargamento degli orizzonti culturali ed intellettuali, serio impegno per una progressiva ascesa professionale, un vero e proprio culto per tutti gli aspetti della civiltà greca.
A noi interessa, in questa sede, far risaltare gli aspetti e le conoscenze geografiche e corografiche all'interno dell'opera dell'Autore.
Egli fu autore di scritti geografici che , se pure abbiano scarso valore scientifico,offrono notevoli testimonianze di quell'incontro tra humanitas e scienza , che è caratteristico della cultura del Galateo.
Opere come il DE SITU ELEMENTORUM, il DE MARI ET AQUIS, il DE SITU TERRAE, vanno lette sullo sfondo di quegli studi di cosmografia che, ispirati da un vivo interesse per i problemi geografici ed etnografici proprio degli umanisti, prepararono e accompagnarono le scoperte geografiche di quel tempo.
Ma è soprattutto l'attenzione alla propria terra, al vero e proprio culto per essa, che colpisce nella vastissima produzione del Galateo e , in particolare , nel DE SITU IAPYGIAE.
In questo capolavoro corografico , Gallipoli occupa un posto centrale e così i Gallipolitani , più ancora di Galatone che fu sua patria: le citazioni riguardanti Gallipoli , all'interno del trattato, sono ben quattordici e quelle che ricordano i Gallipolitani due , laddove quelli di Galatone sono semplicemente nove e una sola riguarda i Galatonesi.
Il Galateo, descrivendo il percorso di chi naviga da Taranto in direzione di Euro,nomina solo la località di San Pietro in Bevagna, presso Manduria , dove nel 44 d. C. sembra che sbarcasse l'Apostolo , " venendo per la prima volta in Italia dall'Oriente".Egli sottolinea come "proseguendo sotto costa lungo il golfo di Taranto, non si trova sino a Gallipoli alcuna Città degna di menzione".

Dunque dopo Taranto solo Gallipoli,fra tante, è la località degna di essere nominata e più avanti Gallipoli è la città greca che Plinio pone sulla costa "dei Senoni".
Di questa ubicazione Galateo si meraviglia anche perché non trova conferma e riscontro all'indicazione del naturalista latino presso nessun altro autore dell'antichità e finisce per concludere che debba trattarsi di una svista dell'antico autore,in considerazione del fatto che mai i Senoni si erano insediati nella penisola salentina o, in genere,in Puglia. Galateo esalta l'eroismo dei Gallipolitani che si opposero tenacemente all'invasione,alla quale pure dovettero soccombere,ma insiste nel dire che essi non possono essere definiti vinti,ma piuttosto" travolti dal gran numero dei nemici".
Descrivendo Gallipoli,non manca pure di segnalare che a cinque miglia, c'è un promontorio non diverso da quello in cui sorge la Città, che gli abitanti chiamano l'ACROTERIO e più comunemente " capo". E come non parlare della fedeltà dei Gallipolitani al re Alfonso d'Aragona una volta che fu scacciato da Giovanni dal suo feudo. Il Galateo colloca Gallipoli nel golfo di Taranto e questo si spiega forse per l'importanza maggiore che la città di Taranto e il suo sito aveva in quel tempo.
Dalle citazioni che abbiamo riportato, risulta chiaro che gli interessi scientifici del Nostro sono sempre legati a fondamentali interessi morali e di forte attaccamento alla terra natale.Non mancano nel contesto le critiche e la serrata polemica contro il clero del rempo,affatto lontano da ogni attenzione verso " il natio loco".
In particolare egli polemizza con i frati di cui denuncia l'ipocrisia,l'incoraggiamento alla superstizione, il fasto e la cupidigia , l'ostentazione di cultura attraverso una dialettica sofistica e tendenziosa e , più in particolare, l'attività guerrafondaia.
Il culto per la terra natale, per Gallipoli,plaga di serenità e di equilibrio, fa in definitiva di Galateo uno dei più convinti assertori della necessità della pace. Nei suoi discorsi politici , che sono lungi dal tradursi in astratto convenzionalismo, il suo pensiero si illumina e si riscalda non solo per l'amore incondizionato per la patria , ma come ricerca della pace nell'alveo materno della propria Città di adozione , in consonanza con quella vasta concezione di HUMANITAS che dà respiro a tutta l'opera e all'azione del Nostro.

Vittorio Basile