Pizzo-Li Foggi, un gioiello da salvare

La Natura

Dall'estrema punta meridionale della Baia di Gallipoli fino a torre S.Giovanni, bagnata da un mare azzurro e trasparente, si estende una vasta area, che nonostante interventi antropici di vario genere, conserva ancora insospettabili tratti di naturalità e di grande valore paesaggistico.
Per chi percorre la litoranea è un continuo susseguirsi di ambienti diversissimi tra loro e ognuno caratterizzato da elementi interessanti dal punto di vista scientifico e conservazionistico. Partendo dalla Baia Verde, si incontra un relitto di dune costiere con macchie di ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa), chiamato così per le sue grosse bacche (coccole), e un'enorme varietà di specie "di sabbia", ormai rare nel Salento come il candido e profumatissimo Giglio di mare.
Superate le bassure umide con giunchi e le distese bianco-argentate di Imperata cylindrica, importanti formazioni di vegetazione mediterranea si susseguono in un'esplosione di profumi ed essenze aromatiche: pratelli effimeri con vegetazione a Tuberaria guttata (fior- gallinaccio comune), pseudosteppe retrodunali, distese sabbiose letteralmente tappezzate da Piantaggine biancastra (Plantago albicans) e con bellissime fioriture di Silene, che rappresentano una fase del consolidamento delle sabbie litoranee, preparando il suolo alla colonizzazione di specie della gariga.
E infatti cominciano a comparire le Garighe a Cistus monspeliensis e Cistus salvifolius, molto diffuse nella zona, specialmente in aree percorse spesso dal fuoco; garighe ad Anthyllis hermanniae, pianta un tempo usata dai gallipolini per fabbricare le scope, garighe a rosmarino e a timo, garighe di Erica pugliese (Erica manipuliflora): i piccoli frammenti sparsi nella zona del Pizzo, pressochè puntiformi si presentano molto più minacciati che nelle altre località del Salento.
Finalmente, nelle aree più elevate e nell'estrema punta con la torre del Pizzo, si incontra la vera e propria macchia con predominanza di ginestra (Calicotome infesta), lentisco, mirto, rosmarino e molte altre specie sempreverdi come Phillyrea latifolia (fillirea) e Rhamnus alaternus (alaterno). Finanche nelle aree che appaiono più povere di elementi naturali, con roccia affiorante ed elevata presenza di graminacee, si incontrano specie estremamente rare come lo Zafferano di Thomas (Crocus thomasii) e l'Iris pseudopumila.
E immerse in questi ambienti, come dei gioielli preziosi, un numero incredibile di specie di Orchidee come Anacamptis pyramidalis, Ophrys lutea, Ophrys holoserica subsp. apulica, Serapias parviflora, Serapias lingua, Orchis coriophora subsp. fragrans, Orchis morio, Orchis papilionacea , Ophrys sphegodes. subsp. garganica, alcune molto rare.
In questi ambienti si aggira furtivamente ancora l'ormai raro Tasso, il Riccio europeo, insettivoro notturno che si nutre di insetti, vermi e lombrichi, il bellissimo Colubro leopardino (Elaphe situla), dalle appariscenti macchie rosso corallo, il Ramarro e il rarissimo geco di Kotschyi (Cyrtopodion kotschyi), specie di probabile origine mediorientale.
Non è difficile osservare "lo spirito santo" del Gheppio, l'Upupa e i colori sgargianti del Gruccione e della Ghiandaia marina. Non manca un'area umida, ridotta ormai a un ridottissimo lembo per ripetuti interventi urbanistici e di bonifica, ma ancora estremamente interessante: la palude "Li Foggi".
E' una zona a carattere stagionale che si prosciuga in estate e al suo interno sono presenti specie di elevato interesse conservazionistico come Ipomoea sagittata e Orchis palustris. Lungo gli argini del Fosso dei Samari e tutt'intorno le zone paludose imponente la presenza di libellule, di rospi e forse dal tritone.
I rettili sono presenti con la biscia dal collare (Natrix natrix), un tempo era presente la tartaruga palustre (Emys orbicularis), oggi estremamente rara.
Lungo i fossi il velocissimo Martin pescatore e in alto, planante sul canneto il Falco di palude. All'inizio della primavera è possibile ancora vedere moltissimi acquatici migratori come aironi, garzette, mignattai e un notevole numero di limicoli (negli anni passati è riuscita a nidificare una coppia di cavalieri d'Italia), ma se non ci si affretta a fermare il degrado dell'area, questi bellissimi ed eleganti uccelli, ci "abbandoneranno" definitivamente, rendendo il nostro territorio più triste e monotono.
Ma il fiore all'occhiello di tutta l'area è un'isoletta assolata, l'isola di S. Andrea, all'apparenza brulla e desertica, ma che ospita uno degli habitat prioritari più importanti per la Comunità Europea. Infatti nelle sue aree salate e acquitrinose sono particolarmente abbondanti le steppe salate mediterranee o salicornieti con Arthrocnemum perenne e le scogliere con Limonio endemico salentino Limonium japigicum.
Per chi è interessato agli aspetti marini, si consiglia l'immersione per osservare la scogliera sommersa con pesci variopinti, il Coralligeno e soprattutto la prateria di Posidonia oceanica di 12 Kmq, una delle più importanti del Mediterraneo.
Ma la presenza più notevole, che ne fa un sito da tutelare con urgenza, è la presenza di una colonia nidificante intorno alla laguna, sulla fascia costiera di tramontana, del raro Gabbiano corso (Larus audouinii), endemico del Mediterraneo.
In tanta varietà, non meraviglia che siano stati censiti ben cinque diversi habitat di importanza europea e tutta l'area necessita di una tutela immediata, per consegnare alle generazioni future inalterato un patrimonio unico, che una volta perduto può essere solo rimpianto.

Luciano Scarpina  
 

La Polemica
In questo breve specchietto cercheremo di chiarire tutti i malintesi, i fraintendimenti, le false interpretazioni e le mistificazioni che sono nati già da parecchio tempo e si sono accumulati nel tempo, e soprattutto negli ultimi giorni, sul Parco Naturale di Punta Pizzo, a volte per ignoranza, ma quasi sempre intenzionalmente e delittuosamente, proprio per gli enormi interessi di tipo economico, sociale e politico legati alla gestione di quest'area.

Che cos'E' un Parco Naturale
Le finalità primarie di un'area protetta sono la conservazione degli habitat naturali, con la loro fauna e flora, e delle loro dinamiche ecologiche. E' necessario che essa contenga quindi il maggior numero possibile di habitat (SIC e non), di superficie congrua, preveda aree di ripristino ambientale che ne aumentino la naturalità e soprattutto una corretta gestione che preveda fasce di rispetto e corridoi ecologici che lo connettano con altre aree e che ne assicurino gli scambi.
Non si può pensare che una volta protetta un'area, fuori di essa si possa fare impunemente tutto quello che si vuole. Migliaia di metri cubi di costruzioni che lo circondano come in una morsa lo soffocano e ne determinano l'ineluttabile fine nonostante la tutela.

Un'area protetta viene istituita secondo una procedura regolamentata dalla Legge dello Stato 394/92 e dalla Legge regionale 19/97 e con una vera e propria legge istitutiva che prevede tutte le norme di tutela , di gestione e gli organi e gli enti che tale gestione devono controllare e guidare.
Uno dei primi passi della procedura è proprio una delibera di Consiglio Comunale che definisca una perimetrazione di massima e che decida di destinare l'area di interesse a Parco Naturale, che comunicata alla Regione Puglia permetta a quest'ultima di avviare tutte le procedure per una vera e propria legge di istituzione.
Le attività economiche legate al parco non devono entrare i contrasto con tali finalità e devono essere rispettose delle sue peculiarità e delle sue vere potenzialità naturali, culturali e produttive.

Che cosa NON E' un Parco Naturale
Il parco può rappresentare l'occasione di una crescita economica, ma non può mai rappresentare il giardino di abbellimento di qualsivoglia villaggio turistico o complesso alberghiero, a disposizione di quattro snob, che lo vorrebbero anche modificato con essenze vegetali di loro gradimento e con strutture per il tempo libero (il famigerato termine attrezzato, che qualcuno ha inventato e che non esiste nella Legge sulle Aree protette) che allietino le loro noiose giornate.

Un'area protetta non è un semplice vincolo urbanistico nel "Piano regolatore". Un fantomatico Parco Naturale Attrezzato proposto all'interno dello strumento PRG che prevede nelle aree immediatamente limitrofe migliaia di metri cubi di cemento, è semplicemente un'abbietta e criminosa mistificazione.
Un parco naturale può essere anche di un miliardo di ettari, ma se il suo riconoscimento e la sua gestione non vengono sanciti da una legge istitutiva, esso corrisponderà alla tutela effettiva di 0 ettari.
Chi, giocando sugli equivoci, continua a ripetere fino alla noia che il Parco Attrezzato previsto nel PRG di 800 ettari (che in realtà solo 350 di aree effettivamente di grande valore naturalistico, come risulta dalle planimetrie del PRG) ) è più grande di quello "avvallato" dalla Legambiente, che è invece solo di 680 ettari, non ha capito niente o è, cosa molto più probabile, in mala fede.
Ma su questa strada può solo convincere gli sprovveduti e i mal informati, gli stupidi e gli speculatori. La verità VERA è che il parco di 680 ettari è la PRIMA VERA proposta di Parco Naturale, tutto il resto sono chiacchiere.
Nessuno aveva mai proposto nell'area del Pizzo-Li Foggi un vero Parco. Qualcuno aveva semplicemente e truffaldinamente destinato i bellissimi habitat del Pizzo a giardino privato degli speculatori di turno.
Anche se la perimetrazione presenta apparentemente delle incongruenze (si è preferito includere aree umide e pseudosteppe, essenziali nella dinamica dell'area, ma attualmente prive di alcun vincolo ed anzi con progetti distruttivi inseriti nel PRG, ed escludere invece aree in ogni caso vincolate e quindi effettivamente già "al sicuro"), la delibera del Comune di Gallipoli mette finalmente un punto fermo e certo sulla via dell'Istituzione di un'Area protetta.
LEGAMBIENTE di Gallipoli, autenticamente ambientalista, pensa di aver fatto la scelta giusta e la più responsabile e, ignorando le accuse false e ingiuriose, continuerà sempre a battersi per la tutela dell'Ambiente, contro i mistificatori e gli speculatori di ogni colore politico.

Luciano Scarpina e Maurizio Manna