Partiti e sistemi elettorali

Il precedente numero del notiziario ANXA news, pubblicato nello scorso luglio, riportava un articolo a firma dell'ing. Giovanni De Marini, influente Consigliare Comunale della nostra città e Consigliere nazionale dell' U.D.C., avente come titolo: "La politica estiva a Roma e a Gallipoli".
II lavoro vuole essere, a nostro giudizio, uno spaccato tra i due sistemi elettorali: il proporzionale e il maggioritario (75%), attualmente in vigore e per il quale, Egli, manifesta la sua propensione.
Quello che manca, però, nel contesto dell'articolo, è una analisi, anche sommaria. a sostegno della posizione assunta, una riflessione su quanto accade nel nostro Paese da quando è in vigore il sistema elettorale maggioritario.
Ma la scelta fatta dall'altro, è sempre meritevole di rispetto. Cerchiamo, ora, noi di dire la nostra opinione.
Tutti, spero, ricordiamo che la riforma dell'agosto del 1993, che segnò il passaggio dal proporzionale al maggioritario, fu accolta non solo dagli addetti ai lavori, ma anche da una larghissima parte, perché no, della gente comune, come strumento di rivoluzione politico-elettorale che avrebbe, e certamente, si diceva allora, liberato l'Italia da quel malefico e devastante intruglio di corruzione e politica ,dalla costante e rischiosa instabilità del quadro politico in cui il Paese si era cacciato e che avrebbe, inoltre, con il nuovo sistema elettorale, avvicinato l'eletto al territorio, cioè all'elettore e semplificato il quadro politico, rendendo così possibile l'alternanza tra due schieramenti.
Ebbene, oggi, senza tema di smentita e a distanza di dieci anni dalla entrata in vigore della legge elettorale maggioritaria, quasi tutti i politici e la gente comune, certamente"non toccati dalla calura agostana", vanno affermando che queste certezze sono state vanificate.
Infatti, le cronache giornalistiche di ogni giorno ci informano cha la corruzione non ha affatto abbassato la testa, che anzi risulta essere aumentata, cosi che tangentopoli è più. viva che mai ed. aggredisce, a qualsiasi livello di Istituzione territoriale, i settori amministrativi di sempre.
Inoltre non è assolutamente vero che il collegio uninominale ha avvicinato l'eletto al territorio; anzi è vero il contrario; come non si può affermare che il quadro politico ne sia uscito semplificato, data la pletora di Partiti, oggi, presenti sul territorio nazionale.
Dunque non era la mancanza di alternativa la causa della corruzione e neanche il sistema elettorale allora vigente, come, di certo, non era la presenza attiva dei Partiti (e non invasiva, come Tu osi dire, nella vita delle Istituzioni) che, anzi, spesso, erano considerati la foglia di fico che copriva l'arricchimento personale di qualcuno, sotto la voce del finanziamento della politica.
E' vero che la presenza dei Partiti, vigente il sistema elettorale proporzionale, a volte, portava a delle estenuanti riunioni dei Direttivi e non solo, ma è vero anche che si usciva quasi sempre con soluzioni condivise dai Partiti contraenti.
E nessuno veniva o si sentiva emarginato.   

Forse l'amico De Marini ha maturato la Sua convinzione, partendo dal Suo vissuto politico.
Ma non si può avere la pretesa di giudicare un sistema politico-elettorale sulla base di una esperienza personale, vissuta in una sezione di partito periferica, anche se è antropologicamente vero che ciascuno porta nello zaino la propria storia e la propria esperienza politica, che sono. le nostre pur sempre limitate.
Ma oggi si rivuole il Partito,Tu dici; la supremazia del Partito, il cui Segretario, Tu aggiungi, in passato, ha sempre contato più di un Presidente del Consiglio o di un Sindaco. Il che non è stato sempre vero.
Ma non si può nemmeno ridurre il Partito a forma indistinta, quasi evanescente, privo di qualsiasi funzione. Quello che invece, occorre fare è, appunto, restituire Partito la sua funzione di guida,in modo che possa esplicare pienamente e liberamente le sue capacità di incarnare un'idea del Paese.una interpretazione del bene comune ed elabori .sulla base dei suoi valori e dei suoi ideali le strategie e le piattaforme programmatiche possibili.
Fuori di esso c'è solo il decisionista, Sindaco o Consiglieri di maggioranza che sia,il quale controlla, compra e vende tutto, senza nulla garantire alla collettività, gestendo l'Ente Locale a piacimento, come fosse un proprio feudo e sconvolgendola, a colpi di maggioranza, le più elementari regole istituzionali.
Diceva uno dei massimi pensatori politici del '900, RAYMOND ARON: LA Democrazia liberale è definita dalla "funzione permanente della rappresentanza partitica". Questo vuol dire che la Democrazia cresce e si sviluppa con il coinvolgimento, la partecipazione e il dialogo.
E questo può avvenire solo con la presenza attiva del Partito e, quindi, nel Partito. Abbiamo voluto più poteri ai Sindaci, nuovi statuti per le autonomie ,ma non sono certamente le leggi,le Istituzioni a fare buoni governanti, è vero, invece, il contrario.
Le leggi possono essere tutte buone, ma quando l'eletto non possiede i requisiti essenziali per svolgere la funzione a lui affidata dal corpo elettorale e la Sua dedizione non è disinteressata, non c'è legge che valga.
Nei primi decenni del '900, meridionalisti come Giustino Fortunato, Tommaso Fiore, Guido Dorso, Saraceno ed altri sostenevano che per fare il Mezzogiorno occorresse l'impegno di cento uomini di ferro.
E per uomo di ferro questi illustri nostri corregionali intendevano l'uomo incorruttibile.
Altrimenti si che si fanno avanti quelli che Tu hai definito, nel Tuo scritto, come TWISTERS, cioè imbroglioni.

Luigi Parisi