Gallipoli in un'edizione genovese del '600

Questa volta siamo grati a Mario Congedo per aver rimesso in circolazione un libro prezioso ed importante.
Dalla sua ricca collezione di stampe antiche, libri e manoscritti, egli ha tratto questo Specchio del mare che si presenta come una rarità bibliografica e che è stato scelto per inaugurare la fastosa "Collana di studi sulla civiltà mediterranea" battezzata "Pontos" dal suo direttore Gino Pisanò.
Dal prolisso frontespizio traiamo innanzitutto gli elementi caratterizzanti dell'edizione: Prima parte dello Specchio del mare nel quale si descrivono tutti li porti, spiaggie, baye, isole, scogli e seccagni del Mediterraneo…dato in luce dal Capitan Francesco Maria Levanto.
All'iIllustrissimo Signor Gio.Battista Della Rovere dell'Illustrissimo Sig.Clemente. In Genova, per Gerolamo Marino e Benedetto Celle,1664,pp.152. Qualche altra informazione viene dalla dedica "Al lettore" dove si legge che l'autore è forte di una "prattica di passa 20 anni di navigatione" che intende ora mettere a disposizione degli altri attraverso il gemito dei "torchi con le stampe".
L'opera è rara come è dimostrato dal fatto che se ne conoscono solo due altre copie (una presso la Biblioteca Nazionale di Roma, ed altra presso la Marciana di Venezia) oltre quella posseduta dall'editore Congedo ed è importante.
Si tratta di un capolavoro tipografico per l'abbondanza delle xilografie e delle incisioni in rame in grande formato: è il momento in cui la stampa scopre la grande utilità dell'illustrazione per rendere completo il libro ed in particolare se ne giovano le discipline scientifiche (si pensi alla medicina) ma anche la geografia e la scienza della navigazione.
Qui è necessario, come tutti ben comprendono (anche chi non conosce il mare) vedere la terraferma per orientarsi nell'approdo e poter disporre di una dettagliata descrizione del porto per ancorare al sicuro l'imbarcazione.
L'esperienza del Levanto è preziosa ed egli non esita a fornire la maggior quantità di dati possibile per semplificare il compito ai naviganti.
La perla è la descrizione di Gallipoli, che rientra nella "Sesta Dimostratione", in particolare nel tragitto dalla Calabria al Salento (pag.87-88):"Dal Capo delle Colonne al Capo Santa Maria è la corsa per Grecale poco più a Tramontana 18 leghe, e 6 leghe in circa a Ponente del Capo S.Maria, al di dentro verso il Golfo di Taranto giace la città di Gallipoli sopra di un'isola, dalla quale si passa in terra ferma per mezzo di un ponte.
Quivi giacciono alcune isolette al di fuori. A Ponente di questa città giace una buona posta per sorgere, la dove si è difesi da'venti Libeccio, Scirocco e Grecale. Volendo essere avanti di Gallipoli per dar fondo, tenete la vostra corsa fuori dell'isole, e posate avanti la città in 10 o 12 passa, di sorte che l'isola più forana, sopra della quale è la Torre da fuoco, sia da voi per Libeccio, e 4 di Libeccio al Ponente; all'hora voi poserete sotto il cannone, né si può sorgere più vicino alla città, poi che longe una cannonata da essa giace una secca sott'acqua. Si può anche passare fra le due isole esteriori, mentre vogliate esser più dentro dell'ordinario; ma la vera posta è all'isolotto di fuora, che a quello da terra il mare con le traversie (che sono Maestrale e Tramontana) vi corre all'intorno e fa cose grandi".
Precisato che "sorgere" vale approdare, osservato che è l'attuale isola di S.Andrea quella "più forana" che ospitava la "torre da fuoco" cioè il faro, la guida risulta molto precisa come sa bene chi almeno una volta sia giunto a Gallipoli dal mare.
Estremamente minuzioso è poi il dissegno del Sorgitore avanti la città di Gallipoli nel Golfo di Taranto che ci mostra quindi una Gallipoli inedita degli anni intorno al 1660.   

Ma l'interesse del volume è confermato dal nome del tipografo genovese che compare in calce e che in società con Gerolamo Marino ne portò a termine la stampa: si tratta di quel Benedetto Celle, il cui cognome rinvia immediatamente al domenicano galatinese Alessandro Tommaso Arcudi (1655-1718) che lo usa come editore delle sue opere (la Galatina letterata del 1709 e le Due Galatine difese del 1715 mostrano di essere state impresse in Genova da Giovan Battista Celle).
Ora questo Specchio del mare segnerebbe proprio l'avvio della carriera editoriale di Benedetto Celle, che oltre alle opere di Spinola (1667) e Lengueglia (1670), già da me segnalate nel Catalogo delle Seicentine napoletane della Biblioteca Provinciale di Lecce (Lecce, Conte, 1990) ne comprende altre, ma non si spinge comunque oltre il 1671.
Il nome di Giovanni Battista, meno frequente, è documentato dal 1690 al 1699 e poi solo ed esclusivamente dai due libretti polemici dell'Arcudi. In questa sede non posso risolvere l'enigma circa la falsità del luogo di stampa (ne ho scritto anche nel Catalogo della mostra leccese sul Barocco del 1995) ma la raccolta delle testimonianze indiziarie continua, come è dimostrato da questa eccezionale ristampa anastatica.
Un'ultima curiosità è rappresentata dalla seconda edizione dello Specchio del mare allestita a Venezia nel 1698 sotto la regia del "Padre Maestro Coronelli" uno dei più grandi geografi e cartografi del suo tempo "Cosmografo della Serenissima Republica di Venetia".
L'opera è dedicata a "Don Pietro Manuel Colon de Portugal della Cueva Enriquez, Grande Almirante e Adelantado Maggiore delle Indie, duca di Veragua" etc.etc. Si tratta nientedimeno che del discendente diretto di Cristoforo Colombo e di suo figlio Diego, cui spettavano quei titoli e quelle onorificenze, in particolare il predicato di Veragua, molto amato dal grande navigatore.
Come dire insomma che "il famoso capitano Francesco Maria Levanto" si legava con questa dedica al solo che meritava i suoi omaggi: l'incarnazione vivente dello scopritore dell'America.
Non è cosa da poco, e non è certo trascurabile l'incidenza di questo libro nel panorama editoriale di fine '600. Anche la "fidelissima urbs", indirettamente, diventa protagonista di una tradizione bibliografica marinara che non l'ha mai vista indifferente, grazie al nome di Levanto e di due editori, accomunati dalla passione per la stampa intesa come opera d'arte: Benedetto Celle di Genova e Mario Congedo di Galatina.
Una nuova veduta ed una narrazione sconosciuta all'interno di un libro di grande valore scientifico: per Gallipoli un inatteso momento di celebrità legato alla storia della stampa antica e moderna.

Alessandro Laporta