La politica estiva a Roma e Gallipoli

Che in tempi di estate le menti si surriscaldano e le parole in libera uscita si moltiplicano è cosa ben nota, di cui abbiamo avuto in passato anche molti esempi. E' tuttavia interessante notare come l'intensità del fenomeno sia direttamente proporzionale all'aumentare della temperatura, fenomeno che in questi ultimi anni preoccupa non poco gli studiosi dell'ambiente.
Si sa che la temperatura media del mare nostro, nel mese di giugno, era nel 1983 di 23 gradi centigradi e oggi, nel 2003 è salita a 28 gradi centigradi. Ciò ci rende simili ai tropici, ove avvengono i fenomeni dei cicloni, delle trombe d'aria e dei twisters.
Sappiamo tutti quanti molto bene che Berlusconi non è certo l'esempio dell'uomo politico classico, non è certo un Andreotti, tanto per intenderci; sappiamo pure che questa sua caratteristica ha contribuito non poco alle sue fortune politiche, concentrando su di lui un consenso inaspettato ed anomalo.
Tale anomalia non è tollerata dai suoi denigratori, non tanto per il merito delle azioni che compie, belle, brutte che siano, in passato ne abbiamo viste di molto peggio, quanto perché una anomalia è difficile da combattersi, perché non offre punti di riferimento precisi.
So che altri come me pensano che opporsi al leader italiano con i soliti argomenti del conflitto di interessi, della lotta con la magistratura, e via di questo passo, è non solo stucchevole, ma improduttivo, arido e rivelatore della mancanza di una vera politica alternativa a quella dell'attuale governo che guida il Paese. E la ragione sta nel fatto che non vi è rimedio ai presunti mali che da sinistra si insiste a vedere nella figura del Presidente del Consiglio.
Obbligarlo a vendere le sue proprietà non si può per legge. Vietargli di guidare il governo è anticostituzionale. Impedirgli di esercitare le sue funzioni, attraverso le pressioni della magistratura,continuamente affaccendata a stargli sul collo, è poco comprensibile dalla gente comune, che vede un accanimento giudiziario, una persecuzione, è dannoso per l'immagine della Nazione all'estero.
Non vi è, infatti, chi non veda che in un mondo in cui la globalizzazione economica porta ad una lotta gomito a gomito tra le grandi potenze economiche, che sul mercato si dividono fette del potere con tutti i mezzi, una magistratura milanese, che possiamo raffigurarci con la faccia arrabbiata della Boccassini, non abbia altri avvisi di reato se non le azioni illecite del signor Berlusconi, un imprenditore come tanti altri, che però ha un difetto: fa politica, minaccia di separare le carriere dei pubblici ministeri e dei giudici, è Capo del Governo, di questo Governo democraticamente eletto dal popolo: insomma è uno in vista, un ottimo veicolo per finire sui giornali e aumentare la propria visibilità.
D'altro canto, il nostro personaggio non è certo un tipo delicato, sa di doversi difendere e lo fa con tutte le armi che la legge e la democrazia gli mette a disposizione. Il discorso del "fine che giustifica i mezzi" è ormai adottato da tutte le parti. Quel Martin Schulz del Parlamento Europeo, socialdemocratico, ha immaginato di dare un aiuto ai suoi colleghi italiani nel denigrare Berlusconi, nientedimeno che il Presidente di turno Ue, entrando con pesantezza in argomenti alieni al consesso, tutti interni alla guerriglia nostrana, dando ragione a Di Pietro (ma chi è costui?) sul pericolo del conflitto di interessi, soffermandosi sul problema della giustizia, su quello della immunità (di cui l'esponente guarda caso si munisce a pieni voti nel Parlamento Europeo ) , ritenendolo disdicevole, abbandonandosi a facili demagogie sulle esternazioni idiote di Bossi.
Insomma, ha offeso, anche con un certo cipiglio, da tedescoffen, il nostro Berlusconi, il quale, con il suo classico sorriso durbans, gli ha controbattuto con una frase irripetibile e certamente inopportuna, ma che può far stupire solo chi non conosce il soggetto.

Tutto ciò ci fa capire che i tempi che ci attendono non saranno facili nel semestre, perché le lotte intestine sembrano trasferirsi a livello europeo. E', infatti, chiara la posizione di Hans Gert Poettering, leader del maggior partito europeo, il Partito Popolare, in favore di Berlusconi, con buona pace di Rutelli e Castagnetti.
Ma il teatrino della politica si dipana anche nella nostra Gallipoli, con un altro twister. I rapporti tra la maggioranza che governa la città e la minoranza sembrano surriscaldarsi per effetto della temperatura elevata, con produzione di temporali estivi. Sicchè, mentre la maggioranza continua il suo cammino nell'attuazione del programma elettorale, riscuotendo consensi anche tra le file dell'opposizione su argomenti importanti, quali il porto turistico, peccando in ciò di poca comunicazione con la gente, la minoranza si attarda sulla stampa locale a evocare chissà quali sconvolgimenti, chissà quali crisi, cercando di cavalcare tutte le asprezze che si verificano, con vaniloqui che non hanno né obbiettivi, né fini collaborativi e, tanto meno, alcuna possibilità di ribaltare la situazione in loro favore.
A nulla è valso il mio avvertimento, da modesto Capogruppo dell'allora CDU oggi UDC, che il programma sarebbe stato attuato dall'Amministrazione nell'arco dei cinque anni a disposizione e che sarebbe stato inutile chiedere un bilancio dopo il primo o il secondo anno. Quanto detto può sembrare ovvio, ma non lo è. La nostra città è abituata a cambi di guardia annuali, biennali. Quando i governanti osano durare di più, si grida alla dittatura, alla presa del potere.
Oggi, con l'attenuazione della presenza dei Partiti nella vita istituzionale, si grida alla antidemocraticità, se ne fa addirittura una "questione morale", raggiungendo il parossismo dell'ignoranza del significato dei termini.
Il cittadino, non quello comune che si interessa poco di politica locale, ma quello appartenente alla schiera dei più interessati, degli affezionati alla vita del Palazzo, che prima aveva modo di dire la sua nelle lunghe ed estenuanti riunioni di Direttivi locali, oggi si sente emarginato, non considerato.
Si è quasi al paradosso: per anni si è concionato contro la politica invasiva dei partiti nella vita delle Istituzioni. Un rappresentante del popolo, eletto democraticamente, per anni si è visto annullare, nella sua azione, da deliberati partitici che arrivavano a stravolgere le manovre, quando a non provocare veri e propri abusi, che tutti noi abbiamo riconosciuto come tali. Un segretario di partito contava di più di un Presidente del Consiglio, o di un Sindaco.
Abbiamo tutti deprecato questa pratica da lobby, guardando al nuovo. Ma oggi si rivuole il partito, "la supremazia del partito", ma vi è il sospetto che si voglia ripristinare le antiche pratiche negative più che le capacità positive e le funzioni benefiche alla base dei partiti politici. I partiti come trampolini per ottenere posti di lavoro, come mezzi per orientare le decisioni di governo su visioni di parte.
I partiti come lotte intestine per prevalere gli uni sugli altri. Purtroppo il sistema maggioritario ha spazzato via tutto questo: ma abituarvisi è quanto mai grave! Suvvia! Come al solito, passata la calura estiva, le menti torneranno a funzionare meglio.
Un appello per coloro che riescono a mantenere la testa a temperatura accettabile: invece di arrampicarsi su specchi umidi quanto scivolosi, diamo un aiuto a questo Sindaco, che ho la sensazione, vista la tabella di marcia di mia conoscenza, alla fine del mandato riuscirà a completare il programma, anche se con difetto di visibilità, difetto legato al carattere.
Io ed i miei amici, nelle Istituzioni, ci impegneremo in futuro a colmare questo difetto, lavorando alla creazione di un buon canale di comunicazione tra il Palazzo e la gente senza pregiudizi.

Giovanni De Marini
Consigliere Nazionale UDC