Appunti di socio-religiosità gallipolina

Tra le varie "stranezze" (originalità?) che ciascuno di noi può avere (può anche non averle!), una che mi riguarda personalmente è, che ritengo di conoscere bene un paese o una città, quando ne conosco bene le chiese, sì, proprio le chiese!
E come fa a non conoscere bene, ma proprio bene, le chiese di Gallipoli uno che, seppure non ci abiti, vi vive e vi lavora stabilmente e ininterrottamente per buona parte della giornata da oltre un quarto di secolo ?
E poi, se un forestiero vuole conoscere fino in fondo l'indole del gallipolino medio deve, non solo visitare, ma soffermarsi ad ammirare, contemplare, "studiare" l'ampio numero di chiese, sia quelle ammucchiate nell'"islamico" centro storico, che quelle sparse per il borgo nuovo ed, ancora, quelle isolate, come sentinelle, nelle campagne delle immediate vicinanze, ora in via di sapiente recupero dopo anni o secoli di totale abbandono alle depredazioni e all'usura inesorabile delle intemperie e del tempo
Ma qual è il numero esatto delle chiese gallipoline? Credo sia veramente arduo stabilirlo: anche al novero più scrupoloso del più meticoloso rilevatore può capitare che ne sfugga sempre qualcuna, specialmente se la conta si allarga dalle chiese intra-moenia a quelle extra-moenia, da quelle pubbliche a quelle private, da quelle di antichi ordini religiosi a quelle confraternali, dagli oratori privati del clero che fu, a quelle di semplici cittadini devoti; insomma una realtà labirintica alquanto simile alla conta delle "pozzelle" di San Pantaleone a Martignano o delle colonne della cripta della Cattedrale di Otranto, se vogliamo rimanere nell'ambito della tradizione religiosa popolare salentina o, allontanandosene, della profondità del "pozzo di S.Patrizio" ad Orvieto.
Un'incommensurabilità immaginaria, naturalmente, dovuta più a suggestioni di sacra riverenza che di obiettiva difficoltà di indagine. Ma torniamo al tema centrale. Ho sentito spesso osservare, non solo dal turista distratto e non tanto colto e sensibile per l'arte sacra, ma anche dal professionista magari anche laureato in questo o in quello, che vista una chiesa, a Gallipoli o a Lecce o a Roma, le hai viste tutte…
Idiozie! La superficialità che connota questa affermazione lascia capire anche il modo in cui si è vista quell'''una". La verità è, invece, che ogni edificio sacro, piccolissimo o grandissimo, ha un suo DNA, alla cui costruzione hanno concorso tante forze umane, di concetto ed esecutive, proprio come per la "costruzione" dell'essere umano - se ne può fare il paragone? - ciascuno unico ed irripetibile.

Vogliamo un esempio concreto di similarità eppure di totale diversità? Prendiamo come riferimento il culto alla Madonna del Carmine - un titolo a me particolarmente caro come a tanti gallipolini - e vediamo come almeno una chiesa è presente in ciascuna delle tre realtà territoriali di Gallipoli.
Nel centro storico si può ammirare una bella costruzione neoclassica, addossata alla possente Cattedrale, in cui l'immagine della Madonna del Carmelo "ha dovuto", per così dire, cedere il posto, come importanza, a quella dell'Addolorata, alla quale il popolo riserva una devozione davvero singolare.
Nel borgo nuovo, ed esattamente all'imbocco della strada per Lecce si trovano due tempietti: uno di fine Ottocento, originario, ed uno goticheggiante, di visibile realizzazione delle prime decadi del Novecento. A questi tempietti sono collegati i festeggiamenti civili e religiosi di luglio.
Una cappella rurale, da tempo immemorabile sconsacrata e in grave degrado, si trova ubicata e quasi mimetizzata nel groviglio di fabbricati di Via Madonna del Carmine, alle spalle della chiesa del Buon Pastore, all'altezza della torre S. Giovanni.
Infine, ma certamente più pregevole delle altre, troviamo la bella chiesa rococò, che un tempo si incontrava all'uscita di Gallipoli sulla vecchia strada di Taviano, e che oggi bisogna andare a cercare in quel dedalo di viuzze campestri, tutte ben asfaltate, tra la superstrada e lo stadio comunale.
I restauri la stanno riportando al suo antico splendore, e speriamo di poterla presto ammirare, anche se, credo, parte dei suoi decori ora chissà dove sono.
Cinque chiesette, tutte dedicate allo stesso titolo mariano, ma così diverse l'una dall'altra: vista una, viste tutte? Non diciamo banalità!

Enzo Pagliara