Salvata l'(al)italia

Si è finalmente conclusa dopo mesi di contatti, proposte, trattative, mediazioni, la vicenda Alitalia con il coro dei replicanti partitici, sia di governo sia d’opposizione, che si sono affrettati a rivendicare il merito del salvataggio della compagnia, una volta di bandiera ma attualmente privatizzata.
In quest’articolo non voglio esprimere giudizi sulla positività o meno dell’intera operazione per il sistema Paese, la sua economia , il suo sviluppo ed il servizio ai cittadini, ma semplicemente servirmi della vicenda per tentare di spiegare come non esistano più le tradizionali distinzioni con cui i partiti tentano ancora oggi di differenziarsi l’uno dall’altro.
Intanto cerchiamo di capire che tipo di politica ha attuato il governo nell’operazione Alitalia: di destra, di sinistra, di centro, di sopra o di sotto?
Con la cordata degli acquirenti che annovera finanzieri, industriali, immobiliaristi..., ha fatto verosimilmente una politica di destra.
Infatti ha scorporato la Compagnia in due parti: da un lato la vecchia Alitalia con tutti i suoi debiti ( che sono davvero tanti solo a pensare che nell’ultimo anno perdeva almeno un milione di Euro al giorno), assunti dallo Stato che ne risponderà nei confronti dei creditori, dall’altro la nuova Alitalia ovvero Compagnia aerea italiana (CAI), da non confondere con il Club Alpino, che invece partirà senza oneri, notevolmente dimagrita in personale e soprattutto in aerei (la maggior parte però vetusti) , con un piano d’investimento proposto dai compratori di un miliardo di Euro per i prossimi anni.
In sostanza i nuovi proprietari si ritrovano una società nuova di zecca (speriamo che la Comunità europea approvi il piano e ci caschi ancora una volta in questo giochetto delle tre carte), ma con gli aerei, le rotte ed i relativi orari di volo (i famosi slot) già acquisiti, specie sui tragitti nazionali, senza bisogno di doverli conquistare lottando con la concorrenza.
Nei confronti degli esuberi, cioè il personale già Alitalia che non verrà assunto dalla CAI, il governo ha invece attuato una politica di sinistra (almeno come viene intesa in Italia), garantendo loro sette anni di cassa integrazione all’80% dello stipendio.
Le due politiche, a favore della cordata rispettivamente degli esuberi in realtà non sono né di destra né di sinistra, ma semplicemente operazioni ciniche a danno di quei cittadini onesti (Il  Club dei fessi cfr. Anxa n. 18 del novembre 2005) che pagano le tasse sino all’ultimo euro e che devono tirare la carretta con stipendi inadeguati all’effettivo costo della vita, magari mantenendo figli agli studi con ridicole detrazioni fiscali.
Questi ulteriori oneri a carico della collettività non faranno altro che aumentare il debito pubblico (già attualmente il terzo nel mondo) e quindi il prelievo fiscale; d’altra parte nessuno può escludere  che tra cinque anni, gli attuali acquirenti cedano la CAI a qualche gruppo estero alla faccia dell’italianità del vettore aereo tanto sbandierata in questi ultimi mesi, in quanto come dicevano gli antichi Romani ma anche i nuovi : pecunia non olet
(i soldi non hanno nè odore nè nazionalità specie adesso che c’è l’Euro).
Di converso la maggior parte del personale in esubero che verrà lasciato a casa, non avrà alcuno stimolo o convenienza a trovare un nuovo posto di lavoro visto che gli viene garantito per sette anni, l’80% per cento dell’attuale stipendio; quindi il 20% di presunta perdita tale non è, ma viene compensato dalle spese risparmiate che l’andare sul posto di lavoro specie nei grandi centri comporta, in particolare il costo della benzina, dei pasti fuori casa, dei caffè oltre allo stress di doversi alzare presto la mattina o tornare tardi la sera.

Con il che resta dimostrato che non esiste destra, sinistra, centro ma solo gruppi di potere e di pressione che si dividono continuamente la torta e non perdono mai : grandi gruppi industriali o finanziari che hanno agito sinora in regime monopolistico, centrali sindacali che condizionano qualsiasi scelta politica nell’interesse degli iscritti e non dell’intera nazione, apparati politici trasversali che si proteggono vicendevolmente, senza scordarci poi delle diverse associazioni criminali che rappresentano la prima industria italiana come fatturato ed effettuano svariate operazioni economiche, apparentemente pulite.

In Italia le persone libere ed indipendenti sono merce rara in quanto il sistema le stritola e non consente loro un’esistenza dignitosa dal profilo economico e sociale.
Solo per gli allineati ed aderenti alle varie consorterie si aprono i posti di lavoro e le opportunità, gonfiando gli organici dei vari posti statali e parastatali, quelli delle provincie (occorre crearne sempre di nuove per aumentare l’occupazione clientelare) e dei Comuni, le cui entrate sono appena sufficienti a pagare il personale impiegato, ma non ad effettuare altri interventi o migliorie, per cui bisogna taroccare i semafori per fare cassa.
Come poteva funzionare Alitalia con 20'000 addetti, nettamente sproporzionati al numero di aerei posseduti ed alle rotte da effettuare ? si spiegano così gli alti costi di gestione ed il perché un Brindisi - Milano costasse di più di un Madrid – Rio de Janeiro o di un Londra – Los Angeles.
Stessa storia si è ripetuta negli anni passati con le Poste, poi privatizzate ed i vari carrozzoni pubblici che producevano anche panettoni; prossimamente toccherà verosimilmente a Trenitalia e sicuramente alla compagnia Tirrenia, che naviga in un mare di debiti e non solo metaforicamente.
Il sistema è sempre stato lo stesso: si gonfiavano gli organici con migliaia di raccomandati e poi si ripianavano i passivi con gli interventi statali, aumentando a dismisura il disavanzo pubblico; intanto i partiti clientelari vincevano le elezioni, i sindacati acquisivano potere con le numerose assunzioni ed i conseguenti tesseramenti e condizionavano pesantemente l’Ente pubblico nelle trattative contrattuali, a vantaggio dei propri aderenti ma a scapito dei bilanci.
L’unica cosa che non funzionava erano i servizi all’utenza (abbiamo la peggiore Pubblica amministrazione d’Europa); per il resto il sistema accontentava almeno 15 o 20 milioni di persone, marginalizzando tantissimi altri e costringendoli ai salti mortali per vivere.

La globalizzazione con la concorrenza spietata che ha provocato, per cui o si è efficienti o si fallisce, ha rotto il giocattolo inventato dai nostri geniali uomini d’apparato, i quali non sanno più cosa fare ma nel frattempo continuano con il sistema di sempre che scarica tutti i costi sui bilanci pubblici e di conseguenza soprattutto sulle generazioni future.
La loro difesa contro le riforme ed i cambiamenti è strenua (Brunetta docet) ed usano ogni mezzo per impedire la democrazia, la trasparenza ed il controllo popolare, come le liste elettorali bloccate, infarcite di mediocri e yes men, le false liberalizzazioni e trucchetti vari che sarebbe troppo noioso elencare.
Sono gli ultimi sussulti di una Casta moribonda che non ha ancora capito che prima o dopo sarà rovinosamente travolta; speriamo solo che questo crollo non coinvolga l’intera nazione che è già stanca e sfibrata dalle varie spinte autonomiche.
L’unica speranza è riposta in un sussulto d’orgoglio e di coraggio dei cittadini onesti che devono trovare forme d’aggregazione apartitiche, in modo da far sentire la loro voce ed il loro estremo bisogno di pulizia e moralità.

Fredy SALOMONE