Il lavoro nel Salento... e oltre

La voce della Chiesa
Il 16 giugno u..s. il Salento era in festa: il Santo Padre Benedetto XVI si trovava in visita pastorale nella nostra terra. Di fronte al santuario di S. Maria di Leuca la sua calda e convincente parola, alla presenza delle autorità civili e religiose locali , echeggiò decisa e serena ad esortare tutti, specialmente i numerosi giovani ivi accorsi, ad avere fiducia e speranza nei valori cristiani.
    Il rinnovamento a cui il Papa rivolse l’invito non era soltanto “basato sulla trasformazione della coscienza, sulla formazione morale, sulla preghiera”, come puntualizzò   il Papa teologo,  ma soprattutto sulla “ promozione umana e sociale”. Più avanti, nella stessa omelia, in quel luogo
«de finibus terrae», ponte tra popoli e culture,  il Pontefice   ribadì lo stesso concetto: “Il primo servizio della Chiesa è educare al senso sociale, alla solidarietà, alla condivisione”. Poi, si è soffermato a parlare del pericolo che incombe sui giovani disoccupati che si lasciano abbindolare da movimenti mafiosi o malavitosi pur di far soldi. Con voce decisa il Santo Padre  raccomandò loro: «Non lasciatevi irretire dalle forme del male!».
     Sulla stessa falsariga si è espresso il predecessore dell’attuale Papa, Giovanni Paolo II, nel suo discorso a Lecce il 17 settembre 1994 davanti alle autorità civili e religiose pugliesi. Riporto qui quelle poche ma incisive  parole che descrivono chiaramente il nostro problema. «La principale causa dell’aumento della criminalità è la sfiducia suscitata nelle giovani generazioni  dalla mancanza di lavoro e di concrete prospettive per l’avvenire. Come chiudere gli occhi su tale evidenza? E come non ascoltare il lamento di tante famiglie provate dal bisogno e angosciate dalla precarietà occupazionale? … Desidero dare voce a tanta sofferenza, chiedendo che tutte le forze sociali si impegnino attivamente e concordemente a trovare soluzioni adeguate a questo problema.»
    Mons. Vito De Grisantis, vescovo di Ugento, nell’accogliere il Papa, ha messo in risalto i significati della visita  di Benedetto XVI. Oltre a motivi ecclesiali e di incoraggiamento all’evangelizzazione, il Prelato ha illustrato il problema più urgente che fa soffrire tante famiglie: la perdita del lavoro e la disoccupazione giovanile che obbliga i giovani salentini a recarsi, con gravosi sacrifici al Nord della Penisola per studiare o cercare lavoro …«impoverendo il nostro territorio a causa di uno scarso raccordo fra la scuola, la formazione ed il mondo del lavoro».La visita del Papa ha avuto, quindi, un valore sociale, tesa a sensibilizzare le amministrazioni locali, affinché si attivino a risolvere questo impellente problema.
    Come si fa, quindi, ad affermare di fronte a queste pubbliche esortazioni papali, quanto abbiamo letto in un articolo del mio illustre collega sulla “Famiglia e scuola nella società dell’effimero”? Tutto l’articolo inneggia ad una paurosa escalation del degrado aberrante e deprimente nella famiglia , nella scuola, nella televisione moderna, mentre la Chiesa  «non .cammina coi  tempi ». E’ una pessimistica visione del nostro Paese che viene considerato allo sfascio, assai immorale, autolesionista, sull’orlo dell’autodistruzione, ecc. Eppure centinaia dei nostri diplomati o laureati continuano ad abbandonare la propria terra, gli amici e la propria famiglia,  affrontando difficoltà di ogni genere  –  soprattutto di ambientamento, di vitto e di alloggio -, con la speranza di poter creare per sé un futuro ed avere la possibilità di formare una famiglia in questa società moderna , ma non effimera. Consapevoli di andare verso un sistema innaturale di autonomia e di convivenza, lontani da quella dimensione comunitaria  cui eravamo abituati noi adulti e che ci faceva sentire solidali e integrati con i nostri vicini, vanno incontro a spese che superano o eguagliano i primi stipendi e i genitori sono obbligati a sostenere quelli che sono stati definiti “bamboccioni”, a telefonare loro tutti i giorni, a spedire o portare loro dei beni alimentari o dolciumi nostrani perché non soffrano tanto il distacco dalla propria famiglia, dai propri ricordi. Tempo addietro i soldi guadagnati scendevano al Sud, oggi, invece, sono le famiglie che mandano il denaro al Nord per mantenere i figli allo studio o nel lavoro  precario. Purtroppo esistono  ancora due Italie e due economie.
    I nostri laureati di solito non trovano subito lavoro  pur avendo spedito numerosi CV a varie ditte o agenzie. Succede che chi ha studiato a Milano, Torino, Bologna, Roma , ecc. più facilmente può trovare occupazione lavorativa, altrimenti deve ricorrere a ‘conoscenze’, possibilmente di una famiglia importante e apprezzata, se si vuole fare carriera e non rimanere ‘immobili’. Le “raccomandazioni” sono utili quando soprattutto si è ottenuto una buona o ottima valutazione universitaria.
    La maggior parte dei ragazzi emigrati riesce ad integrarsi con l’ambiente. Tuttavia, la malattia della nostalgia  si fa  ancora sentire, come il riflusso del nostro limpido mare, come l’odore degli scogli, come lo squittire dei gabbiani. Eppure, numerosi laureati gallipolini (notevolmente aumentati in questi ultimi anni) rimangono al Nord per necessità o perché si sono bene inseriti e vogliono fare onore a sé e al proprio paese dimostrando di essere ben preparati. Ma questo flusso verso il Nord va purtroppo  crescendo, prosciugando il Meridione di energie culturali. Bisogna fermarlo! Ma come? Innanzitutto, io penso, si dovrebbe cercare di migliorare le condizioni di vivibilità qui da noi, creando un ambiente libero, sicuro e solidale, lungi dal menefreghismo e d egoismo contro  cui ha scritto con bravura l’amico Fredy. nei suoi articoli
    In questi ultimi mesi ho sentito il parere dei genitori dei giovani emigrati al Centro-Nord o addirittura all’estero.. Tutti quanti, come me, hanno accettato di lasciare andare i figli lontano da casa per il loro bene anche se hanno dovuto soffrire e soffrono per la loro lontananza Essi sostengono che qui quei pochi lavori che vengono offerti loro sono  uno sfruttamento delle capacità intellettuali e produttive dei nostri giovani.
    
Rimedi e mezzi consigliabili.
    Cosa si può fare per migliorare la situazione attuale? Il primo aiuto è sicuramente l’ampliamento e l’ammodernamento della formazione universitaria con specializzazioni innovative tipiche dell’ambiente e aderenti alle richieste della società e degli studenti stessi. Bisogna costruire dei legami tra università ed il mondo del lavoro per offrire competenze e innovazioni nell’università e portare cultura nella società; in altri termini, occorre fare in modo che non esista un ‘gap’ tra la preparazione culturale e le necessità produttive. Questo è naturalmente a carico dello Stato o della Regione. Lodevolissima è l’attività svolta da Erasmus e da tutte le organizzazioni che mandano all’estero, specie nell’UE, i nostri giovani, purtroppo per un breve periodo. La lingua, come tutti sappiamo, è il mezzo più valido per avere contatti umani e commerciali con altri popoli. Ecco perché tutte le ditte o agenzie richiedono la conoscenza dell’inglese o francese per l’assunzione. Ma non basta, a mio avviso, la sola conoscenza di una lingua , bisogna avere il desiderio delle lingue.
    Io, come professore specializzato nell’ambito linguistico,  ho dato, e, se posso, do ancora tutte le mie conoscenze  e  qualifiche perché i miei giovani studenti si appassisionino alla comunicazione con gente straniera. Io ho sempre cercato di apprendere qualsiasi lingua. Il problema delle “badanti”, ad esempio,  ci offre l’opportunità di avvicinare altri popoli, altri costumi, altri problemi, altri idiomi. Provate a dire “Buon giorno” in polacco, rumeno, bulgaro, bosniaco o albanese e vedrete subito sorgere il sorriso sul volto del vostro interlocutore. La lingua, quindi, è un mezzo fondamentale per creare rapporti di pace e di lavoro. Il nostro Presidente, giorni fa, ha rivolto parole di complimento e di ringraziamento per il lavoro che più di 150 imprenditori italiani stanno svolgendo in  Russia; non solo sono da lodare per le relazioni di aiuto vicendevole nel campo del lavoro, ma anche per la vicinanza pacifica sorta tra i due popoli.
    Si spera, ed è auspicato da molti economisti, che il Sud-Est si sviluppi nel campo del mercato internazionale. Ma a tutt’oggi pare che si tenti di farlo diventare una regione a bassi salari per attrarre investimenti esteri in loco.. E, comunque, i  nostri giovani continuano ad abbandonare la terra che è stata chiamata il nuovo “ Laender tedesco”.
    Nel Salento esiste un polo calzaturiero, la Filanto, e un gruppo imprenditoriale di piccole industrie tessili,  meccaniche, tipografiche, agricole, senza contare le stazioni di Polizia e dei Carabinieri e gli uffici del Comune. A prescindere da questi ultimi, dove si riesce a essere assunti solo per mezzo di un concorso, agli altri centri di lavoro conviene inviare un Curriculum Vitae chiaro e completo. Il lavoro o professione di infermiere qui da noi ha molti aspiranti, sebbene numerose ragazze mirano ad ottenere prima la laurea e preferiscono trovare lavoro in Lombardia
Tra le fonti di lavoro ricordiamo che solo  11 fondazioni bancarie operano al Sud. Il Nord è ricco di risorse e di istituti mentre il Meridione riesce a malapena ad amministrare un capitale che oltretutto dipende dalle banche del Nord.. Nel Sud è presente il lavoro criminale e quello sommerso. Secondo l’OCSE la disoccupazione in Italia  per i ventenni seconda solo alla Polonia.

L’Espresso del 3 luglio scorso nell’articolo ‘Laureato non ti voglio’, riporta il pensiero di due grandi imprenditori di piastrelle e di calzature, R. Donelli e A. Arcangeli,… che ritengono essere inutile assumere dei laureati; secondo loro è meglio avere operai piuttosto che scienziati. Valleverde, infatti, ha solo 4 laureati su 300 dipendenti.
 Noi siamo del parere che la laurea sia indubbiamente la riprova  di una preparazione culturale necessaria (vedi, ad esempio, il lavoro in Banca), e per chi esce dalle facoltà corredate da laboratori e completate da tirocinii che immettono direttamente nell’ambiente professionale(vedi Medicina e Informatica),  la laurea non è solo un titolo accademico , ma una predisposizione a svolgere l’impegno assegnato al neo assunto a livello superiore,  con sicurezza e competenza. Spesso la ditta stessa , se ha bisogno di uno specializzato per un lavoro, si sobbarca le spese per i suoi migliori  impiegati a seguire dei corsi di aggiornamento,j o stages con termine esotico.
Si sta, inoltre, formando una distinzione nell’ambito lavorativo e produttivo tra specializzati nel campo informatico e quelli impegnati nel lavoro meccanico tradizionale, i precari occasionali.

Brevi notizie sul lavoro.
    Oggi nella gestione dell’INPS si presentano due tipi di lavoratori: individui con alte qualifiche e con una buona posizione nell’ambiente del lavoro, e altri cosiddetti parasubordinati, collaboratori con compensi bassi, specie donne. La loro presenza nel Sud è scarsa, ma nel tempo dovrebbero passare ad un impiego dipendente.
    Il Corriere della Sera del 15 luglio scorso riportava la notizia che ogni anno ben 270 persone si recano al Nord per lavoro aiutati dalle famiglie o da parenti.
Quando ero giovane nella mia natia Torino circolava l’opinione che i meridionali in genere (io stesso figlio di siciliani), erano di natura poltroni, incapaci, criminali, il che sarebbe stata la causa del problema del Mezzogiorno arretrato. Oggi l’on. Calderoli della Lega Padana sostiene che i problemi del Nord si possono risolvere solo con la soluzione della questione meridionale. Però i cittadini del Sud devono aprirsi allo Stato e spogliarsi dell’egoismo che li fa chiudere in clans e badare solo agli interessi della propria famiglia, secondo il concetto di “familismo amorale” inventato dall’americano Edward Banfield.
 Il disoccupato, a dire di Milton Friedman, è colui che non vuole lavorare per un basso salario. La disoccupazione oggi oscilla tra il 4% e il 7% nel Centro-Nord, nel Sud sale al 20% fino a punte di 50% nelle isole dove aumenta quando la situazione economica è negativa.
E’ di questi giorni la notizia,  rilasciata dai mass media, dei 13 mila precari aspiranti dipendenti delle Poste (e forse anche delle Banche, dell’Editoria e della Rai). Questa società, dichiara M. Sarmi, ha stabilizzato ben 20 mila precari, o lavoratori a termine, che verranno assorbiti progressivamente, grazie all’accordo sindacale del 2006. I neo aspiranti potranno ricevere, dietro richiesta al giudice, un indennizzo pecuniario , ma non l’assunzione
Quest’ultima notizia potrebbe essere utile. L’Associazione Culturale THE PLAZA DON CHISCIOTTE  con sede  presso l’Ateneo leccese, aula  A 7  (tel.0832296463) si propone di “promuovere  a livello locale, nazionale ed anche nel resto d’Europa il nostro territorio (e) gli artisti locali specie i giovani e creare occasioni importanti di lavoro a confronto con altre realtà nazionali ed internazionali” Parole del professor Formenti..
N:B: Ci tengo a far notare che alcune notizie sono state desunte da Internet o da quotidiani recenti.

Giuseppe MARINO