Una programmazione per la portualità

Gallipoli vive oggi come se il porto addirittura non esistesse, e come se non avesse mai avuto una vocazione marittima; vive come avendo dato un taglio netto al passato, e dimenticato quanto il porto sia stato importante nel corso dei secoli quale fattore propulsivo per la sua crescita e significativo nei rapporti con il territorio circostante. La comunità appare disinteressata, probabilmente anche perché a Gallipoli di tutto ciò se ne è parlato molto poco - tranne che sulle pagine della Vostra rivista AnxaNews, che ripetutamente sollecita sull’argomento - al punto che non si riesce addirittura a capire chi dovrebbe parlarne.
Eppure un territorio come quello pugliese potrebbe definirsi una “città sul mare”, in virtù dei suoi circa 800 km. di costa su una superficie totale di 19.363 km². Le infrastrutture, mobilità - porti - aeroporti e ferrovie, disegnano la struttura di un territorio, in altri termini le sue potenzialità.
L’intera regione adriatica può configurarsi come il punto di riferimento dei traffici marittimi internazionali, un unico terminal logistico proteso verso il Mediterraneo.
Puglia e Salento sono, di conseguenza, i punti maggiormente protesi sul mare di questo terminal.
Ma la posizione geografica non basta per diventarlo. Occorre programmare ed implementare una sinergia fra i porti pugliesi, oltre che adriatici, operando un riammodernamento funzionale ed un accorpamento dei porti minori verso i principali hub di riferimento, in modo tale da contribuire a decongestionare il traffico in questi ultimi reindirizzando verso i primi il traffico eccedente, per favorire una situazione di crescita e di sviluppo dell’intero territorio. Cogliendo la nuova opportunità, che si sta prospettando con la riapertura del canale di di Suez - prevista per il 2010 - di intercettare il gigantesco movimento che si ripresenta sul Mediterraneo, da e per l’Asia, da e per il Mar Nero, di merci e persone.
Dall’analisi svolta, a suo tempo, dall’Assessorato al Turismo della Regione Puglia emergeva un sistema portuale pugliese con evidenti criticità, ma supportato comunque da altrettante importanti potenzialità di sviluppo. L’elemento innovativo ricorrente è l’idea di realizzare dei porti-pivot, in grado cioè di assumere un ruolo centrale, di guida, con una diversa e migliore dotazione infrastrutturale ed in grado di erogare servizi differenti rispetto agli approdi più piccoli, ma ugualmente necessari ed importanti a comporre l’intero sistema.
I comparti del traffico si ripartiscono com’è noto, in commerciale e turistico, questo a sua volta suddiviso in crocieristico e diportistico. Cominciamo dal comparto turistico.
Regione Puglia, Sviluppo Italia SpA ed Italia Navigando SpA – società di scopo controllata da Sviluppo Italia e soggetto attuatore del “Programma Rete portuale turistica nazionale” – siglarono, tre anni fa, il protocollo di intesa per lo “Sviluppo della Rete Pilota dei Porti Turistici sul territorio della Regione Puglia”, emanazione conseguente ad un processo già avviato che prevedeva, a livello nazionale e partendo dalle regioni del Mezzogiorno, la realizzazione di una rete di porti turistici, mediante il completamento, l’infrastrutturazione e l’ottimizzazione operativa delle strutture portuali già esistenti.
Un anno fa, le autorità regionali, perseguendo l’idea di un “sistema di porti turistici” su scala regionale, nel contesto di una pianificazione territoriale, approvarono le linee guida del Piano Regionale della Portualità Turistica, che interessa 39 comuni pugliesi tra cui, ovviamente, Gallipoli.
L’obiettivo finale è diretto al miglioramento della qualità dell’offerta, nel tentativo di intercettare quel flusso turistico che, attualmente, segue rotte con destinazioni intermedie e finali localizzate in scali più attrezzati.
Il piano strategico, pertanto, intende pianificare, da un lato, un sistema portuale competitivo con l’offerta turistica del Mediterraneo e rappresenta, dall’altro, un’opportunità per poter usufruire dei fondi europei, programmando ed elaborando proposte progettuali in collaborazione con i Comuni interessati.
Vi è uno studio di pre-fattibilità elaborato da Sviluppo Italia, volto ad individuare le possibili localizzazioni, tenendo conto delle attuali carenze presenti nel sistema, prima fra tutte la ridotta infrastrutturazione a fini turistici e diportistici, vi è la disponibilità della Regione a sostenere i progetti, nell’ambito della programmazione dei prossimi sette anni mediante due bandi triennali e, non da ultimo,  vi è la piena disponibilità dell’Assessorato al Turismo, prevedendo l’attivazione di uno sportello preposto al dialogo con i Comuni e gli operatori privati interessati ad attivare progetti e proposte di intervento.
Ma prima di tutto, bisogna portare il porto di Gallipoli, e i suoi operatori, al di fuori della solitudine, in cui l’hanno collocata sia le vicende dei traffici, in calo da circa un decennio, ma che avevano visto nel decennio precedente un drastico ridimensionamento, sia la riforma della gestione dei porti, realizzata con la creazione delle Autorità portuali, con la legge di riordino n° 84 del 1994, conosciuta come la 84/94.
Prima di questa legge di riordino c’era, come è stato ricordato, un Consorzio di gestione del porto. Indubbiamente, l’abolizione del Consorzio, e la delega delle attività di controllo all’autorità marittima, la Capitaneria, ha prodotto, al di là delle capacità e delle intenzioni dei dirigenti della Capitaneria stessa, uno stato di limbo del porto di Gallipoli, accentuato dal calo dei traffici.
Per riprendere il discorso bisogna pensare ad un collegamento con i porti maggiori cui la legge attribuisce il diritto di formazione di un’Autorità portuale, che nel nostro caso sono Taranto o Brindisi. Dal punto di vista legale, il porto di Gallipoli dovrebbe ricadere nell’orbita di Brindisi. Di per sé non è impensabile un collegamento con Taranto. Il punto è che Taranto è un grande porto cui, forse, il servo-porto di Gallipoli non può apportare valore aggiunto. Come stanno le cose con Brindisi? Questo genere di interrogativi non si risolvono a tavolino. Bisogna esplorare le possibilità concrete che armatori con vari interessi possano convergere su Gallipoli, e solo a partire da questa realtà si può porre il problema del collegamento. Si tratta cioè di esplorare quali siano le possibilità concrete di attivazione più intensa del porto commerciale, e di lancio dell’attività crocieristica.
C’è un difficile equilibrio, da tentare, tra le varie vocazioni che si sono, finora più che incontrate scontrate sullo specchio del porto di Gallipoli. Missione non impossibile, ma che richiede di incontrarsi e di elaborare progetti.
Per quanto ci riguarda sembrerebbe ci sia proprio tutto, le premesse, gli attori, addirittura le disponibilità finanziarie premianti le migliori progettualità e via discorrendo, ma è altrettanto vero che potrebbe apparire una storia già letta, con il porto ed un territorio capaci di esprimere potenzialità di sviluppo, ma con gli attori e, soprattutto, con una comunità quantomeno poco attenta alle vicende legate alla portualità.
Occorre muovere qualcosa, la comunità, gli operatori interessati, chiunque possa interrompere questo “non far nulla”, scuotendo un sistema che, stando fermo, va sempre più indietro e rischierebbe di autoannullarsi.
Occorre capire due cose fondamentali, due elementi necessari e propedeutici l’uno all’altro: “cosa si vuol fare”  e “chi deve fare cosa”. E’ dal basso che deve partire la risposta a questi due interrogativi, è la comunità, gli operatori interessati, le istituzioni che devono incontrarsi, predisporre, di comune accordo, delle proposte, delle linee guida da inserire a livello programmatico, tali da innescare un meccanismo che, in prospettiva, porterà sicuramente un valore aggiunto in termini economici all’intero territorio salentino.
Parliamo di un porto, di una città e di un territorio, il Salento, dotati di una naturale localizzazione strategica che individua, peraltro, una sorta di rendita di posizione, a fini turistici, molto importante.
Occorre essere più attenti alle proprie dinamiche di sviluppo, bisogna farsi promotori di un percorso dialogico con l’intera area di riferimento, con i soggetti pubblici deputati, con gli attori economici interessati, per affrontare in maniera coerente, sinergica e sistematica un processo evolutivo legato anche alla portualità ed al suo valore aggiunto, in termini di crescita, di potenzialità e competitività a fini turistici e culturali.
Non si tratta di pensare se il porto dovrebbe o potrebbe avere una vocazione spiccatamente commerciale o turistica, dato che i flussi commerciali sono determinati inesorabilmente dal mercato, mentre quelli turistici presuppongono anche una seria programmazione.
Concludendo, è legittimo chiedersi se noi gallipolini, salentini, sapremo essere promotori di un percorso programmatico e dialogico che, a tutti i livelli e con il coinvolgimento di tutti gli attori interessati, sia finalizzato ad un approfondimento in merito, propedeutico alla effettiva predisposizione di un programma di interventi mirati sul territorio e di una progettualità tale da non farsi cogliere impreparati nel momento in cui partirà la programmazione a livello centrale.
Sapremo noi cogliere queste opportunità? Bisogna tener ben presente che, se si perderà ancora del tempo e non saremo in grado di essere propositivi nel contesto della programmazione, qualcun altro lo farà e Gallipoli ed il suo territorio perderanno, ancora una volta, delle importanti occasioni di sviluppo. Va riproposta l’idea, già avanzata da Anxa, di un preliminare incontro pubblico con i soggetti interessati e la costituzione di un Comitato promotore, con l’auspicio che saranno tanti, nel corso del tempo, a voler contribuire, se non altro per il fatto che Gallipoli ha da sempre – come, del resto, tutte le città che vivono lungo le coste, che si affacciano sul mare – un fortissimo legame con il mare.

Gabriele PASTRELLO
Beniamino TANZA