Soli in Africa, io e la mia Vespa

Cosa va a cercare laggiù? – Aspetto di essere laggiù per saperlo
A. Gide «Voyage au Congo» Bukavu, 22 settembre 2007

"Forse un giorno mi accadrà di ripensare a questo viaggio con nostalgia; chissà, forse mi verrà la voglia di rifarlo, ma ora sono stanco e provato e voglio tornare a casa". Questo pensavo a Bukavu, nella provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo, la sera del 22 settembre 2007 nel cortile della missione dei Padri Saveriani dove,seduto sul bordo di un'aiuola, fumavo una sigaretta in solitudine. Un pianto sommesso accompagnava i miei pensieri e nelle lacrime si scioglievano la tensione e la fatica accumulate nel corso di un viaggio durato sette lunghi mesi. Ero partito da casa con la mia vespa il 3 marzo 2007, avevo attraversato 15 nazioni; avevo risalito il Congo per 1730 km da Kinshasa a Kisangani ,una navigazione su una chiatta durata 25 giorni in condizioni durissime. Nel medio Kivu avevo percorso 650 km di piste fangose, un vero e proprio calvario, per arrivare a Bukavu.
Da qui sarei ripartito per la frontiera con il Rwanda, distante qualche kilometro e sarei finalmente uscito dalla R.D.C., un paese che mi aveva fatto soffrire molto, sin dal primo giorno in cui ero arrivato a Kinshasa, il 9 luglio. Poi, dal Ruanda sarei passato in Burundi e da lì costeggiando il lago Tanganika sarei arrivato in Tanzania dove avrei incontrato i miei amici impegnati in una missione di volontariato alla quale collaboravo anch'io. A Dar-Es-Saalam avrei spedito la vespa in Italia e sarei ritornato a casa in aereo.
L'IDEAZIONE
Da molto tempo accarezzavo l'idea di fare un lungo viaggio in Africa centrale; nel grande continente c'ero già stato diverse volte, m Land Rover avevo percorso migliaia di kilometri in Marocco, nel Sahara occidentale,:^ Mauritania, in Libia; nel 2001, in Vespa ,io e mio figlio avevamo effettuato un lungo viaggio di 13000 km sino a Dakhla nel Sahara occidentale.Disgraziatamente quest'ultima esperienza si era conclusa sulla via del ritorno con una brutta caduta sull'autostrada nei pressi di Genova, m quanto insegnante ero obbligato a viaggiare solo nel periodo estivo e per un tempo limitato. Ma l'Africa nera esercitava in me un'attrazione irresistìbile anche se questo viaggio restava solo un sogno custodito in un cassetto. Poi, andato in pensione nel 2006, avevo aperto quel cassetto segreto per trasformare il sogno in un progetto realizzabile:potevo viaggiare in Africa senza limiti di tempo se non quelli che sarebbero potuti venire dalla mia famiglia. Ma mia moglie e mio figlio avrebbero capito e, sia pur malvolentieri, sopportato una mia lunga assenza. Eliminato l'ostacolo tempo, restava da decidere come avrei viaggiato, m un primo momento avevo pensato di muovermi utilizzando mezzi di trasporto locali:
autobus, treni, taxi, camions, battelli, etc. Ma come avrei potuto portare con me un bagaglio che sicuramente sarebbe stato molto pesante. Tenda, sacco a pelo, vestiario leggero e pesante .medicine, guide, carte stradali ed altro avrebbero riempito lo zaino e le mie spalle non sarebbero state capaci di sopportare un peso che avrebbe potuto superare  facilmente i 50 Kg , soprattutto nei lunghi spostamenti a piedi e sotto il caldo infernale africano.
All'equatore il viaggio sarebbe diventato insopportabile. Poi, nella mente m'era nata un'idea: perché non partire in Vespa? Perché non far portare a lei il peso del bagaglio? Pur non essendo un mezzo adatto a percorrere le piste africane, la Vespa era robusta, affidabile, comoda e soprattutto facile da riparare in caso di guasto; pezzi di ricambio si potevano agevolmente trovare in Senegal, Nigeria, Benin, etc. Si, avrei viaggiato con la mia Vespa !
Una volta presa questa decisione, niente e nessuno avrebbero potuto farmi cambiare idea e qualsiasi problema tecnico che mi si fosse parato davanti sarebbe stato soltanto un insignificante dettaglio.
I PREPARATIVI
A molti i preparativi di un viaggio regalano un piacere pari se non superiore a quello che si prova nel viaggio stesso; anche per me è la stessa cosa, la preparazione di un'avventura rappresenta una specie di piacevole anteprima alle cui fatiche mi sottopongo volentieri..
Organizzare un viaggio in Africa in scooter che nelle previsioni doveva durare 4 mesi (ne prenderà quasi otto) non era cosa da nulla. I preparativi riguardavano aspetti sanitari, documentazione per me e per la vespa, la preparazione meccanica di quet'ultima, cartine e guide riguardanti i vari paesi da attraversare. Occorreva inoltre studiare bene la data di partenza per evitare .viaggiando da nord a sud, la stagione delle piogge. A gennaio mi sottopongo a necessari vaccini e faccio incetta di medicine e attrezzatura sanitaria. antibiotici, antimalarici, pomate di vario genere, antipiretici, autan in grande quantità, compresse per depurare l'acqua, pompa katadyn per filtrarla, siringhe ,laccio emostatico, un bisturi, aghi e filo per suture,etc.
Richiedo un nuovo passaporto anche se il mio è ancora valido, ma le sei pagine che restano ancora libere non sarebbero sufficienti ad attraversare tutte le frontiere che dovrei varcare(ne attraverserò 36 e al ritomo a casa, sul nuovo passaporto resterà libera solo una pagina). Alla Motorizzazione mi faccio rilasciare la patente intemazionale, e il libretto internazionale della vespa; alTACI ottengo il "Carnet de passage en donane", documento indispensabile per poter importare temporaneamente il proprio mezzo di locomozione in alcuni paesi africani ed asiatici.
Non ho bisogno di procurarmi guide turistiche e cartine stradali; sono già in possesso di tutte quelle che potranno servirmi lungo tutto l'itinerario da percorrere. Mi saranno molto utili soprattutto le carte stradali Michelin n° 953 "Afrique nord et ouest", la n° 955 "Afrique centre et sud " e la Rough guide West Africa. Di grande aiuto per la salute risulterà il manuale di Giorgio Capretti "Come salvaguardare la propria e l'altrui salute in qualsiasi parte del mondo".
Particolare attenzione va rivolta alla Vespa che richiede un intervento di manutenzione straordinaria approfondito e meticoloso. Rifaccio motore e frizione, sostituisco i fili del cambio, dei freni, dell'acceleratore, doto le ruote di pneumatici Michelin rinforzati; ai  numerosi pezzi di ricambio aggiungo altri tré copertoni e due camere d'aria e tutto ciò che occorre per intervenire in caso di foratura.Completano l'equipaggiamento chiavi, cacciaviti, pinze, tenaglie e infine il manuale di manutenzione della vespa con tutte le sue componenti in esploso.
Per quel che riguarda l'aspetto logistico porterò con me una piccola tenda, il sacco a pelo, due teloni da pioggia, metri e metri di corda di varia misura, un fornellino a benzina due pentolini e qualche stoviglia.
Il vestiario comporta diversi ricambi di biancheria intima, due maglioni, pantaloni con numerose tasche, un completo impermeabile per viaggiare tranquillamente sotto la pioggia ,un paio di scarpe timberland, un paio di scarponi da trekking, una giacca da
motociclista con robuste protezioni per spalle e gomiti, un paio di ginocchiere una fascia elastica per la schiena, dei guanti in pelle, una calzamaglia, un passamontagna,etc. Per la comunicare con la famiglia compro un telefonino e me ne faccio prestare un altro usato nel quale inserirò la scheda dei vari paesi in cui sosterò per un tempo un po' più lungo. Alla vespa faccio inserire un dispositivo per poter ricaricare in viaggio le batterie dei cellulari, della macchina fotografica digitale e del GPS. Alla fine di febbraio tutto è oramai pronto per la partenza prevista per il cinque di marzo. La mattina del tré marzo, alle ore otto amici e parenti sono a casa mia per salutarmi.; non sono riuscito a dominare la mia impazienza ed ho anticipato la data della partenza. La vespa è stracarica e pesantissima.Ho fatto rinforzare il porta pacchi posteriore. Riuscirà a resistere al peso eccessivo del bagaglio nei sobbalzi sulle strade accidentate e le piste africane? A Bamako ed a Ouagadougou sarò costretto a farlo riparare con robuste saldature. Abbraccio mia moglie e mio figlio, saluto amici e parenti, cerco di dominare la forte emozione che mi pervade. Sono sicuro che tra i miei amici e parenti c'è chi mi giudica un po' matto o incosciente, ma c'è anche chi vorrebbe venire con me ma la paura dell'ignoto è più forte del desiderio di partire.
Mi avvio verso la statale per Lecce e la mia mente si programma per entrare in un'altra dimensione  in cui la rassicurante noia del vivere quotidiano sarà rimpiazzata dall’incertezza e dalla precarietà di giorni sempre diversi gli uni dagli altri . (continua)

Stefano MEDVEDICH