Roberto Mazzuci

La famiglia Mazzuci, annoverata dal Camaldari al gruppo delle famiglie da Lui stesso qualificate principali ed importanti di Gallipoli, ha espresso via via , a partire dal secolo XVI°, delle forti personalità nel campo letterario, scientifico, filosofico e medico.
Francesco Mazzuci fu un valente medico e filosofo. Sestilio, teologo e letterato, conoscitore profondo delle lingue latina e greca, fu anche Vescovo di Alessano, incarico al quale rinunciò a seguito della nomina di Canonico in Vaticano. Giovan Battista, Padre Maestro Domenicano, fu un eccellente predicatore dotato di una profonda dottrina religiosa e di alte capacità di penetrazione. I suoi meriti scientifici e letterali varcarono ben presto gli angusti limiti provinciali, tanto che molto spesso veniva richiesto da ambienti religiosi e civili, aventi sede fuori dalla provincia di Terra d’Otranto, per tenervi prediche o conferenze. Inoltre la Famiglia Mazzuci espresse ben nove Sindaci. Il primo fu Gio: Solario (1535) carica alla quale fu eletto per altre due volte (1537-1539) e l’ultimo Benedetto (1828). Ma la figura più prestigiosa, più illustre, che maggiormente si distinse fra tutti i Mazzuci, anche e soprattutto per le sue profonde conoscenze e capacità giuridiche fu Roberto Mazzuci, di cui ne parlano il Toppo nella sua ‘Biblioteca’, l’Ughelli che ce lo descrive “ vir eruditione et poeticae laurea insignis”, il Giustiniani nelle sue ‘Memorie Istoriche degli Scrittori Legali del Regno di Napoli’ ed altri suoi contemporanei.
Questi nacque in Gallipoli nel 1605. Terminati gli studi primari e secondari nella sua città si recò a Napoli dove studiò Diritto civile e canonico, conseguendo in quella Università nel 1634 la laurea in ‘utroque iure’. Subito dopo viene nominato Governatore regio di Aiola, Praiano e successivamente Auditore in Abruzzo, in Basilicata  ed infine in Terra di Bari. L’epoca in cui visse Roberto Mazzuci fu caratterizzata dalle asprezze di una lotta tra Chiesa e Stato, in quanto ciascuna Istituzione cercava di affermare i suoi canoni e i suoi principi giuridico-legali, la sua concezione dello Stato.
La Chiesa propugnando e cercando di affermare la sua concezione etico-giuridica, quasi medievale e lo Stato, al contrario, da par suo cercando di impedire proprio il ritorno al Medioevo.
Questa dialettica, che aveva preso le sue origini dalla promulgazione degli Atti del Concilio di Trento si andò sviluppando ampiamente sino al punto da segnare e coinvolgere tutte le componenti del più esteso campo culturale, filosofico, politico, ma anche quello del diritto. Così, attraverso i secoli grandi e piccoli maestri del diritto si sono attestati sull’una e sull’altra posizione. Il nostro Mazzuci, nei suoi scritti, sulla scia dei più noti giureconsulti cosiddetti ‘curiolisti’ partiva dalla concezione che la Chiesa è una società perfetta e universale, di origine divina e che il suo fine è il bene spirituale e soprannaturale dei fedeli, cercando così di affermare la supremazia e la prevalenza dell’ordinamento giuridico-ecclesiastico. Egli scrisse la seguente opera “Speculum Episcoporum Universis Ecclesiarum Praelatis Perquam Utile Et Necessarium”, che pubblicò a Roma nel1647 e che dedicò ad Andrea de Franchis, Marchese di Taviano. Egli sostiene, sulla scorta della massima dei Sacri Canoni e della Costituzione pontificia, che ‘ i beni dell’heretici s’intendano ipso iure’ confiscati a beneficio del Regio Fisco. Tesi questa, peraltro, sostenuta in una sua opera che dedicò al Vice Re di Napoli: “La battaglia giuridica contro il Portogallo” ed ancora in un’altra sua allocuzione giuridica che si conserva in forma manoscritta presso la Biblioteca Nazionale di Napoli con la quale giustifica l’avvenuta confisca dei beni ai danni del giudeo portoghese VAEZ, conte di Imola e Giudice criminale della Gran Corte, perché ritenuto ‘indubitato traditor della repubblica Christiana e, quindi, del Regno di Cristo’.  La sua tesi si contrapponeva a quella dei cosiddetti anticurialisti, i quali affermavano che la proprietà privata si fondava sul diritto delle genti, per cui niente poteva giustificare la confisca dei beni, né un’eresia, né una colpa o una infedeltà nei confronti di una Istituzione, fosse la Chiesa o anche lo Stato. Nella seconda parte dell’opera “Eiusdem Jurium Allegationes in…” affronta il problema della scomunica; tematica che Egli portò avanti nella sua produzione con carattere di continuità e fino all’anno 1674, finalizzata alla messa a nudo delle ragioni dei rilievi e delle presunzioni giuridiche di questi. Il Mazzuci fu, inoltre, autore di molti opuscoli e scritti vari di alta levatura. Egli morì il 25 novembre dell’anno 1675, all’età di anni 70.

Luigi PARISI