La Gallipoli antica da salvaguardare

Oggi, anche per Gallipoli, come nella maggior parte della località di origine antica, ci si augura che si rispetti la fisionomia per preservarne l’identità storica, conservando e rivalutando quei caratteri estetici ed urbanistici generali pervenuti nel tempo. Ciò richiede che tutte le iniziative che tendono a modificare gli aspetti tipici esistenti o a deturpare le testimonianze antiche relative alle architetture o alle sedi viarie vanno ben valutate, per non trovarsi in futuro con qualcosa di estraneo rispetto all’originale organizzazione urbana. Gli interventi di restauro e di consolidamento delle costruzioni architettoniche, là dove occorrano, necessitano perciò di un’attuazione accorta e precisa, allo scopo di preservare quanto più possibile l’estetica pensata e realizzata nei secoli precedenti. L’approssimazione è, pertanto, fuori posto a Gallipoli, in un ambiente che merita la massima considerazione, in modo da salvaguardarlo e rivalutarlo, anche nel rispetto dell’impegno e del gusto di coloro che hanno saputo creare ciò che di prezioso ci è ancora pervenuto. I motivi ornamentali, quando devono essere ritoccati, ristrutturati o recuperati, richiedono una cura appropriata e paziente, per far riemergere quei particolari raffinati che hanno dato prestigio alle opere, frutto di una civiltà e di una cultura artistica locale. Bisogna tener conto che in passato le intelligenze creative, alcune delle quali eccelse e non comuni, erano impegnate ad ideare costruzioni di tipo religioso e civile che potessero soddisfare tanto le esigenze strutturali, quanto le richieste e il gusto dei committenti sul piano della magnificenza monumentale, della bellezza e, a volte, anche dello sfarzo.
Nella città antica di Gallipoli fino al XIX secolo sono state edificate costruzioni dalle linee moderate, che non contrastavano con gli stili delle architetture più antiche. Alla fine dello stesso secolo e nel XX, invece, sono state create delle strutture dagli aspetti qualitativi non rilevanti e non del tutto consone al contesto urbano esistente. Certo il limitato spazio a disposizione ha potuto influire sulle scelte, anche se in precedenza non ha impedito ai costruttori di produrre edifici di classe, per funzionalità e per estetica, ancora oggi piacevoli da ammirare. Osservando l’organizzazione omogenea delle architetture, con le loro applicazioni ornamentali, frutto della fantasia degli scultori e dell’operosità delle maestranze, si può dire che certamente i progettisti di un tempo avevano un percorso da seguire nell’adattare gli stili e gli schemi all’insieme urbanistico, anche se a volte il tutto ha risentito degli influssi di altre genti, che hanno operato successive aggiunte e rimaneggiamenti vari. In diverse contrade urbane si può notare che l’insediamento di palazzi gentilizi, collocati in posizione strategica rispetto al contesto ambientale, era pensato in modo da dare prestigio ai quartieri, ma anche per fare esercitare sugli abitanti l’autorità o l’ascendente delle famiglie illustri per mezzo dell’imponenza costruttiva delle loro abitazioni rispetto a quelle circostanti. Ad eccezione di qualcuno, tutti gli edifici più importanti vennero realizzati ben solidi per evitare il pericolo dei crolli per crisi statiche o per cedimenti dei terreni d’appoggio, così che nel tempo potessero testimoniare l’epoca di costruzione e tramandare il ricordo delle famiglie che li vollero edificare. Ogni palazzo, tranne le dimore popolari, ancora oggi viene infatti individuato con il nome della stirpe di appartenenza, della sua importanza storica e degli eventi vissuti. Non meno rilevante è il criterio d’impostazione delle vie nello stessa città antica, che sono dislocate, ad eccezione di quelle relative alle corti e di congiunzione, in modo da essere dirette verso le riviere. I loro ideatori tennero conto dei venti dominanti che flagellavano il luogo e per questo motivo fu attuato un sistema viario idoneo a smorzarne al furia. Se si studia il criterio adottato, si constata che alcune vie, partendo dall’imbocco delle riviere per confluire verso l’interno, sono rettilinee per un certo tratto e poi sono sbarrate da una costruzione che fa cambiare loro direzione. Il loro percorso, dopo aver costeggiato l’edificio, riprende poi in direzione diversa rispetto al rettilineo di partenza. Altre volte lo svolgimento segue un andamento curvo o termina di fronte a caseggiati collocati in corrispondenza di incroci, oppure si biforca dando origine ad un percorso ad ipsilon. La pavimentazione di tale sistema viario ha subito cambiamenti con il trascorrere del tempo. La causa principale è da attribuire alla realizzazione dei vari impianti pubblici interrati, come la reti idrica e fognaria, quella elettrica e telefonica o ai loro rifacimenti e, per ultima anche quella relativa alla distribuzione del gas. Già da alcuni anni i percorsi stradali hanno cambiato la loro fisionomia per effetto della chiusura delle relative canalizzazioni, avvenuta prima con materiale inerte riempitivo e poi con asfalto. Non si è tenuto conto dell’aspetto originario della pavimentazione, che era in basolato con blocchi parallelepipedi di pietra viva. C’è ancora da dire che nei siti dove il basolato viene sostituito con altro materiale lapideo o dove si cerca di creare alternative alla realtà precostituita non si fa altro che aumentare il distacco dagli antichi aspetti territoriali. Quanto così attuato risulta inadeguato e si spera che in futuro possano essere rimossi il manto nero dell’asfalto e ogni opera non confacente, per ridare alla pavimentazione la sembianza di un tempo, più gradevole alla vista e più adeguata all’antico contesto urbano.

Cosimo PALESE