Gallipoli, il centro storico non deve morire!

E’ dinanzi agli occhi di tutti la lenta ma inarrestabile morte del centro storico. E’ unanime la condanna dei comportamenti irresponsabili che quotidianamente emergono nella parte più significativa ed importante della Città.. In questi giorni, poi, il degrado sta raggiungendo livelli incredibili: strade impraticabili, piastrellamento irrazionale dell’ex Piazza dei Naviganti ( dei Naoneti) ora piazza Mercato, lavori stradali interminabili, spazzatura abbandonata lungo le mura storiche, mancanza di servizi igienici pubblici, chiusura di esercizi commerciali, fuga continua degli abitanti verso le altre zone. Tutto questo inferno è vissuto in maniera disincantata dagli attuali Amministratori, la cui presenza nella gestione del territorio è da tutti fortemente richiesta.
A questo grave stato di cose si deve porre urgentemente fine!
Si stanno sperperando milioni di euro per realizzare un fantomatico “Museo della Pietra addossato al Castello”, riqualificando(?)  l’edificio del Mercato, quando quel Museo potrebbe anche  essere molto meglio allocato nel ‘Castello restaurato, con il ripristino del fossato e la salvaguardia del frontone del Mercato’.
I finanziamenti regionali a disposizione che sarebbero più che sufficienti per realizzare questi interventi si stanno, invece, utilizzando per la messa in stabilità dell’edificio del Mercato, pericoloso e cadente, con scarsa o nulla testimonianza artistica, per la cui ristrutturazione si sta ricorrendo a difficili interventi strutturali con gabbie di ferro ed iniezioni di cemento.
Bisogna porre fine a questi scempi; si deve passare ad una progettualità che abbia un senso, per intraprendere un cammino di razionalità, per non far morire definitivamente il nostro centro storico. E  pensare che all’ingresso della Città, da qualche giorno, ad accogliere tutti coloro che si apprestano ad entrarvi, sotto il nome di Gallipoli, campeggia questo cartellone:
"Benvenuti nella città di Gallipoli, componente della Conferenza permanente delle Città storiche del Mediterraneo".
E’davvero incredibile che qui si continui a convivere quotidianamente con la violenza che viene perpetrata al nostro illustre patrimonio storico.
La disponibilità del grosso finanziamento nell’ambito dell’accordo di programma tra il Ministero dei Beni Culturali e la Regione Puglia dovrebbe essere l’occasione più opportuna da sfruttare per cercare di restaurare il Castello, ponendo rimedio al grave stato di abbandono che persiste. Così, dopo cento anni, si tornerebbe ad ammirare il “ Torrione di vedetta” , distaccato dall’edificio del Mercato, in tutta la sua magnifica imponenza, sull’angolo a nord-ovest del possente quadrilatero del Castello, con la ‘garitta di vedetta’ posta sull’orlo del parapetto occidentale, da cui si dominava tutto l’orizzonte, essendo il punto più alto della Città perché era proibito costruirvi edifici più alti. Quel torrione si sviluppa su vari livelli con diversi corridoi che permettono la comunicazione con tutte le altre zone del Castello.
Un atteggiamento deciso e condiviso, volto all’isolamento del Castello con il ripristino dell’antico fossato, dovrebbe essere, ora, l’opportuna risposta da dare dopo la storica  incapacità dei nostri antenati di opporsi alla decisione della costruzione dell’edificio del Mercato, quando fu scelto il progetto che prevedeva di addossare al Castello la nuova costruzione.
In quegli anni era invalsa l’opinione che il Castello dovesse essere demolito: ‘questo edificio non è un monumento che meriti d’essere conservato…o semplicemente potrà un giorno venir demolito per fare sull’area che occupa una terrazza con giardino o un nuovo edificio’, sul lato orientale del Mercato. L’esperto che scrisse queste considerazione, il 28 luglio 1882, era il professore Giorgio De Vincentiis da Potenza, incaricato dall’Amministrazione comunale di riferire sui pregi e i difetti dei tre progetti che erano strati presentati nel ‘concorso di massima’ indetto per la costruzione di magazzini di deposito e mercato per fronteggiare le urgenti necessità di pulizia ed igiene pubblica.
Nonostante le esigenze di allora fossero venute meno con la nascita della città nuova, non si è fatto niente per cercare di riportare  all’antico splendore il grande Castello, con il ripristino del fossato ed il completamento delle storiche mura. Si stanno, invece, irrazionalmente usando ingenti risorse per realizzare un estraneo Museo della Pietra, sperperando circa otto miliardi di lire per riqualificare un rudere cadente senza alcuna significativa testimonianza, specie nella parte bassa dei fatiscenti depositi sotterranei ove c’era il fossato. Un preposto alla Soprintendenza di Puglia, in questi mesi, è  riuscito, perfino, ad intravedere ‘una testimonianza di grande rilevanza architettonica’ (sic) in quei depositi nel fossato e si oppone all’isolamento del Castello con il ripristino del fossato.
Come è attuale il famoso detto:’guardati dagli errori dei savi! ‘
A noi sembra di rivivere gli anni forti dell’inizio del XX° secolo quando nella nostra Città alcuni uomini d’ingegno, amanti e difensori della memoria storica, si opposero al turpe disegno della distruzione del Castello con il Rivellino.
Non solo si disegnava, allora, la distruzione del Castello ma si ipotizzava la eliminazione del seno del Canneto per interrarlo e ricavarne suoli edificatori che potessero mettere in collegamento il centro storico con il borgo nuovo in espansione.
L’ingegnere progettista dell’edificio del Mercato addossato al Castello addirittura sosteneva : “…venisse convertito il mar piccolo in un bel corpo di fabbricati, il congiungimento fra la Città e il Borgo sarebbe, si può dire, effettuato, non occorrendo altro per completarlo che concedere a privati come suolo edificatorio quello che giace tuttavia libero fra il ponte ed il borgo, suolo ricercatissimo”.
Dinanzi alla triste avventura vissuta dal Castello con l’edificio del Mercato, molti uomini di scienza dell’epoca insorsero e cercarono, purtroppo senza successo, di porre rimedio a tali situazioni.
Il dotto Francesco D’Elia così scriveva sulla Rivista Storica Salentina, nel 1912, relativamente al disastro perpetrato ai danni del nostro Castello :
 "A che è ridotto oggi quel castello che aveva ospitato vari sovrani e principi reali e generali di eserciti e numerose e valide guarnigioni? Che nelle sue segrete aveva tenuto prigionieri tanti personaggi politici, ed anco tanti delinquenti criminali? A che è ridotto? La sua imponente ed elegante mole, che per essere, forse, stata veduta in qualche antica incisione dall’attuale imperatore di Germania, Guglielmo, questi, un otto anni fa, mandò qui due suoi ingegneri per rilevarne il disegno, essa è oggi vandalicamente deturpata dal Mercato addossatole distruggendo il fossato con il suo ponte, e dalla sovrapposizione di certe casette che paiono di cartone, costruite dal Ministero delle Finanze, cui oggi appartiene. A che è ridotto? Le sue severe cortine, sforacchiate e rabberciate in tutti i sensi, fanno pietà a vederle. Giorni or sono un mio amico amante dell’arte antica, deplorando questi deturpamenti, diceva: eppure verrà giorno, e forse non molto lontano, che questo Castello sarà restituito nelle severe ed eleganti sue pristine forme, demolendo tutte le superfetazioni, non escluso il mercato, come si è fatto del Castello Sforzesco in Milano, del Castello nuovo in Napoli e di quelli di altre Città. Utinam, dico io, et quam citius!!!"
Sono trascorsi quasi cento anni dal 1912 quando il famoso cultore di Storia Patria, Francesco D’Elia, scrisse questo meraviglioso intervento in difesa del nostro Castello, riscuotendo un coro unanime di consensi, specie da Carlo Massa.
Vent’anni dopo, nel 1933, un altro illustre gallipolino, Ettore Vernole, autore de ‘Il Castello di Gallipoli’ rimarcando la sua pesante critica verso il brutto intervento urbanistico della costruzione del Mercato addossato al Castello scrisse che “fu una di quelle opere necessarie nelle quali non sai trovare il punto di demarcazione tra la lode e la critica, fatto sta che essa formò un sipario dietro il quale la facciata solenne del Castello è nascosta al godimento dei nostri occhi”.  
La realtà del Castello è il punto forte per la sopravvivenza del centro storico.
Nessuna persona può tacere dinanzi alla realtà che stiamo vivendo in questi ultimi anni a Gallipoli, dove l’insipienza di qualche dirigente pubblico determina casi così gravi nel settore del rispetto della memoria storica.
E’ da cinque anni che, forse noiosamente per qualcuno, stiamo focalizzando l’attenzione dell’opinione pubblica su questo sperpero di denaro pubblico per realizzare un intervento così determinante per la morte del nostro antico maniero.
Chissà quanti musei della pietra, del mare, della pittura, della scultura potrebbero trovare migliore sistemazione nel Castello restaurato!!!  
Con i miliardi a disposizione riusciremmo a realizzare, in contemporanea, il restauro del Castello, il Museo della Pietra, ripristinando il fossato con l’isolamento del Torrione della Vedetta e le storiche mura frontali.
Il periodo amministrativo che stiamo vivendo è effettivamente difficile per addivenire ai risultati da noi auspicati. La mancanza  di una Amministrazione cittadina complica maledettamente le cose, perché siamo costretti a richiedere ad un Rappresentante esterno la soluzione degli errori gravissimi compiuti dai Rappresentanti della Città negli anni passati. E’ importante che le decisioni dell’attuale Commissario straordinario, in questi pochi mesi della sua ulteriore permanenza nella Città, non siano di ostacolo  alla soluzione da noi auspicata, soluzione condivisa dalla totalità dei Concittadini e dai rappresentanti di tutte le forze politiche da noi interpellate.
Certamente la nuova Amministrazione eletta saprà farsi carico di una giusta azione riparatrice con una variante in corso d’opera per addivenire alla ‘ rinascita del Castello, con il ripristino del fossato, l’isolamento della Torre di vedetta e la salvaguardia delle mura e del frontone del Mercato con lo stemma della Città’..
Questo risultato qualificherà in maniera significativa l’offerta turistico-culturale del centro storico della ‘città bella’.

Luigi GIUNGATO