Ritorno al mare

Son partite dal Rescue Center dell’Acquario di Napoli per tornare nel  mare del Salento, dove erano state ritrovate in assai precarie condizioni di salute. Erano state rinvenute  sulle spiagge o anche in mare aperto, colpite da imbarcazioni, ferite da ami o da fiocine o da altri strumenti da pesca come le reti.
Alcune avevano ingerito accidentalmente una lenza, che fuoriusciva dalla bocca e era  legata ad un enorme  amo  da palangaro incastrato nelle faringe oppure erano rimaste troppo tempo sott’cqua imbrigliate nelle reti. Su altre, fortemente debilitate, le analisi effettuate hanno poi riscontrato tracce di cadmio, rame, selenio zinco ed anche mercurio ingeriti mangiando  prede, a loro volta inquinate.
Ad attendere le 21 tartarughe sulla spiaggia di Punta Suina, a sud di Gallipoli, nel Parco Naturale Regionale Isola S.Andrea-Litorale Punta Pizzo, c’era tanta gente proveniente da ogni parte del Salento;  ma soprattutto c’erano bambini e ragazzi che con grande naturalezza e disinvoltura, propria della loro età, nel riaccompagnare le tartarughe in mare, hanno creato una piacevolissima aria di festa coinvolgendo le autorità civili e militari, i  genitori, i docenti e tutti gli adulti a vario titolo intervenuti.
Tale avvenimento si è svolto nell’ambito della Manifestazione, ormai giunta alla settima edizione,  “Appuntamento con il Mare - Tutela e salvaguardia dell’ambiente marino” organizzata dal Centro Studi Cetacei di Gallipoli, dall’Acquario della Stazione Zoologica "A.DOHRN" di Napoli, dall’Associazione Salento Ambiente di Gallipoli, con la collaborazione della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Gallipoli, e col patrocinio del Comune di Gallipoli.
Le tartaurghe ritornate in mare appartengono alla specie Caretta caretta, la tartaruga marina più comune nelle acque italiane, classificata come "endagered" nella lista rossa delle specie a rischio d'estinzione dall'IUCN (International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources) ed inclusa dalla Unione Europea nell'Annex II della Direttiva habitat tra le specie prioritarie, la cui conservazione nel Mediterraneo richiede speciali misure di protezione.  
Erano state rinvenute nel corso del 2004, 2005, 2006  e del corrente anno al largo delle coste salentine, successivamente affidate alla Capitaneria di Porto e al C.S.C. di Gallipoli.
In particolare, tre di queste tartarughe (Schizzo, Matamata e Honda) furono trovate spiaggiate lungo le coste ioniche nel periodo gennaio-marzo 2004, infreddolite in precarie condizioni fisiche ed erano dei piccoli nati da poco. Infatti, la lunghezza del lopro carapace non superava gli 8 centimetri e pesavano meno di un ettogranmmo!
Questi ritrovamenti, insieme ai precedenti simili avvenuti sempre a Gallipoli nel 2002, 2003. e per la prima volta nel Mediterraneo,  sono da considerare di notevole valore scientifico. Infatti dopo essere state curate, nutrite e debitamente riabilitate, queste tartarughe sono ritornate nel mare di origine avendo raggiunto una lunghezza di poco inferiore  ai  50 centimetri ed un peso di 12 Kg!
Delle carette rimesse in mare, 12 erano state ritrovate fra il marzo e l’agosto del corrente anno nelle acque ioniche salentine. Fra queste spicca per le notevoli dimensioni di 120 cm quella ritrovata dalla Squadra Nautica della Questura di Lecce nei pressi della Montagna Spaccata. Oltre al “Poliziotto di mare” sono ritornate in mare Feppi, Olli, Frappe, Giulia, Strascico (rinvenuta nelle reti a strascico), Fontanelle (incappata in un amo proprio nelle vicinanze della sede della Vecchia Tonnara di Gallipoli), Enza, Sant’Andrea (incappata nelle reti a largo dell’omonima isola gallipolina).
Una volta recuperate, le tartarughe erano state ricoverate presso il Rescue Center dell’Acquario della Stazione Zoologica “A. Dohrn” di Napoli, che è un Ente Pubblico di Ricerca  di  elevato livello, finanziato dal Ministero della Ricerca Scientifica all’avanguardia per lo studio, la cura e la riabilitazione dei rettili marini e punto di riferimento internazionale per la formazione di ricercatori di varie università ed enti di ricerca scientifica.
L'obiettivo principale è quello di contrastare la diminuzione delle popolazioni di tartarughe marine nel Mediterraneo, reintroducendo in mare, in aree idonee, gli animali curati e riabilitati , dunque ancora in grado di riprodursi.
La reintroduzione in mare è da considerare la tappa finale del percorso di ricerca e studio finalizzato alla salvaguardia della biodiversità del Mediterraneo che da anni viene condotto dagli Enti coinvolti in questa Manifestazione: la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera, il Comune di Gallipoli, il Corpo Forestale dello Stato, la Squadra nautica della Questura di Lecce, il Servizio Veterinario ASL/LE di Gallipoli, il Comando dei Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia Municipale, la Polizia Provinciale e la Protezione Civile tutti operanti nel territorio di Gallipoli e del Salento ed il cui supporto si è rivelato in tutti questi anni indispensabile e fondamentale per il buon esito dei risultati.
La filosofia di fondo è che senza conoscenza non c’è salvaguardia e, quindi, si deve incraggiare una sempre maggiore conoscenza del mare  e della sua complessità ecologica nella convinzione che esso non è un mero elemento oleografico o paesaggistico, ma che da esso dipende la sopravvivenza della nostra Terra.
In tal senso ai ragazzi occorre affidare un messaggio incisivo e diretto, ma semplice. Saranno loro che dovranno gestire le risorse di questa terra, e sicuramente quelle naturali ricoprono un ruolo importante non solo dal punto di vista economico ma soprattutto da quello della qualità della vita.
Il vedere ritornare nel loro ambiente naturale quei forti animali del mare, è stata occasione non solo di grande coinvolgimento emotivo, ma anche di sentita partecipazione. Forse un giorno, mi auguro non troppo lontano, qualcuno dei ragazzi avrà la fortuna di vedere qualche Caretta tornare a nidificare proprio su una spiaggia di Gallipoli, o vedere passare qualche "hatchling", piccolo nato da poco, sotto le arcate del Ponte seicenteso come capitò a me tanti anni fa, ma questa è un'altra storia.

Giorgio CATALDINI