L'agonia del tonno

Scrivo con la franchezza tipica del pescatore  gallipolino.
Tanti anni fa ho pescato quattro tonni, un’esperienza vissuta in crescente sofferenza.
Ricordo un giorno di calma piatta, riuscì ad allamare un tonno di 100 kg. tondi tondi.
Con la sua forza mi trasportò fuori per alcune miglia e solo dopo mezzora incominciai a recuperare la lenza. Bracciata dopo bracciata lo sforzo fu così intenso che i miei avambracci si gonfiarono come una camera d’aria. Ero tanto stanco che non riuscivo più a stringere le mani; sapevo che non potevo fermarmi e che dovevo tirare a qualunque costo. Guadagnando lenza metro dopo metro incominciai a vedere la sagoma del pesce che saliva dal fondale, era enorme.
Quel giorno ero solo in barca e temevo di non farcela a issarlo a bordo.
Tra un pensiero e l’altro tiravo la lenza cautamente. Il pesce si avvicinò lentamente alla murata della barca, presi il raffio e sferrai un colpo e subito era a galla.
Rimasi a braccia penzoloni attaccato al raffio, non volevo mollare quel pesce  che con tanto sacrificio avevo issato dal profondo blu del mare. Pian piano le forze mi lasciavano, mi sentivo mancare l’aria, stavo per svenire,dovevo necessariamente bere.
Allungai un braccio presi la bottiglia mezza piena e bevvi tutto d’un fiato. Ripresi forza, vidi i gabbiani girarmi  attorno quasi volessero aiutarmi, pensai al famoso libro scritto da Hemingway. Non volevo perdere il mio pesce, mi feci forza e con uno scatto di reni
lo issai a bordo; il pesce era ancora vivo.
Noi due stesi sul paiuolo ci guardammo negli occhi quasi a significare che eravamo stati forti tutti e due. Nacque una forma di enorme rispetto tra me e il tonno; smisi di fare quel tipo di pesca perché il tonno da quel giorno fu considerato da me un amico troppo valoroso.
I tonni sono pesci fortissimi, velocissimi, dei veri corridori del mare. Simpaticamente li definisco “pesci locomotiva” quando abboccano all’amo sono cosi veloci che il filo scorrendo nella vaschetta fischia, appunto come una locomotiva.
Noi a Gallipoli i tonni li pescavamo con la lenza a mano, senza l’ausilio di canne o mulinelli molto costosi, un sistema arcaico ma molto economico.
Il tonno, pesce istintivo, si può incontrare in alcuni mesi dell’anno anche sotto costa, attacca tutti i tipi di pesci con una ferocia inaudita; predilige il pesce azzurro, come: sardella, sugarello, vope, palamite, occhiate, aguglie, lampughe, e tombarelli.
Un giorno ricordo, mentre stavo pescando a bolentino,  passarono sotto la barca alcuni tonni di grossa taglia; provai un’emozione indescrivibile, sentì la barca girare su se stessa, tanto fu il movimento della corrente creato dalle grosse pinne caudali e dalla
enorme coda a mezzaluna.
Mio padre, pescatore di grande esperienza, e di indiscutibile saggezza mi diceva che i tonni provengono dall’atlantico e seguono la corrente calda, si dirigono verso la costa dove trovano un habitat ideale per la fecondazione delle uova e la loro schiusa.
Poveri tonni quanti pericoli, quante insidie devono superare durante la loro traversata: le spadare, la pesca industriale, i pescatori sportivi, e le tonnare volanti che si avvalgono dell’ausilio di pescherecci con reti a circuizione, solcano i mari alla ricerca del branco assistiti da elicotteri che scrutano dall’alto la superficie dell’acqua per individuarli.
Questa ultima pratica, peraltro poco selettiva, determina una mattanza di giovani tonni e forse la fine del tonno stesso. Tuttavia anche se queste insidie saranno superate quando arrivano in prossimità,della costa c’è l’ultimo inganno che li attende, ossia, la tonnara
fissa ancorata su un impianto ben strutturato al fondale.
Tramite questo tipo di pesca, secolare, molti tonni sono stati strappati dal loro habitat naturale.
Povero tonno, una specie che sta in serio pericolo di estinzione, a causa dello sfruttamento intensivo e indiscriminato, senza alcuna regola, con un retroscena subdolo e con la regia dei Giapponesi molto golosi del “sushi e sashimi" di tonno.

Antonio VINCENTI