Gallipoli, difendiamo la memoria storica!

E’ urgente una educazione diffusa per il rispetto della nostra ’memoria storica’, perchè Gallipoli non può essere ulteriormente oltraggiata con le scelte irrazionali che stanno distruggendo il ricco patrimonio culturale tramandatoci lungo l’arco dei secoli.
Se il nostro habitat culturale fosse più vitale e responsabile non si agirebbe con tanta superficialità, ma si studierebbero con la dovuta ponderazione le scelte architettoniche da attuare sulle testimonianze artistiche.
E’ incredibile la provvisorietà del ‘fare’ messa quotidianamente in atto; basta vedere come sono state tappezzate di cassette telefoniche le storiche mura o in quale stato di sporcizia e degrado si trovano la Torre di San Giuseppe, la Torre di San Giorgio, la Torre della Purità, la Torre del Ciraro, il Bastione di Santa Vennardia e la Torre di San Luca che ospitano le fontanelle pubbliche!
Nella programmazione di interventi significativi sul territorio, e particolarmente nel centro storico, deve essere applicata una rigida normativa di salvaguardia.
Per contribuire in modo concreto ad una tale presa di coscienza, vogliamo evidenziare alcune recenti realizzazioni che hanno determinato soluzioni non adeguate alla nostra realtà urbana e aprire un dibattito culturale.

L’antica fontana!
Finirà presto l’agonia della ‘fontana greca’ perché sono stati programmati ed avviati i lavori di restauro. Un cammino difficile e rischioso che richiederà un intervento altamente qualificato per le precarie situazioni di stabilità e i danni provocati a tutto il manufatto, in particolare alle sculture, dall’usura del tempo e dall’aerosol marino.
Il ‘rilievo architettonico’, eseguito dall’architetto Simonetta Previtero, ha messo in tutta evidenza lo ‘status’ attuale; ora quel rilievo è stato apposto lungo le impalcature che racchiudono il prezioso monumento. Mentre è da elogiare la sensibilità dimostrata dalle Amministrazioni comunali per la volontà di recuperare il ‘simbolo della città’, è necessario, tuttavia, sottolineare che non c’è stato un percorso chiaro nell’iter amministrativo, che richiedeva certamente una maggiore ponderazione.
Si era partiti con la convinzione che l’intervento poteva essere realizzato accettando l’offerta di sponsorizzazione di due imprese (Rankover e Leopizzi), senza che il Comune dovesse sostenere alcun gravoso impegno. Ora, invece, per poter addivenire agli auspicati risultati prende corpo un discorso più realistico che impegnerà con importanti contributi finanziari il Bilancio comunale.
Per interventi qualificativi di monumenti di così grande rilevanza storico- culturale tutte le Amministrazioni pubbliche impostano percorsi più efficaci, perché sanno che è indispensabile coinvolgere il Ministero dei Beni Culturali e la Regione Puglia che, con le modalità e le strutture ad hoc predisposte, avviano un processo di finanziamento per la erogazione dei fondi necessari con il rispetto delle procedure di gare ad evidenza pubblica.
Nel nostro caso, anche se c’è stato il coinvolgimento della Sovrintendenza regionale, l’iter seguito non ha rispettato i canoni usuali. Dopo aver accolto con entusiasmo l’offerta delle sponsorizzazioni che prevedevano un restauro quasi gratuito, salvo qualche ridotto contributo del Comune, si è passati da un iniziale impegno di spesa di Euro 100.000 ad un successivo atto deliberativo che ne prevede 300.000. Il tabellone che elenca tutte le professionalità impegnate non è stato opportunamente aggiornato; infatti figura ancora un direttore che da qualche anno non appartiene al gruppo di lavoro..
Quale è stato il ruolo svolto dal Consiglio comunale in questi cinque anni, dal 2002 al 2007, per il restauro dell’ antica fontana ?
Noi siamo stati solerti nell’informare la cittadinanza di questa importante iniziativa e continueremo a farlo sino a quando si concluderà il completo restauro. Speriamo che ciò avverrà in tempi ragionevolmente brevi, il termine dei lavori è previsto per il 30 novembre 2007, per poter ammirare il prezioso monumento, simbolo di Gallipoli.
Il Commissario prefettizio che segue il percorso avviato dalle Amministrazioni comunali saprà salvaguardare con particolare cura l’iter burocratico, eliminando eventuali difficoltà e garantendone una corretta gestione..
Qualche conferenza pubblica che illustri il cammino nelle varie fasi, sia quelle fatte sia quelle da compiere, non sarebbe fuori luogo, data la specificità dell’eccezionale intervento!

Il Mercato addossato al Castello!
Il giorno 31 luglio 2007 (sic) è divenuto un giorno storico: tutti i cittadini hanno potuto finalmente conoscere i lavori che interesseranno il ‘Mercato addossato al Castello’, com’è il progetto, chi sono i tecnici progettisti e i direttori, qual è l’impresa che li eseguirà.
Dopo tanti mesi dall’assegnazione dei lavori, la Città è stata messa al corrente su questo intervento che non servirà a far rinascere il Castello, come era stato dichiarato a suo tempo sulla stampa: i tanti miliardi, infatti, saranno spesi per trasformare l’attuale Mercato in un Museo della Pietra.
Il cartellone non riporta alcun riferimento a deliberazioni del Consiglio comunale e sino al 31 luglio 2007 non c’era alcun Consigliere comunale che conoscesse cosa si sarebbe eseguito. Certamente l’accordo di programma sarà stato deliberato dalla Giunta municipale ma l’iter seguito sino alla data della gara d’appalto è completamente sconosciuto.
Non discutiamo del bel progetto, tecnicamente all’avanguardia, redatto da ottimi tecnici, ma è senz’altro fuori luogo, estraneo al complesso, certamente idoneo ad essere realizzato in altro contesto sia ambientale sia architettonico, insomma in altra realtà urbana.
Certamente gli illustri progettisti concorderanno con noi che nel centro storico devono innanzitutto essere recuperate, con urgenza, le più elementari strutture del passato;che non si può, senza colpo ferire, ignorare il Castello angioino abbandonato nel sonno più profondo, intervenendo, invece, sulla riqualificazione del Mercato, che per oltre cento anni ha precluso la visione dell’antico maniero. Questa struttura dovrebbe essere demolita, isolando il Castello con il ripristino del vecchio fossato. Siamo in molti a sognare di poter ammirare lo splendido torrione angioino.
I commenti della cittadinanza e dei tanti turisti e visitatori estivi che hanno potuto vedere il progetto del ripristino del Mercato sono improntati a grande sgomento.
Nessuno è riuscito a giustificare il comportamento della Sovrintendenza ai Monumenti che non ha aperto un dibattito tra gli specialisti delle antichità per corroborare con specifiche decisioni tecniche tale iniziativa. Quali Amministratori comunali o dirigenti hanno gestito la vicenda senza sentire il dovere di informare la Cittadinanza su questo discutibile intervento urbanistico?
Nel numero di “ANXA” del mese di giugno avevamo rivolto un appello al Commissario straordinario, che regge attualmente la gestione del Comune di Gallipoli, per la convocazione di un Convegno di studio su "questo intervento urbanistico".
Il silenzio del Rappresentante del Comune è stato rotto dall’apparire, dopo tanti mesi, del tabellone che illustra il progetto, ma non si conoscono quali saranno le tappe successive: i lavori proseguiranno dopo la pausa estiva secondo il progetto assegnato alla ditta o invece si farà spazio ad un discorso di più ampio respiro su "il destino del grande Castello di Gallipoli"?
Le modalità della progettazione, della gara d’appalto, dell’avvio dei lavori dovrebbero essere tutte di dominio pubblico, altrimenti si concede spazio a ipotesi e teoremi che mal si adattano ad una Comunità civile, specie durante una gestione commissariale.
Certamente l’aver apposto il tabellone che illustra i lavori è già l’inizio di un importante segno di chiarezza.

La "Torre civica"!
Per questo intervento nessun tabellone è stato apposto prima e durante l’esecuzione dei lavori per informarne la Cittadinanza. Quando l’opera è stata ultimata e sono state tolte le impalcature abbiamo ammirato la ‘nuova ‘Torre civica’ ; ma non si conosce la ditta che l’ha eseguita né chi l’ha progettata e diretta. Sarebbe opportuno far conoscere all’intera cittadinanza le differenze rispetto a prima del restauro, quali sono state le novità che sono subentrate, quanto è costato e da chi è stato deliberato e finanziato l’intervento.
Le avventure subite dalla ‘Torre dell’orologio’ non sono poche, a partire dall’antico orologio che, installato nel 1518 sotto il sindacato del nobile Lombardi; ospitava le statue rappresentanti due schiavi i quali, con i loro martelli, battevano le ore sulla campana fusa dal maestro Patitari.
La ricostruzione della nuova torre, agli inizi del XVIII secolo, quando fu aggiunto un piano con un’altra campana del maestro De Mitri, cambiò l’antico aspetto conferendole più slancio ed importanza. Gli interventi nei secoli successivi hanno modernizzato gli antichi meccanismi dell’orologio cancellando con troppa facilità e sicumera le tracce del passato.
Il recente restauro ha modificato completamente l’immagine della vecchia torre: nel quadrante superiore che ha ospitato nei secoli passati l’orologio è stata dipinta una meridiana; il vecchio quadrante del precedente orologio è stato sostituito da uno più grande, che stenta ad inserirsi nell’apposito riquadro, con i numeri delle ore che traboccano, tanto che sembra poggiato in via provvisoria in attesa della sua definitiva sistemazione. Forse anche ’il gallo’ dello stemma civico, realizzato durante il sindacato del Roccio nel XVIII secolo, si sarebbe potuto mettere in più bella evidenza dipingendolo con i vivaci colori del gonfalone civico.

Il Teatro Garibaldi!
Relativamente a questo restauro si ipotizzano future difficoltà di agibilità della struttura per la mancanza delle prescritte uscite di sicurezza volute dalla legislazione vigente per i cinema ed i teatri. I lavori progettati dovevano essere ultimati il 21 settembre 2007, come recita il tabellone esposto all’ingresso, a meno che questo bel salotto cittadino, nato col nome di "Teatro del Giglio", costruito nel 1825 nell’antica "Corte Grande" comunicante con Palazzo Balsamo, non debba svolgere soltanto il ruolo dell’incompiuta o del grande assente nel panorama artistico della nostra Città.
Nell’anno 1874 divenne teatro comunale e fu ristrutturato dall’ing. Oronzo Bernardini, che aveva realizzato a Lecce il Teatro Paisiello, con la partecipazione degli ingegneri gallipolini Gregorio Consiglio e Giacomo Pantaleo.
Negli anni seguenti fu provvisto della facciata neoclassica e di un foyer ed arricchito con decorazioni in legno dei maestri gallipolini Salvatore Buccarella, Luigi Epifani e Francesco Nocera, finemente dorate dai maestri napoletani fratelli Tuvoli.
Fu inaugurato nell’anno 1879 con la rappresentazione lirica del maestro gallipolino Gaetano Briganti. Chiuso da oltre trenta anni, alla fine degli anni ’70, il completamento del restauro doveva essere ultimato nel mese scorso. Quando saranno terminati i lavori il teatro sarà agibile?
Molte volte sono state evidenziate, anche da parte degli Amministratori, ma, nonostante questi avvertimenti, i lavori sono proseguiti senza che da parte dei progettisti e del Comune committente venisse data l’assoluta garanzia della inesistenza dei pericoli paventati e la certezza sulla funzionalità come teatro.
Queste considerazioni le scriviamo con l’unico scopo di offrire la nostra collaborazione, per un discorso di impegno culturale, onde pervenire a soluzioni di ‘qualità’ ed evitare le ripetute cadute di stile che si verificano, ad ogni piè sospinto, nella Città quando si attuano interventi che riguardano l’arredo urbano.

Se questo discorso sembra troppo pessimistico, di seguito, ne elenchiamo altre:
L’incompiuta del "Museo diocesano", lungo via Antonietta de Pace, che attende di vedere risolto il problema delle barriere architettoniche, per consentire a tutti, anche ai diversamente abili, la visita al Museo.
Il basolato del "Mercato ittico", nel cuore della Città vecchia, che dimostra una grave imperizia nella esecuzione della pavimentazione della piazza, con affossamenti e sconnessioni che creano acquitrini e pozzanghere, con il grave disagio delle fogne che quando esplodono ricoprono di puzzolenti liquami la piazza, nel bel mezzo del percorso tra il ristorante e le zone di vendita del pesce e dei frutti di mare.
Il restauro di Palazzo Balsamo, storica sede del Comune, interessato lo scorso anno da lavori di restauro, con pitture e arredi di pessimo gusto, che hanno ignorato la preziosità del complesso. Come sarebbe stato significativo realizzare questo intervento ridando al Palazzo la sua storica immagine e cancellando l’attuale configurazione che testimonia la superficialità ed il disinteresse delle rappresentanze civiche.
E’ forse l’esempio più eclatantedella situazione di degrado culturale.
Riusciremo ad interrompere questa triste tendenza, che dura da anni, invertendo la spirale perversa del sottosviluppo culturale presente tra noi?

Luigi GIUNGATO