L'incaglio della corazzata Andrea Doria

Il 27 giugno del 1901 il monotono tran tran della vita quotidiana di Gallipoli subisce un sussulto. L'attenzione generale di tutta la popolazione gallipolina si sposta verso il mare della riviera di scirocco. Al largo la corazzata Andrea Doria rimane incagliata nella sabbia durante alcune  manovre nel corso di esercitazioni per il lancio di siluri.  L'evento viene ripreso dalla Domenica del Corriere,inserto del Corriere della Sera, del 14 luglio 1901 con una illustrazione a colori su disegno di A. Beltrame.
Riportiamo qui di seguito l'articolo all'interno della rivista.

L'incaglio della "Andrea Doria"

"Mentre la seconda divisione della nostra squadra trovavasi nelle acque di Gallipoli per le ordinarie esercitazioni, la nave di battaglia di 1 classe Andrea Doria, Comandante Calì, (varata nel 1885) incagliava, il 27 giugno, a un miglio da Torre dell'Ovo, su un fondale di m. 5,80 non segnato, sembra, su le carte idrografiche. Accorsero tosto, in suo aiuto la Morosini, la Dandolo, la Sardegna ed altre navi, ma le operazioni di discaglio furono lunghe e difficili, anche perché i cavi di ormeggio si strapparono durante gli sforzi fatti.! L'ammiraglio Palumbo, comandante in capo della squadra fu sul posto: però visto che i giorni passavano invano e che il pricolo di danni diventava sempre maggiore, si ordinò di allegerire la Doria del combustibile ed eventualmente delle artiglierie. L'insolito avvenimento richiamava ogni dì la popolazione di Gallipoli su la spiaggia per assistere alle faticose operazioni di sbarco e di tiraggio.
"Finalmente la sera dell'8 corr. la Andrea Doria veniva strappata dall'infido posto,  e recavasi subito a Taranto per la constatazione delle avarie. Il dispendio causato dall'incidente non può non essere rilevante. Può interessare di sapere che la Doria pesca m. 9,15, che è lunga 100 metri, che disloca 11294 tonnellate, che le sue macchine hanno la forza di 10.000 cavalli, che ha 492 uomini di equipaggio e 34 ufficiali, e che finalmente essa figura nel calendario generale per il corso approssimativo di venti milioni di lire."

La corazzata apparteneva alla classe Ruggiero di Lauria. Costruita su progetto elaborato dal Generale Micheli è derivata dalla classe Caio Duilio. Varata nel 1885, prese il mare nel 1891 al comando del Contrammiraglio De Liguori e nel 1895 fece parte della formazione navale alla inaugurazione del Canale di Kiel. Destinata alla Forza Navale del Mediterraneo, toccò più volte i vari porti del Medio oriente e nel 1907 venne dislocata a Venezia come sede dipartimentale e nave scuola per fuochisti.Il 1° maggio del 1911 venne posta in disarmo a Taranto e utilizzata come nave caserma fino al 1915 quando venne trasferita a Brindisi e adibita a difesa costiera. Terminate le ostilità della Grande Guerra, nel 1919 venne definitivamente radiata. Armamento: 4 pezzi da 431 mm. 2 pezzi da 152 mm 4 pezzi da 120 mm. 2 pezzi da 75 mm. 10 pezzi da 57 mm. 17 pezzi da 37 mm. 5 tubi lanciasiluri La costa, dove avvenne il naufragio della corazzata è bassa e rocciosa, frapposta ogni tanto da spiaggette sabbiose. Lungo la costa spicca Gallipoli edificata su di un isolotto dominato dal Castello. L'isolotto è circondato da una secca rocciosa, (Secca del Rafo) e da numerosi scogli affioranti.
Ad un miglio si trova Torre dell'Ovo in località di Maruggio in prov. di Taranto. Località dominata dalla costruzione imponente di una delle torri costiere più complesse di tutta la costa salentina. Il suo mare accoglie i resti di una delle attività pescherecce mediterranee piu' antiche e famose: la tonnara. La pesca dei tonni è ormai stata abbandonata da circa 30 anni, ma sul fondale di Torre dell'Ovo sono ancora presenti le grandi ancore che facevano da zavorra alle reti disposte per la cattura. Il mare le ha ormai rivestite con le sue incrostazioni monoliti di varie dimensioni (molti in posizione eretta) che rendono l'area del tutto singolare e conferiscono all'immersione un'interessante connotazione di unicità. Nella stessa area e' possibile visitare la cosiddetta "prateria pietrificata".

Cosimo PERRONE