Iconografia di San Luigi Gonzaga in Ruffano

Antica e piuttosto prestigiosa, la iconografia di S. Luigi Gonzaga in Ruffano, che va dal 1713 al 1849 per quanto concerne le opere di raro interesse artistico; e fino alla prima metà del Novecento per quanto riguarda le pregevoli statuine di cartapesta sotto campana di vetro, in buona parte di scuola napoletana.
Il culto in Ruffano per il 'Santo Giovane' (morì a soli 23 anni) è in particolar modo incentrato nell'antico rione greco del paese, dove si venera una statua cartapestata di buona fattura e di bottega leccese, nella ottocentesca chiesa della Madonna del Buon Consiglio.
Già nel 1713 Valerio Margoleo, nell'edificare nella Chiesa matrice di Ruffano l'altare dell'Immacolata, la cui macchina sontuosa è fortemente influenzata dagli stilemi dell'arte zimbalesca, incastonava in quell'altare una statua lapidea di San Luigi Gonzaga, capolavoro d'arte scultorea che per primi ammirarono i cittadini ruffanesi del Settecento.
La statua, in alto del retablo dell'altare, è accompagnata da altre tre, raffiguranti altrettanti santi della 'Compagnia di Gesù': S. Ignazio di Lodola, S. Francesco Borgia e S. Francesco Saverio.
L'impianto dell'altare lo aveva voluto il committente, dott. Giuseppe Grassi, in ricordo di un suo antenato che aveva indossato l'abito dei gesuiti.
Giuseppe Grassi era stato l'ultimo dei medici Grassi, o Grasso, in Ruffano: una dinastia di seguaci di Esculapio che va dal Cinque al Settecento, con Altobellus Grassus Lupi filius, Altobelli nepos, et medicus hodie optimatus, nemini secundus, genuit multos.
Ma più di lui genuit multos il figlio Francesco, (cui Ruffano ha intitolato una via del centro storico nell'antico borgo di S. Foca), laureato, come il padre, alla Scuola Salernitana, nonché libero docente negli atenei di Napoli e di Pavia. Dal matrimonio con Livia Pipino era nato Giuseppe, il medico più insigne di Terra d'Otranto nel Settecento, tanto che il vescovo di Lecce, Antonio Pignatelli, divenuto poi papa col nome di Innocenzo XII, lo aveva nominato medico personale.
La tela del Santo dei Gonzaga, che qui si pubblica per la prima volta dopo il restauro a cura ditoni Creanza e Teresanna Loiodice della scuola di restauro di Altamura, fa parte di una quadreria privata trasferita da Parabita a Ruffano. La tela, infatti, è stata dipinta in Parabita per la cappella della Madonna del Buon Consiglio della casina Paradiso. Non è opera di un grande4 artista, ma è rara perché è di scuola salentina, e perché racchiude in sé tutti gli elementi della breve vita del Santo.
L'umiltà del marchese Luigi Gonzaga, espressa nella tela con la corona marchionale capovolta, passata poi con il feudo al fratello Ridolfo; la purezza espressa nel candore del giglio; il cilicio della penitenza; la croce stretta affettuosamente al petto; il teschio della meditazione della morte e della caducità delle cose terrene, sono tutte qualità del figlio primogenito di don Ferrante, marchese di Castiglione delle Siviere e di donna Marta Tana Santona da Chieri nel Piemonte.
La breve vita del Santo si svolge dal 9 marzo 1568 al 20 giugno 1591. Benedetto XIII nel 1726 lo ascrive tra i Santi, e nel 1729 lo costituisce patrono principale della gioventù cattolica.
Nota storica
Il casato dei Gonzaga, è stato presente nel Basso Salento dal Cinque al Seicento. I marchesi Gonzaga erano feudatari di Specchia Preti, e spesso in lotta con i baroni Filomarino di Ruffano per via dei confini del Bosco Belvedere che lambiva i due feudi, tanto che Scipione Filomarino in quel bosco per poco non rimediava una archibugiata da parte di un gabellotto della marchesa.
In pieno Cinquecento, donna  Camilla Gonzaga sposa Alfonso Granai Castrista, marchese di Atripalda e conte di Copertino. Dopo i festeggiamenti per le nozze, durati un mese, la nobildonna viene a soggiornare nei castelli di Copertino e di Parabita, di cui il nobile consorte era proprietario. Il culto in Ruffano per San Luigi Gonzaga è stato praticato, fino a pochi anni or sono, dalla Confraternita della Madonna del Buon Consiglio, con luminarie, concerto bandistico, processione, fuochi d'artificio e fiera. La festa si svolgeva nel rione S. Foca. Oggi si pratica solamente la festa religiosa e la processione.

Aldo DE BERNART