Breviario di Platone

SAGGIO FILOSOFICO DEL CILENO SERGIO VUSKOVIC ROJO

Fu a metà degli anni '80, precisamente il 1986, che Sergio Vuskovic Rojo mi consegnò per la prima volta i suoi scritti inediti su Platone, rivelandomi di averli pensati e cominciati a stenderli materialmente al tempo in cui egli si trovava recluso nel presidio militare impostogli dalla dittatura cilena, Conchi, la cittadina sita nella cordigliera delle Ande al confine col nord. Non a caso quel manoscritto di allora, che ancora oggi conservo, è intitolato "Platone in Conchi/ Analisi di tutti i dialoghi di Platone".
Vuskovic Rojo, che dal 1971 al settembre 1973, su nomina del Presidente Salvador Allende, era stato nominato sindaco di Valparaiso,  dopo il golpe militare, venne espulso dal suo paese per la prima volta nel 1976 trovando asilo politico in Italia, paese nel quale rimase per oltre undici anni come insegnante di filosofia presso l'Università degli studi di Bologna. Nel 1988, fece definitivamente ritorno in patria e qui, dopo quasi un decennio, nel 1996, diede alla luce questo suo importante scritto filosofico che, con mia sorpresa, apparve con un nuovo titolo, quello di "Breviario di Platone". Del perché del cambio del titolo, il prof. Vuskovic me lo ha spiegato qualche anno dopo, asserendo che la nuova titolazione dava meglio il senso alla sua opera. Si trattava cioè di un testo che proprio come gli antichi "breviari", quelli composti da capitoli ben compendiati, spiegava meglio l'opera dialogica del grande filosofo ateniese.
Quei manoscritti, in lingua spagnola, li ho tenuti sempre a portata di mano nella speranza di trovare un giorno l'occasione per farne una traduzione e quindi una degna pubblicazione in Italia. Poi, sono passati gli anni, e pure i decenni, ma quella occasione mai si verificò. Era grande la responsabilità della traduzione.
Oggi, finalmente, grazie ad un giovane scrittore e poeta triestino, Paolo Ghiotto Marin, anch'egli amico personale del filosofo cileno, che bene ha tradotto e curato il testo, l'opera è stata finalmente pubblicata (aprile 2007) anche in Italia dalle Edizioni del Leone di Spinea - Venezia. Si tratta di un libro stampato con della buona carta, un buon formato (in-8°) e per complessive 288 pagine.
Nel "Prologo", Agustin Squella, nel 1996 rettore dell'Università di Valparaiso, afferma: «Conobbi Sergio Vuskuvic quando era sindaco di Valparaiso, nei convulsi anni cileni che segnarono l'inizio della decade dei settanta, mentre lavoravo a pochi isolati dall'edificio che il municipio occupa nella Via Condell del nostro porto. Gli studi della televisione, dove ero impiegato allora, non si trovano più nello stesso posto [?]. Sergio, quando si recava negli studi televisivi, lo faceva per rilasciare interviste e, sin dal primo momento, quest'uomo mi colpì per la bontà del carattere, per certe battute piene d'umorismo e l'assenza di qualsiasi stonatura, in un impiego che, a quel tempo, inorgogliva tutti coloro che lo gestivano: l'impegno nei confronti dei più poveri. Il colpo di stato del settembre 1973 strappò lui dalla municipalità e  me, subito dopo, dalla scrivania del canale televisivo» (pp. 5-5).
Nello specifico del libro, Squella aggiunge: «Non mi considero nemmeno lontanamente un esperto dei dialoghi platoniani e sarebbe davvero pretenzioso da parte mia giocare con l'analisi che Sergio Vuskovic ha distillato nel suo lavoro. Egli sostiene che per una qualche strana casualità i breviari di Platone hanno sempre accompagnato le vicissitudini della sua esistenza, le opere di Platone marcano la sua vita in maniera importante, e ciò che riesce al libro è proprio mostrare questo segno distintivo, orgoglioso e umile allo stesso tempo» (pp. 6-7).
Ne "La motivazione personale", l'autore spiega poi i motivi che lo hanno indotto a scrivere "Breviario di Platone": «Il primo libro di filosofia classica - scrive Vuskovic - che lessi molti anni fa durante le lezioni tenute nel liceo 'Eduardo de La barra', dal professore Don Emilio Ramirez, fu proprio "Apologia di Socrate". Lo lessi come una novella e le pagine scorrevano con la medesima scioltezza dell'acqua che, dopo aver irrigato i giardini de 'El Generalife' nell'Alambra, se ne scenda a Granada, o con la medesima facilità con la quale i lenti rigagnoli del Lautaro, giù nella Frontiera meridionale del Cile, levigano le pietre facendo nascere muschi. Sensazione che ritrovai, tempo dopo, nell'ascoltare i "Concerti Brandeburghesi" di Joahann Sebastian Bach: un'acqua che scorreva senza difficoltà nel color verde. Da quei giorni convivo con la seduzione platonica, con l'acqua che scivolando crea vita, e con la traduzione musicale di Bach. Successivamente lessi gli altri dialoghi e il loro insieme mi provocò un'inquietudine, l'oscura questione del perché queste pagine - scritte così tanto tempo fa - continuassero ad ammaliarci come se l'autore fosse un nostro contemporaneo. La risposta non la si può trovare soltanto nell'attrazione poetica che stimola, o nell'alto livello della sua creazione artistica, ma soprattutto perché propone problematiche urgenti agli uomini moderni, anzi, sembra sollecitarci soluzioni con la medesima premura proposta 2500 anni fa ai cittadini della polis di Atene, primi fra tutti gli allievi dell'Accademia. Alla fine ebbi la possibilità di rileggere tutti i suoi dialoghi a Conchi» (p. 15).
Dopo l'introduzione, Vuskovic Rojo entra nel corpo vivo del libro introducendo le proprie riflessioni sui dialoghi platoniani con una prima panoramica pertinente la filosofia greca presocratica; alla luce della contemporaneità analizza la Scuola di Mileto e i suoi primi filosofi naturalisti Talete, Anassimandro, Anassimene; affronta i testi poetici e mitici di Senofane di Colofone, e la Scuola eraclitea della contrapposizione degli elementi complementari quale motore del movimento universale; la Scuola di Empedocle di Agrigento con i suoi quattro elementi primari della natura (terra, acqua, aria e fuoco); la Scuola di Anassagora, precursore del dualismo; la Scuola atomistica di Democrito, la Pitagorica, per ritornare ad analizzare nuovamente i massimi sofisti quali Protagora e Gorgia; e solo dopo ciò comincia l'analisi dei dialoghi, il primo dei quali - scelta questa non casuale - 1. "Critone" o, come egli scrive nel sottotitolo «o Il dovere del cittadino». Da questo punto in punto "Breviario di Platone" si dipana attraverso l'arguta analisi vuskovichiana che la troviamo sintetizzata nei sottotitoli dei capitoli, che sono: 2. "Eutifrone" «o Sulla pietà», 3. "Lachete" «o Sul valore in quanto coraggio», 4. "Ione" «o Giudizio su poeti e rapsodi», 5. "Protagora" «o Sulla virtù», 6. "Carmide" «o Sulla sapienza», 7. "Liside" «o Sull'amicizia», 8. "La Repubblica" «o Sulla Speranza e Funzione utopica», 9. "Gorgia" «o Sulla retorica», 10. "Menone" «o Indizi sulla Teoria delle Idee», 11. "Eutidemo" «o contro gli inganni dei sofisti minori», 12. "Ippia Minore" «o Sulla volontà e il male», 13. "Ippia Maggiore" «o Sulla Bellezza», 14. "Cratilo" «o Sulla precisione dei nomi», 15. "Menesseno" «o Sui discorsi funebri», 16. "Il Simposio" [tradotto da Emidio Martini come "Il Convito"] «o Sull'amore», 17. "Fedone" «o Sull'immortalità dell'anima» - qui l'autore fa una pausa introducendo un capitolo relativo all'esperienza del proprio vissuto, che intitola "L'esperienza esistenziale della paura e del dolore" - riprende poi l'analisi dei dialoghi platoniani con 18. "Fedro" «o Le tre vie dell'estasi», 19. "Parmenide" «o Sulla Teoria delle Idee» - intermezzo riflessivo personale con un capitolo dedicato a "La Scuola di Megara" - 20. "Teeteto" «o Sulla scienza» - altro intermezzo su specifiche esperienzialità personali con "Le distinte specificità culturali", quindi 21. "Il Sofista" «o Sull'Essere», 22. "Il Politico" «o Sulla regalità», 23. "Filebo" «o Sulla relazione tra il piacere e il bene», 24. "Timeo" «o La cosmogonia universale» - altro intermezzo riflessivo assai caro all'autore su "Tesi per un'analisi della religione al giorno d'oggi" - quindi 25. "Crizia" «o Su Atlantide», 26. "Le Leggi, analisi dello Stato di Fatto" o «"La valorizzazione dei miti"», 27. "Settima Lettera" o "La àgrapha dògmata o l'oralità dialogica" - altra riflessione personale su "La Filosofia come esperienza vissuta" - quindi l'ultima analisi sull'unico monologo platoniano, 28. "Apologia di Socrate".
Da questa summa di capitoli si vede quanto ampio sia stato lo studio dedicato dal filosofo cileno all'opera dell'Ateniese. Dell'intero corpus dell'opera platoniana, notoriamente conosciuta come composta da 35 titoli, le opere di Platone che da Vuskovic Rojo non hanno avuto uno specifico capitolo sono: 1. "Alcibiade", 2. "Alcibiade secondo", 3. "Ipparco", 4. "Gli Amanti", 5. "Teagete", 6. "Clitofonte", 7. "Minos".
Sono noti gli argomenti di queste opere non direttamente considerate dall'autore cileno. Nell'"Alcibiade", Platone affronta il tema del «conosci te stesso», nell'"Alcibiade secondo" il tema della follia, nell'"Ipparco" il tema del vero guadagno, cioè «il bene dell'uomo», ne "Gli Amanti" il tema della determinazione del concetto e dello scopo della filosofia, nel "Teagete" il tema della sapienza nel governare, nel "Clitofonte" il tema di come acquisire la virtù non a parole ma con i fatti, nel "Minos" il tema del buon legiferare.
Eppure vero però che leggendo "Breviario di Platone" tutte queste tematiche sono ampiamente affrontate e analizzate da Vuskovic Rojo, il quale completa il suo bel libro con altri capitoli, di cui è bene fare cenno. Nella parte iniziale, dopo il "Prologo" di Squella, di cui ho già detto, v'è una pagina di Francisco Sazo, professore di filosofia e componente del gruppo musicale "Congreso" che, in "Una promessa palpitante", scrive: «È nel passaggio della sua [di Sergio Vuskovic Rojo] ammirazione per il pensatore greco, nel sentiero del dialogo intavolato, nella meditazione e pertinenza delle sue accertate e profonde analisi che riconosciamo la generosità di questo suo fondersi, quale gesto entusiasta che illumina di nuova forza la riflessione classica. Probabilmente, perché come il suo maestro ateniese, Don Sergio sa di sradicamenti e congiure, sa di peripli e di quell'ansia - che lo onora - rivolta a una libertà alcionica per questa idea fondamentale: fare sempre il possibile affinché gli uomini vivano meglio, essendo migliori. Quanto Platone, Sergio Vuskovic sa che la libertà, orizzonte sempre possibile, si ottiene grazie all'itinerario che il saggio, impegnato nella verità, prepara» (p.8).
Letterariamente stupenda è poi la "Prefazione/ Lettera al Greco" (pp. 10-13) del grande poeta e scrittore cretese Nikos Kazantzakis che, in un canto di neo omerismo, ritrae la sua amata Grecia, l'Attica, l'Acropoli, il Partenone che, concludendo, così descrive: «Ricordo il giorno in cui, completamente iniziato, mi soffermai di fronte al Partenone, e il mio cuore fremette. Quale trionfo si stagliava di fronte, cooperazione della mente e del cuore, che risultato sublime dello sforzo umano! La spazialità aveva vinto, le nozioni del piccolo e del grande erano scomparse nello stretto parallelogramma magico disegnato dall'uomo, l'infinito vi entrava comodamente e riposava. Anche il tempo era stato vinto: l'istante pieno di grazia si era convertito in eternità» (p. 13). Ancora una pagina dedicata al Partenone. Vuskovic Rojo la riprende dal quotidiano «Il Mercurio», di Santiago del Cile, a firma dell'accademico francese René Huge che scrive: «La poesia annuncia la scienza» (p. 14).
Nella parte finale del libro, l'autore aggiunge alcune considerazioni sulla forma della scrittura di Platone, la dialogica e l'altra - unica in tutta l'opera platoniana - in forma di monologo, nella "Apologia di Socrate". Infine, con "Ad ogni generazione il proprio Platone", l'autore ci vuole dire che il grande filosofo ateniese non è pietrificato nel tempo e nello spazio, al contrario, egli è vivo e continua a far parlare di sé in ogni epoca e in ogni situazione e per ciascuno di noi.  
Chiudendo questa nota sul "Breviario di Platone", non posso dimenticare l'amore culturale di Sergio Vuskovic Rojo, quello per la poesia che qui, in questo suo libro, apre e chiude i testi. A p. 9, egli - come "Invito" - cita tre versi di Kostantin Kavafis: «Quando partirai nel viaggio verso Itaca/ spera che il viaggio sia lungo/ ricco d'avventure, colmo di conoscenza». A p. 282, altri tre versi - questa volta come "Congedo" - del Premio Nobel 1979 Odisseas Elytis: «Me ne vado con uno sguardo/ ampio sguardo dove il mondo torna a essere/ bello fin dall'inizio nella dimensione del cuore».

Maurizio NOCERA