Appunti di viaggio

Da Gallipoli a Capo Nord - Più a nord di gran parte di Siberia e Alaska (2° parte)

Per arrivare a Capo Nord dobbiamo ancora percorrere oltre 1.800 chilimetri; attraversare il Circolo Polare Artico, entrare in territorio lappone e visitare posti interessanti. La E75 è la strada che percorreremo per circa 1.500 chilometri prima di entrare in territorio norvegese. Man mano che ci allontaniamo da Helsinki ed entriamo nella vastissima zona dei laghi che comprende tutto il centro sud della Finlandia, scopriamo che il territorio è un immenso mondo di fiaba. La natura incontaminata, le forti emozioni visive a cui i nostri occhi sono sottoposti in continuazione per le bellezze, esaltate dalla luce straordinaria del sole di mezzanotte, che mai avevamo immaginato di vedere, ci lasciano dire che siamo immersi in un mondo incantato; un mondo affascinante in cui il matrimonio dell'acqua con la terra, che si sbriciola in numerosissimi laghi e laghetti, per la pace che esso infonde, è il luogo magico in cui l'uomo facilmente si può incontrare con la propria anima. Viaggiamo per ore ed ore senza stancarci mai, non vogliamo perdere niente di quanto la natura ci offre. Vagabondiamo senza incontrare anima viva, tant'è che la presenza di un viaggiatore in bicicletta ci "obbliga" a fermarci. E' un nostro connazionale, che partito dal sud Italia tre mesi prima, è diretto a Capo Nord. La sua bici, equipaggiata di tutto quanto può necessitare per la sopravvivenza, è l'orgoglio di questo stravagante viaggiatore. Ci chiede, senza mezzi termini, un caffè che gli prepariamo volentieri; ride sempre ed è felice di come sta andando il viaggio. Dopo un pò di allegra ed ironica conversazione sul suo modo di girare il mondo, lo salutiamo con un forte in bocca al lupo. Intanto sono trascorse molte ore da quando abbiamo lasciato Helsinki per cui pensiamo di fermarci. Per il parcheggio dei campers abbiamo solo l'imbarazzo della scelta; ci sistemiamo lungo la sponda di uno dei tanti bellissimi laghi; sono le ore 23 ed è ancora luce. La temperatura mite e il colore del lago dagli effetti cromatici surreali ci invogliano a sistemarci all'aperto per il ristoro. Tutto intorno fin dove arrivano gli occhi è un incanto. La pasta e fagioli, ottima, a quelle latitudini è tutta un'altra cosa; ne consumiamo in abbondanza. L'Oban, poi, sempre presente nei nostri cuori, troneggia al centro del tavolo in attesa di "farsi sentire". Quella notte nessuno del gruppo riuscirà a dormire tranquillo, vuoi per l'assenza totale del buio, vuoi per le forti emozioni a cui siamo stati sottoposti. Il giorno seguente di buon ora riprendiamo il viaggio con destinazione Rovaniemi. Arriveremo verso le 17, stanchi ma sempre contenti e motivati di come procedono le cose. A Rovaniemi vive Babbo Natale. Lungo la strada che dal centro storico conduce all'aeroporto, proprio dove passa la linea teorica del Circolo Polare Artico, si trova il villaggio di Santa Claus, la sua residenza urbana, perchè l'abitazione vera e propria si trova sulle montagne chiamata "Grandi Orecchie", grazie alle quali Babbo Natale ascolta i desideri dei bambini di tutto il mondo. Nella baita di legno Santa Claus in persona, vestito con la divisa "d'ordinanza" bianco-rossa e regolare barba candida, accoglie il nostro gruppo al completo per la foto ricordo al grido di "avanti spaghetti". Immancabile il gran numero di souvenirs con tanto di ufficio postale per il timbro originale. Rovaniemi è una cittadina moderna; importante è il suo museo Arkticum, dedicato alla cultura Sami e alle civiltà che vivono nelle regioni artiche. Notizie sulla vita quotidiana di un tempo le abbiamo visitando il museo forestale della Lapponia. Intanto nella grande piazza del centro storico, attraversata dalla lunga striscia bianca con all'interno la scritta, nelle diverse lingue, Circolo Polare Artico 66°- 32°- 35°, una gran folla di turisti fa a gara per farsi fotografare con le gambe a cavallo della stessa, a dimostrazione dell'avvenuto attraversamento del Circolo Polare Artico. Noi non siamo da meno e ci immortaliamo a vicenda nella classica  medesima posizione. A Luosto, e più esattamente in cima ad una collina antistante, si trova una miniera di ametista: varietà di quarzo molto preziosa di colore violaceo, l'unica in Europa. Proseguendo in direzione nord, a Tankavaara visitiamo il museo dell'oro e una vasta zona riservata alla sua estrazione, dove ciascun visitatore potrà cercarlo sotto la guida di professionisti del settore. Importante sapere, per chi si dovesse trovare da quelle parti che nella prima decade del mese di agosto si tiene il campionato finlandese di lavaggio dell'oro. Il tratto di strada che abbiamo attraversato sinora da Rovaniemi a  Tankavaara e a proseguire sino ad Inari, ricade tutto su territorio lappone.
La regione dei lapponi, o meglio dei sami, si estende a nord del Circolo Polare Artico e sul territorio di quattro stati: Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. Ospiti cocciuti di una terra inospitale, dove gli inverni sono rigidissimi, la lunga notte artica dura due mesi e la neve copre tutto per circa 200 giorni l'anno, i  lapponi finlandesi sono ridotti oggi a circa duecentomila. Hanno conservato solo in parte la loro cultura tradizionale: la religione animista, il nomadismo al seguito delle renne e i coloratissimi abiti tradizionali che ormai indossano nelle festose sagre di paese. La presenza delle renne, sinora sporadica, man mano che ci siamo addentrati nel territorio lappone è diventata sempre più numerosa: a mandrie si spingono sino a valle occupando ponti e gallerie rendendo difficile se non pericolosa, la circolazione delle autovetture. A Urho Kekkonen, paesino situato in territorio particolarmente selvaggio, siamo attratti dalla presenza  di una grande mostra naturale permanente all'aperto; la fermata è obbligatoria. Sistemiamo i campers nelle immediate vicinanza e, dopo esserci rinfrescati un po', incominciamo a visitare tutto il complesso, che circondato da una sterminata foresta di conifere, dà un'immagine molto suggestiva del posto. Gli animali selvatici, la vegetazione rigogliosa, la presenza della cultura sami e la vita rurale aiutata dalle renne, costituiscono l'elemento più significativo della mostra. Tutto questo mi porta a pensare che finchè ci saranno i campi sui quali le renne pascolano, finchè ci sarà l'acqua nella quale vivono i pesci, finchè ci sarà il suolo e il terreno dove la selvaggina si può nascondere, i lapponi avranno la consolazione di vivere su questa terra selvaggia, impervia ed inospitale. Intanto una donna, con in testa il suo copricapo tradizionale, ci invita a visitare la sua enorme tenda: dimora abituale. Costruita a mò di tenda pellerossa, a forma conica, ha un'altezza di circa sette metri , un diametro di cinque ed il vertice aperto sì da consentire, al grande braciere sistemato al centro, di bruciare perfettamente e dare all'intera famiglia quel calore necessario per sopravvivere al freddo dell'inverno glaciale. E' molto felice di fare la nostra conoscenza; con grande interesse mi chiede se è vero che in Italia la temperatura, durante i mesi estivi, raggiunge i +30°. Alla mia risposta che essa può raggiungere anche i +40° e oltre, rimane fortemente meravigliata, quasi scioccata. Alla fine ci invita a comprare qualche souvenir: scegliamo dei coltelli dalla lunga impugnatura  e dalla lama molto corta, pelli di renna e di capretta. Poi, dopo aver fatto le foto di rito, ci saluta con un grande sorriso. La visita della mostra è un continuo shopping, c'è di tutto: dalle bambole con i costumi della Lapponia ai piatti e scodelle di legno intagliato, dai coltelli da caccia di varie misure ai berretti a colori vivaci, e poi giacche di feltro, pantofole con il pelo di renna, tappeti di piccole dimensioni tessuti a mano, pullover per i rigori dell'inverno, passamontagna, guanti in pura lana, ceramiche e cristalli. Alla fine, storditi  dalla vista di tanti oggetti, torniamo alla base. Il giorno seguente, sempre di buon ora, partiamo per Karigasniemi, cittadina di confine con la Norvegia e ultima in territorio lappone. La giornata è bella; il sole che splende all'orizzonte, filtrando attraverso il bosco di betulle che corre parallelo alla strada, sembra volerci spiare in continuazione. Da Karigasniemi proseguiamo sino a Kafjord, da dove prendiamo il traghetto per Honningsvag che raggiungiamo in tre quarti d'ora di navigazione. Honningsvag è la cittadina più a nord della Norvegia e la più vicina a Capo Nord; è molto importante per la storia della sua chiesa antica che durante il periodo della ricostruzione fece da casa alla popolazione. Sono passate molte ore da quando abbiamo lasciato Karigasniemi e il paesaggio è notevolmente cambiato: le vette montane appuntite hanno lasciato il posto ad altre più arrotondate, il verde è diminuito a vista d'occhio come pure la temperatura. Siamo ormai in pieno ambiente naturale di Capo Nord. Il comune di Capo Nord  conta circa 3.500 abitanti, si trova in zona subartica e molto vulnerabile dove, durante i mesi estivi, pascolano tranquillamente migliaia di renne e dove la natura ha così tanto tempo a disposizione che un fiore può impiegare "un'eternità" prima di sbocciare. Man mano che proseguiamo lungo la E69 che ci conduce sino in cima al promontorio, lungo tutta la radura, le tracce lasciate dalle automobili, i resti dei falò e la rimozione di pietre per fare cumuli di sassi, lasciano impronte che dureranno per molto tempo. Una camminata è un ottimo modo per scoprire l'isola, ma dobbiamo fare attenzione, perchè lì dove camminiamo ci sono molte piante e specie di uccelli di mare vulnerabili. Anche noi costruiamo il nostro cumulo di pietre: è di buon auspicio per un viaggio di ritorno. Proseguiamo lungo una strada che è tutta un continuo di curve e dossi: sembra un grosso serpente che si insinua su un territorio impervio e selvaggio. Dopo aver percorso molti chilometri decidiamo di fermarci anche perchè siamo stanchi ed affamati. Mangiamo tortellini con polpette e gustiamo un ottimo dolce fatto a casa. Il mattino seguente, di buon'ora, ancora mezzi addormentati, non prima di aver preso il solito buon caffè che ci aiuta molto a riprenderci, ripartiamo per raggiungere il promontorio. La giornata è pessima: una fitta pioggerellina unita ad un forte vento gelido proveniente dall'artico, rende la visibilità impossibile. I pochi chilometri che riusciamo a percorrere ci stancano molto, anche perchè, man mano che saliamo su per la montagna, la fitta pioggia e il vento diventano sempre più ostili. Proseguire in quelle condizioni è impossibile; nel camper il silenzio, frutto della paura, è assoluto, decidiamo perciò di fermarci. Mentre siamo fermi, sperando che qualcosa ci indichi che stiamo procedendo nella direzione giusta, una raffica di vento spazza via quella fittissima nebbia facendo apparire, come per magia, a poche centinaia di metri, una costruzione con una grande scritta: NordKapp. Eravamo finalmente  arrivati a Capo Nord. Il cuore, che prima aveva raggiunto facilmente le nostre gole, era tornato nel suo sito naturale: la paura era passata. Dopo aver pagato il dovuto pedaggio per l'accesso all'estremità del promontorio, raggiungiamo subito la zona del grande parcheggio, dove sistemiamo i campers a ridosso di altri al fine di evitare il più possibile le forti raffiche di vento che provengono dall'Artico e che, chissà da quanti giorni, stanno spazzando tutto il promontorio. Ancoriamo gli automezzi con puntigliosa precisione e, tant'è la gioia di trovarci nell'estrema propaggine della terra, più a nord di buona parte delle terre della Siberia e dell'Alaska, che pensiamo di fare subito una breve ricognizione del luogo, ancor prima di organizzarci per una ricca cena. Ammiriamo estasiati questo strapiombo sul possente oceano glaciale che ispira soggezione: il nulla infinito è davanti a noi. Il vento molto forte e la temperatura rigida non ci impediscono di proseguire nella ricognizione che comunque non può essere che breve. Con il passare delle ore, però, le condizioni meteo diventano sempre più proibitive; decidiamo perciò di rimandare il tutto ai giorni successivi e di rientrare ai nostri campers che a vederli da lontano con gli altri sembrano tante spighe di grano in balia del vento. Tutta la notte è un continuo divertimento; la gioia è grande, non solo per l'obiettivo raggiunto, ma anche per il fatto che crediamo di essere stati i primi, se non gli unici, gallipolini ad aver realizzato un viaggio così impegnativo ed interessante. Capo Nord, il punto più occidentale d'Europa, è un angolo di mondo di eccezionale magia, nonché un osservatorio privilegiato per ammirare il "sole di mezzanotte" o, per essere precisi, il sole che non tramonta mai. Qui, infatti, a soli cinquecento metri sul livello del mare, il sole si ferma non riuscendo a toccare mai l'orizzonte. Lo spettacolo, per i più fortunati come noi, è incredibile: una palla di fuoco sfiora l'oceano artico creando un'affascinante atmosfera. Il fenomeno è visibile dall'11 maggio al 31 luglio ed è come se il giorno durasse oltre due mesi e mezzo. L'effetto ha del surreale. Non si rischia il ridicolo se qualche ora dopo la mezzanotte ci si infila gli occhiali da sole. Dopo le due del mattino, infatti, il sole inverte la rotta e come se avesse terminato la "siesta", risorge, tanto che alle ore cinque è già giorno pieno. Dopo, con il passare dei mesi, il sole scompare sempre di più sino a quando non arriva la lunga notte,senza più un'alba all'orizzonte. Questo secondo fenomeno è tipico dell'inverno. Per tutta la giornata è un continuo fotografare, da tutte le angolazioni, il nudo strapiombo alto e rigido;è uno splendido spettacolo della natura; una della più grandi attrattive del Grande Nord legato alle condizioni meteorologiche momentanee. Buona parte della giornata la trascorriamo all'interno della grande Nord Kapp Hall, da dove ammiriamo, attraverso la grande ed alta vetrata, tutto il possente oceano. Intanto a centinaia i visitatori fanno la fila davanti all'ufficio postale per l'acquisto di cartoline con francobolli del luogo e annullo speciale. Tutto l'ambiente è eccezionalmente bello: bar e ristoranti sono stracolmi di gente. Non mancano i negozi che espongono i prodotti tipici dell'artigianato del Grande Nord. C'è anche un piccolo museo dove sono esposti e ben conservati strumenti, attrezzi ed abbigliamento delle varie epoche, utilizzati dai pescatori dell'artico. Nell'anfiteatro di questo grande complesso turistico, che si estende per oltre cinquemila metri quadrati ancorato alla spaventosa scogliera, abbiamo l'opportunità di assistere ad un suggestivo cortometraggio di questa magica terra dedicato in particolare al sole di mezzanotte. Girato in elicottero e proiettato su un maxischermo tridimensionale, dà, allo spettatore, l'impressione di trovarsi sull'aeromobile ad esplorare quel meraviglioso mondo. Per tre giorni interi godiamo intensamente di tutte queste bellezze che ci emozionano al massimo. Il cielo, che si colora di mille sfumatura rosse, conferisce al paesaggio, alla natura e alla gente un'intensità tutta particolare. Essere avvolti da questa luce ci rende profondamente felici e consapevoli di essere in un altro mondo. La notte polare, poi, ha molti aspetti e gradazioni di colori di grande fascino. Non esiste pennello che riuscirà mai a riprodurre sulla tela l'incanto di quelle notti, nelle quali gli oggetti stessi sembrano emanare luce e i raggi del sole provenire, nello stesso tempo, da ogni parte e da nessuna. Come tutte le cose che hanno un inizio ed una fine, anche il nostro viaggio sta per volgere al termine. La mattina seguente decidiamo così di lasciare Capo Nord. La malinconia prende tutto il gruppo, ma il solo pensiero che fra pochi giorni saremo a Gallipoli, rende il tutto meno traumatico. Ritorneremo a Gallipoli attraversando tutta la Norvegia. Visiteremo per la seconda volta le isole Lofoten, dove per pura combinazione incontreremo amici isolani di vecchia data; attraverseremo splendidi paesaggi tra fiumi, ruscelli e mare; ascolteremo il fragore delle cascate e le mareggiate lungo la costa; ammireremo le bellissime isole, le ampie pianure e i ruscelli cristallini. Costeggeremo tutto il Sognefjorden, il fiordo più lungo del mondo, che si insinua nel territorio per oltre duecento chilometri. Viaggeremo per chilometri e chilometri tra mare, terra e cielo; tra montagne alte e verdi, senza incontrare anima viva, consci di fare parte anche noi di una natura eccezionale che, con tutto l'impegno che ci puoi mettere, difficilmente riesci a descrivere al meglio, perché sensazioni del genere si possono sentire soltanto nella realtà. Attraverseremo di nuovo il Circolo Polare Artico in una giornata dalle condizioni meteo proibitive. Rivedremo Bergen, una delle città norvegesi più belle, nominata la " porta d'ingresso "ai fiordi", le sue case in legno con il mercato del pesce e passeggeremo, ancora una volta, lungo le strette viuzze del centro storico. Attraverseremo il ponte sotto il quale passano le acque della fiabesca cascata di Latefoss che si mostra al turista in tutta la sua imponente bellezza. Da Kristiansand, poi, partiremo per Hirtshals in Danimarca, che raggiungeremo dopo quattro ore e mezzo di  navigazione. A Copenaghen è obbligatoria una visita al porto, dove è sistemata sul suo classico scoglio la famosa "Sirenetta", inconfondibile simbolo della città, fatta costruire a ricordo di una fiaba di Andersen. Attraverseremo tutta la Germania entrando in Italia dall'autostrada Monaco Verona. Si conclude così il diario di un viaggio che si fa solo una volta nella vita: un viaggio che tutti i camperisti dovrebbero fare almeno una volta nella vita.

Giuseppe PACCIOLLA