Esiste ancora la responsibilità

Durante un incontro di studio e formazione politica, organizzato dalla Federazione italiana donne arti professione affari (FIDAPA), la sua Presidentessa, nel presentare la relatrice di turno, On. Adriana Poli Bortone, ha fatto una coraggiosa ed inusuale autocritica, affermando di sentire il fallimento della sua generazione, che non ha saputo assicurare ai propri figli, lavoro ed opportunità nella terra in cui sono nati.
In un primo momento mi sono sentito estraneo a questa presa di responsabilità, dicendo a me stesso che sono stato fuori per oltre trent’anni, non solo dalla città natia, ma anche dalla regione e dalla nazione, ragione per cui non avevo nulla da rimproverarmi.
Ma la frase continuava a lavorarmi dentro quasi a farmi capire che non me la potevo cavare così a buon mercato, anche se la mente mi presentava e forniva argomenti difensivi di grande consistenza del tipo : cosa potevo fare di più una volta tornato, se non mettere a disposizione gratuitamente, tramite questo giornale, le conoscenze ed esperienze acquisite altrove, far capire che viviamo in una falsa democrazia, dove le decisioni importanti vengono prese da pochissime persone senza consultare la gente, descrivere a grandi linee come (non)funziona la burocrazia e la giustizia, intrisa di formalismi, paure e condizionamenti, descrivere la miopia e l’impreparazione della nostra classe dirigente, che subisce gli avvenimenti ma non riesce mai ad anticiparli, perché non capisce sé stessa e la realtà che la circonda ?.
Ed ancora come novello Don Chisciotte, che lotta contro i mulini a vento dell’egoismo e dell’indifferenza, spiegare come dovrebbe essere elaborato un piano regolatore comunale ed i suoi contenuti indispensabili, far conoscere le funzioni del demanio pubblico ed i diritti di ciascuno di noi su di esso, informare sulla necessità di fare i parchi pubblici e rispettare l’ambiente, non solo per la vita di ogni giorno ed il turismo, ma ormai per la sopravvivenza dell’umanità, ribadire il dovere di consultare le popolazioni sulle grandi opere che hanno incidenza sul futuro sviluppo di una comunità, affermare l’obbligo, espresso con largo anticipo rispetto alle decisioni comunitarie, di effettuare le valutazioni d’impatto ambientale per il rigassifigatore di Brindisi e l’alta velocità in Val di Susa, lanciare l’allarme a non dormire di fronte allo sviluppo di Cina, India ed Estremo oriente che rende centrale il Mediterraneo e quindi la Puglia ed il Salento, per cui occorre attrezzarsi in fretta con le infrastrutture per non perdere l’occasione irripetibile che ci si presenta (cfr. articolo Salento sveglia : la Cina è vicina, Anxa gennaio 2005, che anticipa il monito di Prodi ai pugliesi, in occasione della visita di Putin a Bari del marzo 2007: svegliatevi, svegliatevi, svegliatevi).
Io mi sento un democratico e vorrei che i problemi, a volte drammatici della gente, fossero risolti con tale sistema, ma il tragico è che la democrazia qui da noi non è stata ancora capita e digerita, ragione per cui l’unica arma che riesco ad usare è quella dell’informazione, nella speranza che la comprensione dei problemi riesca ad avvicinare le gente e soprattutto i giovani ad una democrazia matura e responsabile.
Cerco quindi di spiegare come dovrebbe funzionare un certo meccanismo e faccio contemporaneamente vedere come viene invece applicato nella realtà di tutti i giorni;
sta poi alla responsabilità di chi legge trarne le dovute conseguenze ed assumere gli atteggiamenti che ritiene più confacenti: ad es. fregarsene, criticare, pensare che sto inventando l’acqua calda, assentire ma stare fermo, essere d’accordo e dare il proprio contributo per l’indispensabile cambio…..
Allora riguardo la domanda iniziale se io sono responsabile, nei confronti delle future generazioni, devo rispondere in senso affermativo, seppur nei limiti delle mie modeste forze e possibilità, al contrario di molti politici che non entrano mai in conflitto con sé stessi e le proprie contraddizioni e non si sentono responsabili di niente, trovando più comodo addossare alla controparte politica tutte le colpe e le nefandezze di questo mondo, in un eterno e stucchevole gioco di scaricabarile che non diverte più nessuno.
Sono responsabile perché in un mondo d’irresponsabili ci deve pur essere qualche fesso che si assume questo onere e perché nonostante tutto ho ancora fiducia nell’essere umano, il che mi fa scoprire un ottimismo di fondo che non credevo di avere.
Per concretizzare questo esercizio di responsabilità, prendo questa volta come argomento il Piano regolatore  (PR) comunale e torno a spiegare, nel modo più semplice possibile quello che sta accadendo rispetto a quello che dovrebbe invece avvenire.
Il PR è lo strumento attraverso cui i cittadini decidono il futuro sviluppo della città, tenendo conto di quel che succede nel mondo, nella propria nazione, nella regione, provincia e paesi che si trovano nelle vicinanze.
Lo sviluppo futuro dev’essere sostenibile, proporzionato cioè alle capacità finanziarie ed ai limiti e vincoli spaziali, ambientali, energetici e normativi.
La prima domanda che ci si deve porre, elaborando un PR, riguarda la direzione da prendere e gli scopi da raggiungere, che devono essere coerenti con le caratteristiche sociali, territoriali, ambientali e climatiche.
E già qui sarebbe necessario fare alcune riflessioni, logicamente incomplete, prendendo come spunto il PR di Gallipoli, elaborato svariati anni fa, quando non erano ancora venuti drammaticamente alla ribalta problemi come l’effetto serra, con i terribili cambiamenti climatici che stiamo conoscendo ed il pericolo anzi la certezza che entro 60/70 anni, il territorio che adesso abitiamo, diventerà desertico.
A ciò si aggiunge l’emergenza geologica con i recenti crolli, l’inquinamento diffuso, il rincaro energetico con la necessità non solo di trovare fonti rinnovabili alternative, ma di cambiare radicalmente le nostre abitudini riguardo all’abitare, allo spostarsi ed al consumare, la carenza di suolo ed il suo conseguente rincaro, che rende problematico costruire alcune infrastrutture indispensabili ed esclude dalla possibilità di avere una casa, larghe fasce di popolazione.
Ed ancora la domanda, all’epoca non posta, lasciando il problema irrisolto, se la città debba basarsi sulla monocultura turistica o aprirsi anche ad attività mercantili, con il suo porto che in Italia è uno dei più vicini al Canale di Suez (che stanno raddoppiando) ed il suo entroterra che conosce nuovi dinamismi economici e commerciali.
Se si adotterà il PR elaborato tanti anni fa, la regressione ed il sottosviluppo della città sono assicurate; sarebbe come viaggiare in carrozza quando la maggior parte della gente si sposta in aereo, ragione per cui i nostri figli e nipoti continueranno ad emigrare per arricchire con le loro intelligenze, paesi meno stupidi di noi.
Si sprecherà infatti energia e suolo dove gli altri risparmiano, si distruggeranno i nostri gioielli paesaggistici e monumentali, aumenterà la sporcizia e l’inquinamento e la località non avrà più l’attrattiva e l’incanto che hanno attirato tanti turisti e visitatori.
Per evitare o quantomeno attenuare questa tendenza, occorrerebbe coinvolgere la popolazione, sentire le sue esigenze concrete, consultare persone oltre che competenti, culturalmente e moralmente ineccepibili, puntare sui servizi e sulla qualità della vita, recuperare veramente e non solo a parole il patrimonio storico, culturale e paesaggistico, incoraggiare il risparmio energetico e del suolo (elevando gli indici di costruzione senza urbanizzare nuove zone), aumentare le zone verdi fruibili tutto l’anno, strutturare una mobilità differente dall’attuale, basata sui mezzi pubblici e la metropolitana di superficie (che già esiste ma andrebbe migliorata ed ampliata), coordinare le opere e le infrastrutture con i paesi e le cittadine vicine……..
Per me responsabilità vuol dire informare la  gente sulle cose che conosco meglio, con tutta l’onestà di cui sono capace e sono altresì debitore di chi mi spiega bene e chiaramente le cose che ignoro; credo infatti che un pizzico d’umiltà e curiosità d’apprendere farebbe bene a tutti.

Fredy SALOMONE