Sulla morte del Natale

L'Idea di una ricusazione del NATALE, quello ovviamente creato  per il puro  incremento dei consumi di ogni genere, a detrimento della sua magia antica, e soprattutto del suo ancestrale sentimento di commemorazione della natività crisitiana, si è andata facendo strada già da un bel po'. Almeno dal 1959 con alcuni celeberrimi racconti di Dino Buzzati, primo fra tutti quello dal titolo TROPPO NATALE, nel quale gli animali del presepio stando in paradiso, e, rievocando la lontanissima notte, decidono di fare una corsettina sulla terra per vedere come gli uomini  rivivono quella festa. Ma se ne tornano quasi subito, col  pio bove letteralmente terrorizzato dalla frenesia indescrivibile della gente. Una denuncia, quella dell'autore de Il deserto dei tartari, delle distorsioni,degli adattamenti, delle dissacrazioni, delle applicazioni  ad libitum  che l'uomo  oramai ha fatto e fa di tutto. Senza scrupoli o pentimenti. Memorabili gli auguri scomodi di don Mazzolari, ripresi  in seguito dal presidente della Camera dei Deputati On.Benigno Zaccagnini e trasmessi ai signori parlamentari.
Da noi il grande vescovo e profeta don Tonino Bello non lasciava trascorrere un solo Natale senza picchiare sui temi della povertà, della autenticità del Cristo che viene, del degrado delle periferie e via così.
Più recentemente, nel 1991, è seguita la provocazione di un altro grande scrittore cattolico, Vittorio Messori, il quale, nel suo ABROGHIAMO GESU' BAMBINO, ha fatto la seguente proposta:
"La commemorazione del Natale? Spostiamola a  Ferragosto: negozi chiusi, tutti in vacanza. E fine del <<carnevale dicembrino>>". Ed aggiungeva: "La si sposti a quel Ferragosto, cioè, tornato ormai anch'esso del tutto alle sue origini pagane, ma ma che avrebbe almeno il vantaggio di intralciare gravemente lo scambio insopportabile di auguri e di doni, a causa della dispersione vacanziera  e della chiusura stagionale di negozi e magazzini". Così per lo meno si sarebbe tolta  al carnevalesco mercato dicembrino ogni "copertura cristiana".
Su quella scia si sono posti, successivamente, in tanti, tra cui Giovanni Invitto, Rendiamo non obbligatorio il Natale ("La Fera" 1995), Vittorio Zacchino, E se sopprimessimo il Natale"?("La Fera" 1996) al povero (che Gesù lo abbia in gloria) Ennio Bonea, C'era una volta un Natale che non c'è più ("La Fera"  1998).
Vi torno oggi  con questo "carme" che qui offro ai  lettori di "Anxa  News". Un altro  scavo amaro e corrosivo (segno di senilismo? di anticonformismo? Fate voi !)  su un tema da cui non riesco a distaccarmi. Che non ha  altra pretesa se non quella d'indurre a meditare chi avrà avuto la pazienza di leggermi.
Non rivolto, evidentemente,  a chi ha già in tasca il biglietto per le Canarie o per Cuba,o per chissà dove.  

IPOCRITE STRETTE DI MANO
EFFIMERI  ARMISTIZI
DI PERVICACI SCREZI;
COMMERCIO DI STRENNE
E D'INSIPIENZE AUGURALI
NEL SEGNO DI BETLEMME;
INCOMPOSTE RESSE
PER ACQUISTI IMMORALI
PRELUDIO D'INGORDI BACCANALI;
CODE INDEFESSE
DAVANTI  PRESEPI DOZZINALI;
AFFOLLATE MESSE
DI PENTITI SPECIALI
VOGLIOSI DI RISCATTARE
LATITANZE ANNUALI
SIMULANDO  SINCERI
SLANCI DEVOZIONALI.
 SU QUESTA OSCENA
SONORIZZATA VOCALE
MESSA - IN -  SCENA
UNIVERSALE
SEGUITIAMO A CELEBRARE
LA DIVINA NASCITA  INIZIALE.
MA ALLA TENERA  META
PIU NON CONDUCE
LA FIOCA COMETA
E LA SCIALBATA
FAVOLA CRISTIANA
MUORE SFRATTATA
DAL PAGANO BACCANALE.

Vittorio ZACCHINO