Mia Martini. Una cantante dimenticata

Domenica 16 luglio 2006, su iniziativa di Beniamino Piemontese, responsabile dell'Associazione ideale leccese "Osservatorio Annamaria Massari, Antonio Verri, Marianna Casto, Giorgio Di Lecce, Luigi Mura", e col patrocinio morale e la collaborazione dell'Associazione culturale gallipolina «Anxa Onlus», nella persona del suo Presidente, prof. Luigi Giungato, si è tenuta una riuscita e partecipata manifestazione dal titolo e commento «Ri/salpando per Bisanzio/ A Gallipoli: Percorso nel centro storico e lungo la cinta bastionata delle antiche mura (Chiesa della Purità, Cattedrale, Casa natale di Antonietta de Pace, Largo S. Antonio Abate, Palazzo Briganti, Bastione S. Vennardia, Chiesa delle Anime, Castello, Chiesia di S. Francesco da Paola ed ex convento, Antico Faro, Bastione e Chiesa di S. Francesco d'Assisi)».
Lungo il percorso di questa passeggiata nel centro storico, mi ha avvicinato qualche giovane gallipolino che legge il nostro periodico «Anxa News» ponendomi qualche domanda: «Ma perché la rivista non tocca mai problemi di attualità giovanile?»; e ancora: «Perché Anxa ha un circuito di interessi solo relativo al nostro antico circondario?».
Queste domande mi hanno fatto riflettere, per cui, a partire da questo numero della rivista, cercherò di affrontare problematiche che siano un po' più vicine agli interessi dei giovani, ma anche di quelli meno giovani. Recentemente ho comprato il libro "Mia Martini. La regina senza trono" (Alfredo Guida Editore, Napoli 2005), sulla cui p. 12 c'è una foto che subito attrae mi ha attratto: la cantante Mia, con i capelli tagliati al maschile, una frangetta che lambisce le folte sopracciglie nere, un sorriso che ti parla sincero e gli occhi, quegli occhi che ti guardano l'anima - Mia qui è più bella che mai - abbraccia un uomo giovane, con le labbra piegate a sorriso, il volto tirato a mitezza e gli occhi che guardano in basso, che trattengono una gioia insperata, ma tanto ricercata con amore, con passione e fedeltà. Questo uomo è Pippo Augliera (curatore del libro), il cercatore dell'oro vocale di Mia Martini, di quella sua splendida voce che ammalia, stupisce e che ti entra dentro nella carne, dentro gli interstizi dei sensi, sconvolgendoli nell'intreccio incredibile della ricerca della bellezza. Il canto di Mia è come il canto delle sirene che Omero inventò nell'Odissea per far ammaliare Ulisse. E Pippo Augliera, come d'altronde tutti noi, siamo rimasti ammaliati-colpiti da quella voce solare che, a disco ormai fermo, continua a percuotere i nostri timpani come un'eco edenica. Enrico De Angelis ha commentato la voce della cantante con queste parole: «La voce di Mia sonda in profondità, aggiungendo quel pizzico di turbamento, quello slancio inquieto che accrescono la canzone al di là della struttura» (p. 37).
Il curatore del libro, Augliera, ama la voce di Mia, le sue canzoni, le sue tournée, ma ha amato anche la Mia persona, riservandole nella mente lo spazio a lui più prezioso e segreto, che di solito è occupato solo dall'amica più cara. Per questo, ha ragione Federico Vacalebre quando, presentando il libro, scrive: «Queste pagine sono un regalo d'amore, un grazie doveroso da parte di chi sa quanta fatica e quanta passione, quanta vita e quante vite possano esserci dentro una canzone» (p. 9).
È vero, il curatore ha collazionato i testi del libro su Mia Martini intendendolo proprio come «un omaggio doveroso e affettuoso nei confronti di una tra le più amate e applaudite interpreti delle ultime generazioni» (p. 14).
Più di una volta egli ebbe occasione di incontrare la cantante. Ricorda il primo incontro del suo fans-club con la cantante alla stazione di Messina,  nel dicembre 1990, in occasione di un Telethon di beneficenza.
«Per la prima volta - scrive riprendendo un'intervista al club "Chez Mimì" - le chiediamo se è vera la voce che circola sulla sua ritrosia ad accettare i fans-club, visto che i due precedenti dedicati a lei hanno chiuso i battenti. / Lei, sorridendo e in maniera disarmante, risponde: "Chi l'ha detto? Non è che non sia d'accordo, anche perché questa vostra iniziativa mi fa piacere, è che non credo di meritare tutto questo"» (p. 55).
Da quel primo incontro nacque quello che poi diventò il mitico fans-club "Chez Mimì" di Messina, che in Italia vanta un bel po' di anzianità. Con il fans-club nacquero pure le bellissime fanzine (finora, anno XV dalla nascita, 2005, trentuno numeri) gli incontri con gli amici e le amiche di Mia, le ricerca delle sue canzoni ["Padre davvero" (45 giri); "Mia" (antologia Ricordi); "Il meglio di Mia Martini" (antologia Ddd); "Mi basta solo che sia un amore" (antologia Fonit); "Rapsodia" (antologia Fonit); "Minuetto" (singolo); "Piccolo uomo" (singolo); "Donna sola" (singolo); "Almeno tu nell'universo" (singolo); "Nel mondo una cosa" (album); "Il giorno dopo" (album); "Martini mia" (album); "Lacrime" (album); "Valsinha"; "Signora"; "La mia razza"; "Va' a Marechiaro"; "La costruzione di un amore"; "Stelle"] e dei suoi inediti (uno è stato rintracciato ultimamente, ed è stupendo: "Fammi sentire bella", dove la voce e il calore della cantante esplodono con l'incanto di un paradiso in festa), le iniziative che la ricordano, ed oggi, finalmente, anche questo splendido libro pubblicato dalla Guida di Napoli, editore che ha saputo dargli una veste tipografica tra le più belle per un genere di libri come questo. I giovani ne sono entusiasti e non fanno, come di soliti usano fare, passarsi l'un l'altro il libro dopo averlo letto, preferiscono piuttosto andare a comprarlo per averlo sempre con sé.  
Ma non solo i giovani apprezzano questo testo, tutt'altro perché, come nel caso di chi qui scrive, che giovane non lo è più, e con me tanti altri meno giovani, avere e leggere "Mia Martini. La regina senza trono" è un piacere, è come un ascolto della voce della cantante nel silenzio della mente, là dove toni e note si mescolano ai ricordi. Ad attraversare tutte le pagine del volume s'incontrano un'infinità di sorprese: sono tanti gli interventi e tutti sinceri, autentici, non di maniera: il già citato Federico Vacalebre (giornalista de «Il Mattino»), e poi Nantas Salvalaggio (scrittore), Ivana Zomparelli (giornalista di «Noi Donne»), Roberto Galanti (discografico), Antonella Ottolina (giornalista di «Anna»), Bruno Lauzi (cantante), Mietta (cantante), Paola Turci (cantante), Bruno Di Marino (cantante), Enzo Gragnaniello (cantante), Loretta Goggi (showgirl), Daniele Piombi (presentatore), Enzo Jannacci (cantante), Stefano Senesi (cantante), Mauro Magni (attore teatrale), Toto Torri (giornalista del «La Gazzetta», Enrico Ruggeri (compositore), Mango (cantante), Maurizio Giammarco (arrangiatore), Roberto Murolo (cantante), Nino Marchesano (giornalista), Peppe Ponti (giornalista), Gennaro Montuori (giornalista), Eva Desiderio (giornalista de «La Nazione»), Gianna e Giancarlo Bigazzi (autori di canzoni e compositori), Marco Falagiani (musicista), Marcello Accorsi (giornalista), Maurizio Fabrizio (compositore),  Giancarlo Parisi (musicista), Guido Harari (fotografo), Fernando Fratarcangeli (giornalista della rivista «Raro»),  Anna Checchi (giornalista di «Oggi»), Arrigo Cappelletti (giornalista),  Cristiano De Andrè (cantante), Dori Ghezzi (cantante), Fio Zanotti (arrangiatore musicale), Rossana Casale (cantante), Aida Cooper (cantante), Ron (cantautore), Giorgia e Michele Zerillo (cantanti), Mimmo Cavallo (compositore), Mario Rosini (pianista).
E non mancano altri interventi e prese di posizione come quelle di Loredana Bertè, Lucio Dalla, Sergio Endrigo, Mina, Ivano Fossati, Patty Pravo, Carmen Consoli, Renato Zero; Giorgia, Elisa, Domenico Modugno, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Gino Castaldo, Renato Serio, Fabrizio Zampa, Franco Califano, Rita Forte, Lino Banfi, Totu Cotugno, Alexia, Irene Fargo, Pippo Baudo, Fabrizio De Andrè, Mogol, Maurizio Costanzo, Mara Venier, Caterina Caselli, Adriano Aragozzini, Antonio Coggio, Andrea Lo Vecchio, Shel Shapiro, Gianni Morandi, Iva Zanicchi, Marcella Bella, Renzo Arbore, Carlo Verdone, Manuel Mijares, Claudio Baglioni, Mario Lavezzi, Nek, Eugenio Bennato, Fiorello, Dario Baldan Bembo, Biagio Antonacci, Luigi Albertelli.
Come si vede si tratta di uno spaccato quasi intero del mondo della musica leggera italiana degli ultimi quarant'anni e mi accorgo solo adesso che l'elenco di citati è lunghissimo, ma andava ugualmente riportato per constatare la ricchezza del volume che oltre alle tante, tantissime foto, tutte belle e significative, riporta pure una lettera-testimonianza di Franco Battiato, indirizzata all'Associazione "Chez Mimì", nella quale scrive: «Aderisco all'iniziativa proposta [...] di intitolare già dalla 46° edizione del Festival di Sanremo che si svolgerà nel Febbraio '96 il Premio della Critica a Mia Martini» (p. 202).  
Tutto questo lavoro, ben raccordato nel volume, è stato raccolto da Pippo Augliera attraverso i resoconti dell'attività diretta del fans-club "Chez Mimì" di Messina, ma anche ripercorrendo su e giù l'Italia, come egli ha dovuto fare per rintracciare amici e amiche della cantante. Un lavoro quindi non indifferente, il cui risultato però dà la gioia di avere tra le mani un libro che farà storia. È sicuro che Mia Martini, seduta sulla più alta nube del cielo, non può che essere soddisfatta di ciò.
Certo, c'è da dire che per lei la vita non fu una passeggiata a cuor leggero, e non poche furono le amarezze che dovette soffrire. Già sappiamo di Luigi Tengo e a tal proposito non aggiungiamo nulla di più. Ma una cosa è sicura: la grandezza di Mia Martini è talmente stigmatizzata che il suo posto nella storia della musica leggera di tutti i tempi ce l'ha già, e questo lo si deve anche al bel libro di Pippo Augliera.  
A chiusura di questa riflessione, riporto una nota della stessa Mia Martini, che rilasciò nel 1990 a Carlo Assirelli per il fans-club "Chez Mimì" di Messina (nel libro è riportata alle pp. 46-47), nella quale è possibile sentire la forza e l'amore che la cantante aveva per la vita. È una nota nella quale è possibile sentire anche un senso di dolore, quello provocato spesso dalla spietatezza della discriminazione dovuta all'ignoranza. Mia però, da candido angelo dalle bianche ali, dimostra anche qui di saper sopportare l'abuso e l'affronto e il dileggio e, come madonna piegata sul colle del Golgota, parla (canta) con la sua voce che sempre incanta: «Nel '69 sono stata in carcere per una questione di hashish che mi hanno trovato e che non ho fumato, allora la droga era una parola che faceva molta paura: non c'era una distinzione fra detenzione e spaccio, quindi la cosa è stata abbastanza pesante, sono stata dentro per quattro mesi: Beh, è stata una esperienza importantissima, intanto per i rapporti umani. Io ho conosciuto in carcere un sacerdote, Don Fresi, una persona meravigliosa che mi ha aiutata ad avere un rapporto con Dio, che non avevo prima e l'ho mantenuto dentro di me. Mi ha fatto scoprire anche il valore della libertà e delle cose che abbiamo. Qualche anno fa ho tradotto un brano di Joni Mitchell, "Big yellow taxi", che diceva proprio che la gente guarda e parla ma non vede e non sente e si accorge delle cose che ha soltanto quando le ha perdute. Ecco, io tutto questo l'ho scoperto in carcere, cioè mi sono accorta, mi sono resa conto che ero ricchissima e non lo sapevo, che potevo guardare gli alberi, il cielo, respirare l'aria, sorridere, parlare con la gente, piangere, ridere, bagnarmi sotto la pioggia, tutte cose che non capivo e apprezzavo perché le avevo a portata di mano. Quando sono uscita dal carcere, mi ricordo sono andata ad aspettare la nave che mi portasse a Civitavecchia, sono entrata in un bar e ho preso un cappuccino. Questa era già una cosa pazzesca... sono uscita, c'era un diluvio pazzesco, ho bevuto questo cappuccino in mezzo alla strada, sotto la pioggia, guardando per mezz'ora tutta la gente che passava. Credo che sia stato il momento più intenso e più importante della mia vita...».

Maurizio NOCERA