Lettere a info@anxa.it

Carissimo,
siamo le Operatrici del Servizio Civile Nazionale impiegate presso la Biblioteca Comunale di Tuglie. Nostra intenzione sarebbe quella di arricchire il patrimonio librario del suddetto Ente con una Sezione interamente dedicata ad autori locali, in modo da comprendere le opere - storiche, artistiche e letterarie riguardanti ogni campo della vita sociale - dell'intero Salento. Le saremmo grate se ci fornisse indicazioni a riguardo ovvero notizie utili per preparare un'elencazione quanto più esauriente possibile, onde portare a compimento il nostro intendimento, degli autori ed editori gallipolini.
Confidando nella Sua cordiale disponibilità, porgiamo distinti saluti

Lì, 26.1.2007
Selene Buia, Manola Petruzzi, Paola Sperti
BIBLIOTECA COMUNALE DI TUGLIE
INFO: 0833 596521 - fax 597124
e-mail bibliotecamica@comune.tuglie.le.it


Cara associazione Anxa,
mi chiamo Federico Damonte e lavoro presso il dipartimento di linguistica dell'università di Padova. Mi occupo da qualche tempo di dialetti salentini, in particolare leccesi, e volevo conoscere meglio il dialetto gallipolitano.
Mi chiedevo se nella vostra associazione c'era qualche parlante nativo del dialetto, che avesse piacere ad aiutarmi con le mie ricerche. Si tratterebbe di tradurre dall'italiano in dialetto una serie di frasi. Abbiamo due questionari (che vi allego), uno breve e uno più lungo. Se possibile, sarebbe molto utile per me avere le traduzioni di entrambi i questionari.
Un cordiale saluto,

Federico Damonte


Caro Direttore,
sono "UN PESCATORE TARANTATO".
Una caldissima sera d'estate mi stavo divertendo con gli amici, cantando al caraoke, finita la serata decidemmo di andare ad ascoltare un gruppo di musica popolare che in occasione di una sagra estiva si esibiva a pochi chilometri da Gallipoli. Dopo tante peripezie (sapete come sono le sagre) trovammo un parcheggio non molto distante dal luogo in cui si esibiva questo gruppo di musica popolare, appena sceso dalla macchina, senti il suono dei tamburelli e la vibrazione dei sonagli, accelerai il passo lasciando alle spalle i miei amici, quasi attirato da qualcosa che non so descrivere, sentivo una corrente che mi spingeva verso la musica, mai prima dall'ora avevo avvertito sentori cosi strani. Capì dopo un attimo di smarrimento, che la pizzica aveva invaso il mio corpo, un'esplosione di energia, come una calamita mi attirava ad essa, allora non persi tempo mi tolsi le ciabatte inzuppate di sudore, tanto era la forte emozione, incominciai a ballare senza sosta, dopo oltre un'ora sentì la mano di un mio amico che mi scuoteva con energia e mi diceva ?ma non ti sei ancora stancato? mi fermai un attimo per riflettere e capì che dentro di me era esploso qualcosa di indescrivibile come se in me si fosse acceso un fuoco.
Non capivo perchè io, uomo di mare, figlio di pescatori, potevo provare una cosi forte emozione al suono dei tamburelli, riflettendo con calma trassi le mie conclusioni, non era altro che il veleno di quel maledetto pesce ragno che a causa della sua puntura velenosa mi fece star male per tre giorni. Quindi un ragno l'artefice di tutto questo?.un pesce ragno.
Ora capisco la sofferenza e il tormento che pervade il corpo delle tabacchine e di quante lavorano in campagna quando subivano il morso del ragno "Taranta"ed erano costrette tutti gli anni a recarsi da san Paolo a Galatina, per ricevere la grazia liberare cosi il corpo dallo spirito maligno attraverso un frenetico ballo all'incessante suono dei tamburelli .
Io pescatore per passione ora capisco perché ogni qualvolta che esco con la mia barca ricordo quel maledetto pesce ragno che mi punse provocandomi delle convulsioni e un dolore atroce in tutto il corpo, allora questo è sicuramente è il motivo per cui vengo attratto dalla pizzica.
Pertanto mi chiedo come mai per secoli non si è mai parlato del morso del pesce ragno che indubbiamente molti pescatori hanno subito, e inconsapevolmente ne hanno sopportato le conseguenze.
In effetti se facciamo un'attenta riflessione la terra e bagnata da due terzi dal mare, il Salento è ingabbiato dall'Adriatico e dallo Ionio, mi domando, se tra il peregrinare di tanta gente non ci fossero anche i pescatori, che mai nessuno prima d'ora ha voluto mensionare.
A distanza di quattro anni da quella fatidica serata facendo leva sulla forte attrazione per la pizzica ho imparato a suonale il tamburello e a cantare la musica popolare, sono riuscito a riunire un gruppo musicale denominato "L'ARDICHE"e spero che molto presto mi posso esibire per voi in piazza.
Con tanti saluti.

Gallipoli, 5 febbraio 2007
Antonio VINCENTI