Dai documenti dell'Archivio Storico del Liceo Classico

1935: Sanzioni economiche e offerta di oro alla Patria.

Dal 31 ottobre 1935 al 7 luglio del 1936, Preside, docenti e studenti del Liceo "Q. Ennio" furono coinvolti, mediante una frenetica campagna di esaltazione dei valori della Patria fascista, nella raccolta di oro, argento, ferro e rottami, necessari per contrastare le conseguenze delle sanzioni economiche imposte dai governi stranieri, «i quali per un momento si sono illusi di far piegare le ginocchia all'Italia organizzando un assedio economico che costituisce il più ributtante esempio di vigliaccheria ricordato dalla storia» (Corriere della sera, 5.12.1935).
Nel nostro, come in tutti gli altri Licei e scuole del Regno, la raccolta di metalli per la Patria fu preceduta da massicci e capillari interventi di persuasione e di propaganda delle istituzioni politiche nazionali, provinciali e cittadine, affinché la scuola, "palestra" di formazione del "nuovo uomo italiano e fascista" rispondesse con entusiasmo all'appello della Patria, che chiedeva a tutti i suoi "giovani figli e laboriosi cittadini concreti sacrifici e nobili testimonianze di italianità".
Il 31 ottobre 1935, il segretario del Fascio di Gallipoli comunicava al Preside del Liceo, Prof. F. Capuzzello, che il locale «Fascio di Combattimento, avanguardia gloriosa della Rivoluzione fascista nel Salento (?) inizia in Gallipoli la raccolta di oro, in un momento in cui tutti dobbiamo sentire più forte l'orgoglio di vivere in questo clima glorioso creato dal Duce. Mi rivolgo perciò all S. V. convinto di incontrare ogni possibile appoggio».
A sua volta il Preside Capuzzello, con la sua ben nota sollecitudine e attaccamento all'ideale fascista, con circolare 5.11.1935 informava docenti, studenti e famiglie che aveva avuto inizio in Gallipoli la raccolta di oro, invitandoli, nel contempo, a partecipare alla nobile iniziativa «in questo momento in cui tutti dobbiamo sentire particolarmente l'orgoglio di essere Italiani e Fascisti e di collaborare in modo fattivo e tangibile alla grande opera che la Patria conduce agli ordini del Duce (?). Sono sicuro», concludeva il Preside, «che questo mio appello sarà entusiasticamente accolto, onde dimostrare la particolare devozione e gratitudine che questo liceo deve al Duce ed a S. E. Achille Starace».
Il segretario del Fascio di Gallipoli e il Preside Capuzzello, ferventi assertori dei nobili destini dell'Italia nel mondo, si attivarono con tanto impegno per il buon esito dell'iniziativa che riuscirono a precedere di qualche giorno, con straordinario tempismo, le direttive emanate dal Comitato Provinciale Opera Balilla.
Essere primi doveva pur contare  qualcosa nello spirito e nello stile fascista.
La nota del Commissario Provinciale, Cav. Prof. Antonio Bellezza, è infatti datata 9 novembre 1935. Poiché è, tra l'altro, un eloquente esempio della collaudata e debordante retorica del Regime, ritengo opportuno trascriverla per intero, senza stralci e senza commento.
«A tutti i Dirigenti. Ai sigg. Ufficiali nei quadri dell'O. N. B.
Al fascista Preside del Regio Ginnasio di Gallipoli.
L'onore concessovi dal Regime di militare in una organizzazione che è fondamento della vita spirituale e materiale della potenza fascista vi chiama oggi - tra gli altri vostri italianissimi doveri - ad  assolvere un compito, cui dovete dedicarvi con tutto il vostro spirito combattivo, con tutta la fede di italiani e fascisti, con tutta la vostra intelligenza di educatori.
ORO ALLA PATRIA ! Ciascuno offra e raccolga le offerte di oro e di argento, monete, gioielli, rottami che, in quest'ora decisiva della nostra storia, dovranno costituire il contributo generoso del nostro popolo verso la sua Patria volta a nuovo e più alto destino; contributo di solidarietà, di amore verso i nostri fratelli combattenti in Africa, di fede nel sicuro avvenire.
Saranno un giorno grati all'Opera Balilla, questi nostri ardenti ragazzi cui la scuola, rivolgendo l'invito a rinunciare alla medaglia, al ciondolino, al ninnolo, alla moneta, offre l'opportunità di portare la loro piccola pietra all'edificio dell'Impero che già si eleva e splende. La vostra opera, quindi, dovrà dimostrarsi ora veramente proficua, intensa, nobile.
Ed io confido in voi! Sono sicuro di segnalare, in seguito, a S. E. Ricci, perché ne dia partecipazione al Duce, che i dirigenti tutti di Terra d'Otranto, hanno risposto, come rispondono ad ogni fascistico appello: PRESENTE !».
Come fulgido esempio di altissima italianità e monito alle famiglie, e per meglio sostenere l'impegno patriottico richiesto a tutti gli italiani, il giorno 5 dicembre 1935 venne resa nota tramite la stampa nazionale e con apposite circolari alle scuole la seguente lettera di S. M. la Regina indirizzata al Capo del Governo:
«Sig. Presidente, desidero Ella sappia che fra i molti anelli nuziali che le donne d'Italia offrono per la gloria della nostra cara e grande Patria sarà l'anello nuziale del Re, simbolo di affetto e di fede, unito all'anello mio che dono con gioia alla Patria. Il mio anello rappresenta quanto ho di più caro, perché mi ricorda il giorno in cui ebbi la fortuna di essere italiana. Mi creda, Sig. Presidente, sua affezionatissima Regina Elena».
Gli studenti del Liceo risposero con un certo entusiasmo a così numerose esortazioni patriottiche e il giorno 15 dicembre il Preside Capuzzello poteva consegnare, soddisfatto, al Comitato O. N. B. di Gallipoli «i seguenti quantitativi di metalli raccolti fra gli alunni di questo Regio Istituto: Oro, gr. 190; Argento, gr. 4350; Ferro kg. 30. Saluti Fascisti».  
Per ogni classe venne compilato l'elenco degli studenti donatori con la descrizione dell'oggetto  donato e relativo peso. Tra le altre cose, gli studenti donarono anellini, braccialetti, orecchini, catenine, spesso rotti, di oro o di argento, monete antiche, portaritratti, gemelli, una medaglia al merito di Balilla moschettiere, pennini di oro, 10 stelline da militare in argento, una coroncina e crocetta d'oro, una piastra di Ferdinando II in argento, una medaglia commemorativa del terremoto di Messina del 1908, ecc.
La raccolta di oro e di altri metalli continuò nel 1936, insieme con la donazione delle fedi di oro alla Patria.
Nel giorno di domenica 1° marzo 1936, si celebrò in Cattedrale una funzione religiosa "in suffraggio degli Eroi di Adua rivendicata".
In quella circostanza furono benedette le fedi di acciaio che avrebbero sostituito quelle di oro donate da tante madri alla Patria. I fascisti, i Giovani Fascisti, gli studenti del Liceo e gli Universitari dovettero intervenire indossando l'uniforme delle rispettive organizzazioni.
Ancora, il giorno 18 dicembre 1936, "Trigesimo delle inique sanzioni",  ebbe luogo dinanzi al Monumento ai Caduti della Grande Guerra, in piazzale Bovio, un'altra giornata di raccolta delle fedi. Con la solita cerimonia in puro stile fascista, le fedi furono depositate da ciascuno in un apposito elmetto, mentre Mutilati, Militi, Giovani Fascisti, Giovani Balilla e Giovani Italiane montavano di guardia tra esibizioni ginniche e canti patriottici.
«Segnerò personalmente», aveva annunciato per quella circostanza il segretario del Fascio in maniera perentoria, «il nome degli offerenti, ai quali verrà consegnato in cambio un anello di ferro regolarmente benedetto, con la dicitura "ORO ALLA PATRIA - 18 DICEMBRE XIV°". Sono sicuro», aggiungeva, «che la manifestazione avrà carattere plebiscitario e sarà improntata ad austera solennità, dando modo così di poter ancora una volta dimostrare al Duce la nostra fede e la nostra gioia di vivere la causa per la grandezza della Patria».
In quegli anni di generale esaltazione, in cui il consenso al Duce toccò, forse, l'indice più alto, l'affermazione del regime fascista e del totalitarismo in Italia passarono anche attraverso la scuola.

Ennio CIRIOLO