Gallipoli: scrigni di verde tra le mura

Negli angoli più intimi di questa " città isola", dove la storia è scritta tra le pieghe del borgo antico; riuscire a scoprire e apprezzare gli spazi aperti e gli angoli di verde più segreti, è un compito arduo ma interessante, perché in questa realtà dove l'uomo ha cercato di edificare, ricostruire e scavare nello stesso luogo, sfruttando ogni spazio vuoto a disposizione, diventa importante e preziosa l'esistenza di un giardino o di un cortile perché testimoniano lo stato sociale ed economico della famiglia proprietaria.
Attraverso la storia dei giardini, possiamo meglio comprendere il ruolo che il verde ha sempre avuto nella vita sociale e culturale dei popoli.
Già nel III millennio a.C., gli egizi coltivavano giardini all'interno dei muri di cinta delle loro abitazioni, i persiani irrigavano vaste zone aride e progettavano giardini con laghetti e parchi fitti di  vegetazione per la caccia a cavallo. I babilonesi costruirono i giardini pensili. I greci circondavano con colonne i loro giardini, le ville romane, simile a quella greca, era circondata da colonne ( porticato ), sculture e al centro dell'atrio vi era una fontana e l'interno al terreno si coltivavano piante, sempreverdi, come testimoniano gli affreschi di Pompei.
Nel Medioevo, l'Europa devastata da invasioni e guerre, i giardini conservano il modello romano ma vennero prodotti all'interno delle mura fortificate di castelli e monasteri.
All'interno dei monasteri il giardino era ispirato ai modelli persiani, al centro si trovava un pozzo o una fontana. Il giardino era suddiviso in quattro aree, adibite alla coltivazione di piante medicinali, verdura, frutta e fiori.
Il giardino fu pensato come luogo riservato da tenere chiuso al centro della casa oppure all'interno dei conventi.
Soltanto nel '400 il giardino all'italiana esce dall'ambiente domestico per iniziare
un ciclo storico durato più di tre secoli.
Il giardino italiano assume caratteristiche nuove e innovatrici che per circa tre secoli ne fanno un esempio unico e copiato in tutta l'Europa.
Inizialmente è di modeste proporzioni, è collocato fuori della casa, come un proseguimento all'aperto creando siepi, vialetti e aiuole. Si trovano anche altri spazi in diversi livelli, nascono i giardini pensili e le terrazze.
Il giardino trova finalmente lo spazio per allargarsi, nasce quindi la necessità di regole che ne disciplinano la progettazione. Le più importanti sono la collocazione della casa e del suo giardino; i giardini pensili collegati tra loro con scalinate;
la creazione di nuovi spazi dietro la casa denominato il " giardino segreto" per i fiori.
A questo punto entra la figura dell'architetto progettista dell'arte dei giardini.
Ricordiamo Bramante con la sistemazione dei Giardini Vaticani (1503-1514), il suo è  un giardino fatto dall'uomo  per un uomo che vuole dominare la natura e usa tutte le tecniche per realizzare i suoi desideri.
In base a questa filosofia che il giardino diventa più importante della casa.
Il verde arricchisce e si inseriscono reperti archeologici e statue, la pavimentazione è a mosaico.
Nel '500 i giardini fioriscono dappertutto i fiori nel giardino all'italiana hanno un ruolo secondario,  per molto tempo vivono  "fuori" dal giardino, perché le
forme e i loro colori non sono necessari al progetto giardino in quanto creano confusione. Perciò vengono confinati a parte nel "giardino segreto", uno spazio tutto per loro, generalmente poste di fianco alle case. I fiori prescelti sono solo quelli che si distinguono per il loro profumo. Gli agrumi, dalle efflorescenze inebrianti (bergamotti, cedri, limoni, aranci), un vero "salotto profumato" che è il "giardino segreto" dove si può sostare per godere il profumo dei fiori. I primi viaggi verso l'Estremo Oriente ne importano specie nuove e sconosciute come la rosa rampicante, e proprio nel giardino segreto sarà la più adoperata per riempire aiuole e per creare pergolati.
Più tardi, nel '600 e nel '700 i fiori entreranno come parte integrante nel giardino italiano che venne chiamato VILLA mentre gli altri paesi europei definiscono CASTELLO ogni palazzo circondato da giardino. Il potere economico e politico si rispecchiava nella grandezza e nella cura del giardino. Soltanto nell'800 c'è il ritorno al piccolo giardino. Le due scoperte tecnologiche che rivoluzionarono la tecnica del giardinaggio: la serra e la falciatrice da giardino fece si che i prati fossero tagliati con maggiore facilità consentendo anche al ceto medio di tenere un giardino senza ricorrere al giardiniere. Cambiando la società,cambia anche la concezione del verde: non a caso il parco pubblico nasce nell'800, in Inghilterra, con la rivoluzione industriale. Il verde, in una società moderna deve essere a disposizione dei cittadini.
Nella prima metà del XX secolo si pensò di integrare la casa e lo spazio circostante.
Gli architetti del paesaggio, puntarono la loro attenzione sulla salvaguardia urbana creando cinture verdi intorno alle città. La crisi economica che segnò gli anni fra le due guerre, costrinse gli architetti a trascurare il settore abitativo privato e orientarsi verso le grandi opere pubbliche.

Il verde a Gallipoli

Gallipoli sorge su uno scoglio, per questo motivo non offre molti spazi liberi.Chiusa da una cinta muraria e dai bastioni, racchiude il centro storico, che ha un aspetto urbanistico tipicamente arabo, fatto di strette stradine che sembrano scavate nella massa densa delle case. Percorrendo la città vecchia possiamo notare le piccole case bianche dei pescatori, i palazzi di una società ricca e benestante. In questo splendido scenario spuntano in un linguaggio apparentemente semplice le bellissime chiese, veri capolavori dell'arte barocca. In questo contesto l'uomo è stato sempre costretto ad edificare, ricostruire e scavare nello stesso luogo, lasciando solo il posto alle case, senza giardini o altro spazio libero. Gli edifici si sono sviluppati in altezza, addossati gli uni agli altri, costruiti senza un piano regolatore. Una soluzione sono state le " case a corte ," in questo spazio che non ha un modello base: ogni corte infatti è diversa dall'altra. La corte, piccola o grande che sia, è piazza, spazio socializzante, è fonte di aria e luce per le abitazioni che in essa si affacciano ed è tutto un articolarsi di spazi aperti e chiusi.
Le scale a più rampe portano ai piani superiori e poi ancora più su in terrazza, sulla "turre," mentre i locali a piano terra, una volta, erano adibiti a stalla o bottega o altri usi. Nella corte ancora oggi si ricama, si rammendano le reti, si lavano i panni; la scenografia è sempre diversa perché l'uomo si è dovuto adattare a costruire secondo le sue esigenze, senza lasciare nulla al caso.
Quando si entra in una corte sorprendono i giochi architettonici davanti ai quali si fa fatica ad intuire i contorni di ogni proprietà e dunque stabilire quante famiglie ci abitano. Spesso in questa edilizia domestica possiamo notare un particolare balconata, " il mignano", posta sul portale d'ingresso alla corte con  lo scopo di abbellirla proprio per non sfigurare nei confronti dell'edilizia nobiliare.
Questo balcone che si sviluppa per tutta la lunghezza della corte stessa è un'eredità romana. E' presente in vari centri del Salento; veniva utilizzato per chi era in casa per vedere senza essere visti, seguire il funerale o la processione, scorgere l'innamorato o gli uomini passeggiare.
All'interno della corte vi sono vasi di basilico, menta, gerani , ficus e piante rampicanti come il bougainvillea, il gelsomino, le rose rampicanti ecc..
Una cura semplice del verde ma che crea una fusione di colori e di profumi che rende la corte ancora più bella.

I cortili dei palazzi

La città che nel secolo IX era stata compresa nella breve cinta delle sue mura, andò sviluppandosi per tappe successive. La città maturò nel 1500  dopo l'assedio degli Angioini e dei  Veneziani durante i quali i gallipolini dimostrarono un grande coraggio e grande valore. Le alte e solide mura innalzate dagli Aragonesi contribuirono ad incoraggiare i gallipolini ad avere maggiore fiducia e fedeltà verso il loro re aragonese. Per tutto il 1500, si sviluppò un'attività costruttiva militare che cercava di fortificare il territorio in tutta la  provincia dalle minacce dei turchi.  
In Gallipoli, molte furono le abitazioni che per difesa adottarono questo tipo di architettura militare. Questi palazzi potevano mantenere una loro autonomia, infatti, avevano nella parte sotterranea il frantoio o depositi di vario genere. Gallipoli visse questa sua condizione di città fortificata per tutto il 1600. I palazzi nobiliari privilegiavano la via A. De Pace, dove sorgevano semplici edifici, con finestre molto alte e senza balconi, semplici portali spesso arricchiti da uno stemma nobiliare.
Rarissime furono per tutto il '600 le costruzioni architettoniche di stile neoclassico,
con motivi quattrocenteschi.
Alla fine del 1600, la città ebbe un periodo di grande splendore, favorito dai traffici commerciali dell'olio che in tutta Europa veniva richiesto, in questo modo tutte le classi sociali e soprattutto la borghesia divenne più potente della nobiltà, sentendosi ricca e potente non sopportava il potere nelle mani dei nobili. La lotta tra borghesia e nobiltà fu molto accesa. Intanto si stabilirono a Gallipoli molti commercianti napoletani, i quali con i ricchi guadagni erano diventati proprietari di grandi palazzi.
Tra la fine del 1600 e il 1700, le abitazioni subirono un arricchimento estetico. S i pensò di evidenziare la ricchezza della famiglia, che pur appartenendo alla borghesia, aveva un ruolo importante nella vita sociale ed economica della città. Un antico palazzo del Cinquecento ha un portale che immette nell'androne che introduce agli ambienti superiori e anticipa lo spazio verde del cortile dietro l'abitazione. A Gallipoli non sempre possiamo trovare questa tipologia architettonica per la mancanza di spazi liberi sufficienti a creare un giardino dietro al palazzo.
Riuscire a scoprire l'esistenza di qualche angolo di verde, in questa "città isola,"significherebbe ricostruire la storia anche dal punto di vista botanico.   
Avvicinare il cittadino alla conoscenza del proprio patrimonio storico, artistico e ambientale rappresenterebbe un passo in avanti verso la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la promozione di questi beni che sono di tutti e tutti possono essere tutori e custodi e per esserlo dobbiamo conoscere meglio il nostro territorio.

Patrizia CHIRIACÒ