Gallipoli, la sua Chiesa Cattedrale e i suoi Pastori

Con l'intento di valorizzare e rendere fruibile da un vasto pubblico il patrimonio culturale e storico del Liceo Classico "Q. ENNIO", Istituzione strettamente legata alla città di Gallipoli fin dalla seconda metà del sec. XIX, ho indagato la grande mole di documenti e varia corrispondenza che con lo scorrere dei decenni si è stratificata nell'archivio di questa antica realtà scolastica.
Questi documenti potranno costituire oggetto di riflessione e di dibattito nei successivi numeri di ANXA NEWS.
Al momento, preferisco restituire alla memoria di tutti coloro che amano conoscere alcuni aspetti e temi della storia della nostra Città bella l'articolo di un anonimo Historicus - così si firma lo sconosciuto autore - apparso su un Numero Unico pubblicato in Gallipoli nell'anno 1954, in occasione dell'ingresso in Diocesi del Vescovo Biagio D'Agostino e conservato nell'archivio del Liceo.
Fu Direttore responsabile di quella pubblicazione, con i tipi di "Guido e Comp. Stefanelli" di Gallipoli, il canonico Vincenzo Liaci, il quale, per la sua straordinaria competenza sulla storia della città e della Diocesi gallipolitana, potrebbe essere stato, verosimilmente, l' autore del documento che ora ripropongo, ricco di ben circostanziate notizie sui Vescovi - non tutti - e sui Cardinali Commendatari della Diocesi di Gallipoli e dell'Abbazia Basiliana di S. Mauro.
Questo, il testo.

Primi Vescovi e antiche vicende

....Quia locus ipse nostrae, sicut cunctis notum est, Ecclesiae esse dignoscitur... (Poiché  lo stesso luogo -Gallipoli- come è noto a tutti, è riconosciuto appartenere alla nostra Chiesa) ... Gregorio Magno, Epist. C Lib. IX - A Sabiniano, Vescovo di Gallipoli.

(...) Le fonti più antiche della Chiesa Gallipolitana, da noi possedute, non vanno oltre il secolo VI. Domenico, vescovo nel 551, sottoscrive la condanna dei Tre Capitoli al Concilio Ecumenico di Costantinopoli (553). Giovanni è ricordato in una epistola di S. Gregorio, del giugno 593, con l'ordine di riprendere e correggere Andrea, vescovo di Taranto. Nel 595, sempre in una lettera di S. Gregorio I si legge che la Diocesi di Gallipoli era vacante e si ordinava al vescovo Pietro di Otranto di visitarla. Qualche anno dopo, ancora da due lettere dello stesso Pontefice, si conosce il nome del terzo presule, Sabiniano; mentre del quarto, Giovanni, è noto che prese parte al Concilio Lateranense sotto Martino I (649). Per mancanza di documenti certi non si può stabilire la serie dei pastori sino all'anno 787, in cui troviamo Melchisedech, l'ultimo vescovo di rito latino, che sotto Adriano I intervenne al Concilio di Nicea, dopo il quale l'influenza sempre più preponderante dell'Impero d'Oriente riuscì ad assoggettare la Chiesa vescovile di Gallipoli al Patriarca di Costantinopoli.
Fino al secolo XI i nostri vescovi furono tutti di rito greco; solo con in Normanni la Diocesi tornò alla giurisdizione romana ed il primo vescovo di questo periodo è il normanno Baldrico (1105). Ma le Comunità basiliane, la cui roccaforte era nella vicina Nardò, durante il Tribunato bizantino soggetta alla Diocesi di Gallipoli, resistettero per secoli all'opera tenace di latinizzazione della Chiesa di Roma, cosicché Gallipoli, nonostante avesse vescovi dell'uno e dell'altro rito, conservò la liturgia greca fino al 1513.
Intanto la Diocesi, nel secolo IX ancora suffraganea di S. Severina (Crotone), passò con Lecce, Alessano, Castro e Ugento alla metropolitana di Otranto.
Nel 1284 Carlo D'Angiò, durante la guerra dei Vespri Siciliani, si vendicò della fedeltà di Gallipoli a Pietro d'Aragona e la rase al suolo. Dispersi i cittadini, la Diocesi rimase sotto la cura dell'Abate benedettino di Nardò, che poco dopo si potè facilmente staccare da Gallipoli, con moltissima parte del nostro territorio Diocesano, e dichiararsi indipendente.

Vescovi illustri

Molti personaggi illustri per sapere e virtù si sono avvicendati sulla cattedra vescovile di Gallipoli. Dei vescovi dopo la ricostruzione della Città ricordiamo:
Ludovico Spinelli, cavaliere napoletano (1458 - 1487). Da G. A. Orsini del Balzo ottenne la decima sulla bagliva della città e si rese benemerito al tempo della guerra tra Venezia e Gallipoli.
Alessio Zelodano (1487 - 1508). Alla morte di Alessandro VI (Borgia) pronunziò il discorso al Collegio dei Cardinali prima del Conclave. Giulio II, appena eletto Papa, lo scelse come suo segretario. Fu traslato alla sede vescovile di Molfetta nel 1508. Si conserva di lui in Cattedrale un artistico ostensorio d'argento.
Pelegro Cybo (1536 - 1575), genovese, parente di G. B. Cybo (Innocenzo VIII). Celebrò il sinodo Provinciale in Otranto e divulgò in Diocesi i decreti tridentini.
Alfonso De Herrera (1576 - 1585). Cavaliere spagnolo. Con D. Giovanni d'Austria fu a Lepanto come cappellano delle milizie cristiane. Morì vescovo di Ariano di Puglia.
Consalvo De Rueda (1622 - 1650). Costruì l'odierna Cattedrale, una delle più belle e più ricche della Puglia. Opera dell'Arch. Bernardino Genuino.
Antonio Perez della Lastra (1679 - 1700). Fondatore del Convento e della Chiesa di S. Teresa. Innalzò a sue spese la monumentale facciata del Duomo. Morì poverissimo in fama di santità.
Oronzo Filomarini (1700 - 1740). Dei duchi di Cutrofiano. Munifico mecenate delle lettere e delle arti. Arricchì notevolmente di grandiose tele e di parati il Duomo, rendendolo la più bella pinacoteca sacra. Argenti ed ori, lasciati al Tesoro della Cattedrale, costituiscono il vanto più bello di un tanto prelato.
Serafino Branconi (1747 - 1758). Costruì il bel Palazzo del Seminario e dettò sapientissime Regole. Tutti infine i Sacri Pastori della nostra Diocesi hanno lasciato profondi e grati ricordi del loro ministero episcopale. Valga per tutti la s. m. di Mons. Giuseppe Maria Giove, il quale istituì con cospicue congrue le due parrocchie rurali di Alezio e Sannicola.

Cardinali Commendatari della Diocesi di Gallipoli

Si ricorda per primo il grande Card. Corrado vescovo di Sabina, che ebbe il governo della Diocesi di Gallipoli verso l'anno 1179. Sottoscrive come tale  in alcune lettere del Pontefice Alessandro III.
Card. Francesco Romelino. Ebbe questo vescovado dal 1513 al 1518. Prese possesso per mezzo di Cristofaro Agazio. Si servì in seguito del vescovo di Scutari come Vicario Generale. Fu anche Vicerè del Regno di Napoli.
Card. Andrea della Valle (1520...). Durante il suo governo  dispose che si spendessero sei once di oro per la riparazione della vecchia Cattedrale. Concesse ai calogeri di S. Basilio (basiliani) la ricca Abbazia di S. Salvatore, in agro di Gallipoli.
Il Card. Giuseppe Spinelli, Arcivescovo di Napoli, in giro nel Regno delle Due Sicilie, per ricuperare la perduta salute, stabilì per alcun tempo la sua dimora nel nostro Palazzo Vescovile, ospite del Vescovo Piscatori.
Era nipote del Cardinale Giuseppe Renato Imperiali da Francavilla Fontana.

Cardinali Commendatari dell'Abbazia Basiliana di S. Mauro

Card. Alfonso Carafa, Arcivescovo di Napoli, che rinunziò nel 1566.
Il Card. Crescenzio, nobile romano.
Il Card. Vincenzo Maria Orsini, O. P. Arcivescovo di Benevento, poi eletto Sommo Pontefice col nome di BENEDETTO XIII.  (...)

Sono intervenuto sul testo originale solo per eliminare qualche refuso tipografico. Così è stato, ad esempio, per il riferimento al Papa Alessandro VI Borgia riportato nel testo come Alessandro IV.
Non  ho  trascritto  il  periodo iniziale e le considerazioni conclusive poiché si riferiscono esclusivamente alla circostanza ben datata (l'ingresso del nuovo vescovo) che aveva occasionato la pubblicazione di quel Numero Unico.
Il tutto allo scopo di rendere più snella e agevole la lettura del testo e per restituirlo in tutta la sua valenza storica, che, sola, ne conserva l'attualità in ogni tempo.
Il riferimento al Vescovo Pelegro Cybo mi consente di richiamare l'attenzione di tutti sul fatto che gli Atti della sua Visita Pastorale, la più importante della Chiesa di Gallipoli, straordinaria testimonianza della realtà - non solo religiosa - della nostra città nel '500, è scomparsa ormai da anni dall'Archivio della Curia. Si dice che qualcuno abbia fatto man bassa di quello e di altri importanti documenti, appropriandosene in maniera indebita e scandalosa e arrecando incalcolabile danno al patrimonio culturale, linfa vitale della memoria storica e collettiva, di Gallipoli. Gli atti di quella Visita Pastorale si trovano sicuramente in ambito cittadino.
Colui che se ne è appropriato, meritandosi lo sdegno di tutti, senta almeno il dovere morale di restituirli alla loro naturale sede.
Ritengo che sia ormai tempo perché le autorità religiose, l'Ordinario diocesano in primo luogo, avendone titolo e diritto, decidano di avviare tutte le indagini, legalmente consentite, per il recupero di un così prezioso documento.
Ogni ulteriore indugio sarebbe grave colpa!

Ennio CIRIOLO