A proposito di Nc'è parmessu?

Raccolta di poesie in vernacolo di Giorgio Tricarico

"L'utilità della poesia sta nel ricordare quanto sia difficile restare la stessa persona, perchè la nostra casa è aperta, la porta senza chiave, ed ospiti invisibili entrano ed escono".
(Czeslaw Milosz)

Benvenuto, Giorgio, nel Parnaso della Città Bella, perché "la nostra casa è sempre aperta e la porta senza chiave". Ed io "ospite invisibile" non è la prima volta che "entro ed esco" dalle "cellette" delle tue poesie in vernacolo : ne hai raccolte più di una trentina (32  + una dedicata alla"malinconia" (di una bambina) che è lieve come un sospiro e leggera come una piuma che volteggia nel crepuscolo...) .
Alcune le conoscevo già, perché nei vari concorsi cittadini degli ultimi anni tu eri sempre puntualmente presente e pazientemente tornavi a"bussare"perché l'occhio frettoloso di una "critica", forse troppo distratta e superficiale, finalmente si accorgesse della tua vena genuina e dei tuoi progressi di maturazione.
"L'odore dei fiori è caduco - canta un "sonetto" di Shakespeare  - ma se lo trasformi in profumo si conserva".

E' quanto hai fatto tu, non solo facendo percepire il "profumo" dei vicoli e delle corti della nostra cittadina, ma immergendo il lettore in un'onda di ricordi e di suggestioni particolari che gli permettono di volare indietro nel tempo.
Le foto, tutte indovinate e quanto mai significative che illustrano qua e là i tuoi versi, ne sono la testimonianza più "emozionante".
La parola corredata con l'immagine diventa un unico invito alla riflessione e alla sosta.
Da "A morte nde cunsija" rubo, per un momento, la tua "pensosità":
"'a vita sacciala nun'ete na passiata. Lu tiempu ui cutire nu' ssapiti, sciati sempre fuscendu, disparati, farmatubbe nu picca, be cunsiju, ca quantu prima cchiui nu rrafiatati".

Versi che mi sembrano la chiave per entrare nel caleidoscopio della tua immaginazione e, insieme, condividere e gustare i ricordi, i suoni, i colori, le atmosfere, le emozioni delle età che rievochi, degli scenari che cerchi di rivisitare, dei sentimenti che intendi trasfondere perfino quando essi, dalla tenerezza e dalla magia delle "piccole case" dell'infanzia si trasformano in registri di "orgoglio" gallipolino (fiji de sta' terra)  e di rampogna politica (v. Tantu trunau ca ... chioppe, U pizzocomunista,  A Bossi, ecc).

Davvero torna in mente il costume dell'antico Giovenale :"Indignatio Facit Versus".
Pertinente, tra l'altro, quell'immagine del nostro santo patrono laico che si trova nel cuore della raccolta (U mmalladrone... meu) e che non cessa di sghignazzare verso chi lo guarda :

"Ruba un chiodo e sarai come un malfattore, impiccato.
Ruba un regno e diventerai un principe".
(Chang -Tzen, IV sec. a.C.).

Oltre allo spaccato della politica del "mesciu?.. 'ci sunamu?", nei componimenti scorre la vita di ogni giorno, con la sua"altalena"di bello e cattivo tempo; l'età che avanza con la sua "clessidra" impietosa, le radici del sangue, gli affetti familiari, il Natale con la sua centralità"fiabesca"e talvolta drammatica, il sogno, la paura, la piaga dell'immigrazione, l'aspirazione alla bontà, e altro ancora.
Insomma, davvero un "caleidoscopio" colorato della memoria e del sentimento che non di rado raggiunge picchi di autentica poesia.

"ci sono due modi di vivere la propria vita :
l'uno è vivere come se nulla fosse un miracolo,
e l'altro è vivere come se tutto fosse un miracolo".
(A. Einstain)

Giorgio Tricarico, come tutti i poeti, tu hai scelto il secondo modo e sai che perdere tempo davanti ad una pagina bianca non è una perdita di tempo , ma un buon modo di impiegare il tempo.
E' mettersi sulla "sponda della vita" e osservare, commuoversi, cantare.

"Ed io sosto
pensandomi ferma stasera
in riva alla vita,
come un cespo di giunchi
che tremi
presso un'acqua in cammino".
(Antonia Pozzi)

In un tempo pericoloso "di violenza  e di anarchia", di caos e di remore che, ovunque si "omologa"
nel bla-bla-bla di una comunicazione spazzatura, benvenga la voce dei poeti a scardinare la sordità del cuore e a fugare le "ortiche" dell'indifferenza... Abbiamo tante cose oggi, tante distrazioni, oscilliamo tra l'eccesso e la povertà, stupiti dei mostri che noi stessi"costruiamo"e di cui abbiamo terrore. Siamo inquieti e quasi sempre soli, ma corriamo, corriamo senza fermarci mai... Moto perpetuo che stordisce e non paga; ci svuota soltanto.

"Io non ho bisogno di danaro.
Ho bisogno di sentimenti, di parole,
di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole".
(Alda Merini)

Ancora i poeti adoperano per natura alfabeti di sogno, di lungimiranza e di sorridente, contagiosa bontà.
Una parola sugli intenti e i motivi umanitari della pubblicazione :
squisitamente eccellenti. Perché:

"Se io potrò impedire a un cuore
di spezzarsi,
non avrò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso cadente
a rientrare nel nido,
non avrò vissuto invano.
(Emily Dickinson)

Dulcis in fundo: un vocabolarietto-prontuario, accessibilissimo, come strumento per entrare nel vivo della lingua parlata e... capirla nelle sue sfumature. Bravo anche per questa, che non è fatica da poco.
Con tanti auguri e... ad maiora.
Nella tenda dei poeti l'accesso è libero, senza anticamere, e c'è posto per tutti.

Don Pippi LEOPIZZI