Napoli amore mio (A proposito di un professore e di un libro)

Pensate ad una serata "napoletana" stile anni '50 del secolo scorso, una di quelle serate dei giovani che avevano allora vent'anni e tanta voglia di vivere; una di quelle serate che si poggiava semplicemente su una voce una chitarra e?appannaggio di chi aveva tanta voglia di ricominciare a vivere, appena fuori dalle ombre di una brutta guerra. Ecco cosa può dare, sia pure solo vagamente, una idea di questo spettacolo cui abbiamo potuto assistere in anteprima presso la Biblioteca Provinciale di Lecce (il 21 aprile) e poi ancora a Leverano ed a Carmiano il 15 ed il 16 giugno scorsi.
E' strano che si parli di spettacolo a proposito della presentazione di un libro, ed altrettanto strano, o meglio, insolito che un libro venga presentato in questo modo, almeno dalle nostre parti. Protagonista Salvatore Niccoli, autore con un curriculum scientifico didattico di tutto rispetto, una bibliografia che conta oltre 25 titoli, e 120 canzoni d'autore depositate alla S.I.A.E. (come puntigliosamente tiene a precisare). Non nuovo al romanzo, raffinato classicista avendo insegnato una vita greco e latino, consumato regista di commedie musicali e  vaudeville realizzate in economia ed alla ricerca di giovani talenti, Niccoli ha fatto conoscere  al pubblico salentino il suo Diario di un amore folle oltre i bombardamenti (Napoli, Graus Editore, 2005) patrocinato dall'Istituto Campano della Resistenza "Vera Lombardi" e pubblicato, come avverte Guido D'Agostino nella "Introduzione" in coincidenza con i 60 anni dalla liberazione.
La vicenda autobiografica, incentrata su una passione giovanile come tante, alimentata dalla lontananza e rinfocolata dall'abitudine del diario, è solo un pretesto per aprire una finestra panoramica sulla guerra, raccontare a chi non l'ha vissuta questa immane tragedia, metterne in vista gli orrori per insegnare a saperla odiare coscientemente. La puntuale registrazione dei bombardamenti sulla città di Napoli, riportati in documento originale recuperato dalle carte del prof. Umberto Sicca, zio della moglie di Niccoli, le emergenze della fame e del carovita, l'esperienza della morte di persone vicine, la testimonianza di violenze sessuali, rappresaglie, stragi e tutto ciò che la guerra porta con sé, fanno del libro un documento autentico e spietato ed il romanzo, l'amore giovanile, sbiadisce a confronto della dura realtà quotidiana di quegli anni maledetti. Il periodo esattamente precisato comprende poco più di un mese dal 24 febbraio al 30 marzo 1944, giorni scanditi dalle pagine del diario, ma vicende storiche ben precise, come il passaggio del Re Vittorio Emanuele da Pietramelara, dove si svolge la vicenda, l'eruzione del Vesuvio, la battaglia di Cassino che è costantemente sullo sfondo, ne allungano la durata e attraverso gli occhi del narratore, attraverso le personali emozioni, le angosce, le speranze, compongono uno straordinario mosaico che fa presa sul lettore, avvincendolo e conquistandolo.
Il libro che potrebbe essere arido e  magari stucchevole se portato avanti con l'ottica dello storico, piace perché scritto col cuore, ed alcuni episodi colpiscono per quella naturale verve che è un gran merito di Niccoli, per esempio le avventure erotiche di Zapparà, le nozze in paese, persino alcune composizioni poetiche, scritte ad imitazione dei grandi poeti mandati a memoria sui banchi di scuola, che potrebbero apparire fuori posto o inutili. Il libro piace perché è gradevole l'impasto, questo stare a metà strada tra cronaca, passionale in questo caso, vissuta in maniera travolgente come solo un giovane può fare, e storia, rinforzata da ulteriori documenti, come la riproduzione di alcune pagine del giornale satirico "Il Risorgimento" e l'appendice intitolata La mia guerra di Tina Niccoli, sorella dell'autore.
Ma abbiamo parlato di spettacolo ed abbiamo il dovere di aggiungere qualcosa sulla formula innovativa della presentazione. Che include un documentario diretto da Aldo Zappalà e realizzato da RAI Education con la collaborazione dello stesso autore sulla guerra vissuta dai napoletani, e l'ascolto, dolcissimo, di alcune canzoni napoletane di buon gusto ed alto livello musicale affidate alle giovani ma molto mature interpreti Mary Muzzica e  Rita Riccio. Voci e chitarra, come si diceva prima, magistralmente educate, tanto da toccare il virtuosismo. Testi e musiche, naturalmente, di Salvatore Niccoli, letture di pagine significative del romanzo affidate a studenti e attori dilettanti, scelte con buon senso  ed intermezzate appropriatamente.  Il pubblico gradisce ed apprezza, si lascia la sala in preda all'entusiasmo e quasi contro voglia. C'era qualcuno che diceva: "Se tutte le volte che si presenta un libro si facesse così?". Forse sarebbe più opportuno,  anziché affidare a più relatori passivamente (e spesso ipocritamente) la interpretazione di uno standard ormai logoro e ripetitivo.
La formula qui è sicuramente vincente, e gli applausi lo confermano. A Salvatore Niccoli, che è un giovanissimo salentino d.o.c di appena ottant'anni ed alla sua splendida equipe. Arrivederci e a presto, caro professore!

Alessandro LAPORTA