Concordia Discords et Discordia Concors

Compito precipuo d'ogni ricerca filosofica è "riconquistare l'uomo: ripercorrere fino in fondo la via dell'umanesimo, senza perdersi nelle secche del logicismo e dell'irrazionalismo" (1).
Dal trascendentalismo alla trascendenza, passando per il punto obbligato della persona. Questa è il punto di partenza della Metafisica. Una metafisica dell'essere che ha bisogno d'essere integrata , anzi fondata dalla metafisica della persona.
Solo partendo dal sum si perviene ad un concetto dell'essere che non sia un sottoprodotto dell'esperienza integrale.
Chi recupera questo punto di partenza può giungere nella sua pienezza, "nella inscindibile presenza dell'atto che lo determina, non l'essere cieco, fuori di un pensiero vuoto che cerchi di riempirsi, ma l'essere soggetto e oggetto a se stessi nella consustanziale attuosità del pensiero" (2).
Recuperare quindi il sum, cioè la metafisica della persona, significa muoversi nella direzione del pensiero moderno e liberarlo dalle contraddizioni di cui esso si carica tra l'affermazione della logicità senza persona e l'affermazione della persona senza logicità.
Parimenti "l'essere è personale e tutto ciò che non è personale rientra nella produttività della persona, come mezzo di manifestazione e di comunicazione tra le persone" (3).
In tal modo è ribadita la centralità della persona. Sono ribaditi i tratti che la caratterizzano: perseità, inseità, identità, produttività.
È ribadita la primalità sul corporee che è conseguenza della produttività È ribadito il carattere di razionalità e "unicità".
Questa unicità, lungi dall'essere clausura solipsistica, consente, anzi richiede, l'apertura metafisica, l'apertura alla trascendenza, l'apertura al cosmo, alla società degli uomini, alla storia.
"I1 mio atto, per essere espressione del mio essere integrale con le sue radici cosmiche, storiche, metafisiche, assume necessariamente una portata cosmica, storica, metafisica" (4).
II mondo, la società, la storia precedono l'io. E l'io li coglie e li esprime. E perfino l'io medesimo precede l'io: esso cioè in parte è dato e in parte è da conquistare: "la finitezza umana sta tutta nella incisione tra l'in se ed il per se: ed è qui che 1'atto umano acquista una portata metafisica ed una competenza sulle assoluto? Così la trascendenza è la forza costitutiva del mio essere quindi categoria del mie pensiero" (5).
Compito precipuo è di riporre l'uomo al centro del cosmo, dominatore di queste, e non "soltanto il punto d'incontro fortuito di mille traiettorie di cui non può controllare il corso o l'intreccio causale di mille fila che s'annodano e si sciolgono in un lavoro inutile e fatale" (6), dal momento che la "guerra dello spirito è sempre in atto.. Accettare la condizione terrena come definitiva, seppellire il talento invece di trafficarlo: tutto questo è vittoria contro lo spirito. Fermarsi è come, il nuotatore, lasciare che il mare si chiude sopra e ci affoghi" (7).
Parimenti si instaura un rapporto tra l'essere e la storia, tra la persona e il proprie essere-in-cammino, nella propria proiezione temporale, nella creatività.
Un arricchimento dell'uomo che "non avviene pacificamente con la aggiunzione di parte a parte o con una facile espansione come di frutto che matura sulla pianta sotto i raggi del sole. La crescita dell'uomo si comporta piuttosto come l'ameba che, per ogni corpo estraneo che tocca la sua superficie sensibilissima, sussulta, si contrae, prima di concentrare le sue energie sull'intruso per assimilarlo vitalmente?II trauma è il punto di passaggio obbligato" (8).
Risulta così che ogni atto è in un moto perpetuo nella storia che risulta come "proiezione nel tempo della società" intesa come "societas in interiore homine" ed al contempo "societas inter homines". Ne consegue, come naturale sviluppo teoretico, che la storia è "istoria in interiore homine" ed "historia inter homines".
Si produce, in tal modo, un rapporto intimistico tra l'uomo e sè medesimo in cui i rapporti interpersonali sono ponti gettati tra soggettività ed oggettività, attraverso i quali l'essere celebra la propria inseità, perseità, creatività, produttività, unicità.
Parimenti l'uomo nella storia è "un invariabile" nella "variazione" una inseità, costantemente pronto a difendere la propria essenza di singolarietà, unicità, spiritualità, razionalità, ma nel medesimo momento proiettato totalmente nella "distensio animi", nella conquista di sé medesimo attraverso l'atto e l'esperienza.
Storicità, quindi, che si evolve nella forma della persona umana, nella fondazione di una scienza estetica come presenza tangibile storicamente dell'Essere nel tempo.
È un tempio che la persona erige a sé medesima per la propria immanenza, a testimoniare la propria esistenza storica ed educare l'altro da sé .
L'Estetica perciò si personalizza storicizzandosi ed educando nel pieno rispetto della singolarietà. Perciò l'arte "non è spaziazione e temporificazione dell'uomo: è la gioia dell'uomo che domina il tempo e lo spazio, generandoli" (9).
Questa perciò inizia sempre da capo e ad ogni momento arriva al termine. È come il punto geometrico di un cerchio: principio e fine al contempo, in un perenne divenire.
Un dinamismo che non cresce come il chilometraggio di una rete ferroviaria, ma che si realizza completandosi ed espandendosi nel mondo dei "qualia", oggettivizzandosi e soggettivizandosi, sempre pronta a contemplarsi ed a proporsi come "Eros ermafrodiseo".
Parimenti nell'Arte vi è una trasposizione di tutte le pulsazioni provenienti dalla sfera del sentimento e preponendosi nel tempo come storiografia nella sua unicità ed universalità.
Si pone perciò come "Logos" per poi proporsi come Dialogo, altrimenti un suo atteggiamento solipsistico la porterebbe alla autodistruzione, alla sua stessa negazione.
D'altra parte intendere e capire l'Arte vuol dire farla rientrare in tutto l'umano, per stringerla più intimamente ad una vita che tanto più è umana quanto più è illuminata dal pensiero.
Parimenti l'Arte è "un valore acosmico: non si amano mai le cose per se stesse, ma solo mediatamente come tramite a ciò che è un fine in sé. Non amate l'amuleto che portate al collo per il suo peso d'avorio e d'oro, ma per l'anima che l' ha toccato e per una presenta personale ch'esso ravviva in voi. Non amiamo le pietre di Michelangelo per la fisicità del calcare o la geometria delle linee, ma perché su quella pietra e in quelle linee un'anima s'è resa sensibile nella potenza del suo concepimento e nella profondità del suo sentimento. L'Arte non è un incontro amoroso con le cose se non in quanto, attraverso le cose, si incontrano le anime" (10).
Un incontro che avviene attraverso "ogni segno che l'uomo pone di sé nelle cose, per manifestarsi: un sasso scolpito, un codice miniato, una linea d'arte, una stele marmorea e un tempio, una formula algebrica e una legge scientifica, un'impresa industriale e un'opera di bene:il sorriso del neonato che dona le primizie dello spirito e la preghiera mormorata dal morente" (11).

(1) STEFANINI L.,Metafisica della persona, Liviana, Padova, 1950,pp. 7-8
(2) STEFANINI L., op. cit, p. 15
(3) STEFANINI L., Personalismo. sociale, Studium, Roma, 1952, p.11
(4) STEFANINI L., op. cit, p. 23
(5) STEFANINI L., op. cit, p. 23
(6) STEFANINI L., op. cit, p. 58
(7) STEFANINI L., Personalismo educativo, Bocca, Roma, 1955, p.199
(8) STEFANINI L., op. cit, p. 23
(9) STEFANINI L., Idea e senso nell'espressione artistica, in "Giornale di Metafisica" Anno IX n 3 p.. 236
(10) STEFANINI L., Personalismo educativo, .Bocca, Roma, 1955, p. 25
(11) STEFANINI L., op. cit, p. 88

Michele GAETANI