Architettura megalitica salentina

È necessaria una continua salvaguardia

Le pietre parlano, si è detto, prospettando studi e riflessioni sulle opere della preistoria. Il termine 'megalite' deriva dalla lingua greca che ha determinato il significato di grande pietra.
Gli studiosi stranieri delle strutture megalitiche hanno intensificato le loro ricerche alla fine del 700 e nella seconda metà dell'800, fra di essi si distinguono i più noti: La Tour d'Auvergne, Coret, Fergusson, Bonsteten, Montelius, Dechelette, Clark e Childe.
Il radio carbonio ha rilevato che i megaliti risalgono al 3000 ed al 4000 a.C., quelli reperiti in Irlanda, in Scozia, in Inghilterra risalgono forse al 2500 a.<c., ne sono stati rintracciati anche in Danimarca, in Egitto, in Africa ed in Asia.
I 'menhir' sono delle colonne monolitiche di varia altezza, da 1 a 20 metri e di essi ne esiste una lunga serie nella penisola francese della Bretagna situata fra l'Atlantico e la Manica, con allineamenti kilometrici.
I 'dolmen' sono formati da tre o quattro lastre infisse nel terreno ed esse reggono un'altra lastra di copertura. Si presume che siano stati dei sepolcri, ma dagli scavi non sempre sono emersi resti di scheletri umani.
I 'menhir' costeggiano spesso le strade dell'antichità, ma ve ne sono anche in prossimità di 'dolmen' che risultano recintati dagli stessi 'menhir' che in tal caso suggeriscono una funzione difensiva.
Il fenomeno megalitico in Puglia è stato rilevato da una folta schiera di studiosi, nel Salento le prime indagini scientifiche sui megaliti sono iniziate nel 1871 con la monografia di Pasquale MAGGIULLI sui monumenti di Muro Leccese. Egli ha dimostrato che le croci segnate su molti menhir sono precedenti all'epoca cristiana e sono da interpretare come il simbolo del calore e della luce, di chiara concezione pagana.
Le croci cristiane sono state apposte successivamente sugli 'Osanna', ossia sui menhir condotti nei centri abitati e collocati nelle piazze dei nostri paesi.
Ai megaliti è stato dato spesso il nome del podere che li ha ospitati, il professore Cosimo De Giorni nel 1912 ha effettuato uno scrupoloso censimento scientifico dei megaliti salentini, a Pietro Palombo si deve la documentazione fotografica di monumenti sfuggiti all'attenzione delle autorità competenti, di essi alcuni sono stati distrutti.
Da autorevoli studiosi è stato detto che i monumenti megalitici del Salento risalgono all'età del bronzo, a partire dal III° o II° millennio.
La maggior parte delle notizie riportate sulla presente nota sono state tratte dal volume "Dolmen e Menhir di Puglia" 2° ed. Schea di Fasano - 1982 di Paolo Malagrinò, fondatore del gruppo Oikos. In quest'opera si rianimano le indagini del Maggiulli, del DeGiorgi e del Micaletta, il volume in questione è ricco di una eccezionale bibliografia, compare l'elenco dei megaliti pugliesi con la scheda di segnalazione di quelli scomparsi, che si contano per circa una metà.
A Minervino di Lecce si ammira il 'dolmen Scusi' scoperto dal Micaletta nel 1867, ed al proposito il Malagrinò riporta quanto ha riferito il Maggiulli nel 1910, secondo il quale sono stati visti soltanto i resti di un lastrone di copertura di un secondo megalite distrutto nello stesso fondo Scusi.
La Gazzetta del Mezzogiorno del 10 febbraio 1992 ha dato notizia di un dolmen distrutto con una ruspa a Cocumula.
Pertanto, è necessario trovare il modo di tutelare  il patrimonio dell'architettura megalitica  che non ha portato conclusioni relative alla sua funzione, perché le pietre non hanno ancora parlato esaurientemente.

Pio VALENTE