Gallipoli città demaniale, non in feudo

L'estate veneziana vissuta in Gallipoli durante l'occupazione che va dal 19 maggio al 14 settembre 1484 è una pagina storica triste per lo spirito di fedeltà della Cittadinanza e per l'orgoglio di una Città demaniale , cioè alle dirette dipendenze della Corona Aragonese. Lo stesso emblema del "Gallo" con l'epigrafe "fidelissimus semper" o "fideliter excubat " esalta l'appartenenza diretta di questa Città demaniale al Sovrano senza intermediazioni feudali.
Rileggendo i documenti che descrissero quegli avvenimenti ,emerge tutta l'identità storica consacrata nella memoria scritta dei "mores",delle "leges",dei "capitoli", degli "statuta" : le scritture della "Universitas" che illuminano il nesso tra la realtà istituzionale e la Monarchia Sin dai tempi antichi dei Greci, dei Romani e poi , via via ,dei Longobardi, dei Saraceni sino all'arrivo dei Normanni lingua,costumi,religione sono sempre stati caratterizzati dallo 'status' di "Città demaniale" confermato dai tanti Documenti che sopravvivono.
Il Libro rosso di Gallipoli , testè pubblicato dall'Università di Lecce, conferma il ruolo della demanialità e dell'autonomia politica della Città. Esso è la raccolta dei Documenti,Diplomi,Lettere,Copie di Atti originali, per la conferma di Diritti,per le concessioni di franchigie e di immunità,per la conferma o l'assegnazione della Demanialità.
L'insieme dei privilegi , concessi con la conferma ed il "placet regio" , esaltano la "potestas statuendi" di Gallipoli di fronte al Sovrano con il riconoscimento di diritti particolari come deroga alle norme generali rappresentate dallo "ius regium".
L'Università cittadina aveva la capacità di deliberare propri provvedimenti da sottoporre all'approvazione regia , assumendo così grande personalità giuridica ed assegnando al Sindaco della Città l'importante ruolo di presentare al Sovrano i deliberati assunti dal Parlamento cittadino : ragioni, spettanze, controversie, situazioni incerte sia all'interno della vita cittadina che nei rapporti tra centri diversi.
Tante furono e frequenti , in quei tempi , le missioni che i Sindaci gallipolitani svolsero presso i Monarchi per la difesa dei diritti dell'Università,superando disagi, pericoli e sostenendo le spese per recarsi da Gallipoli a Napoli o in Spagna sulla sella di un cavallo, di un mulo o nella stiva di un bastimento a vela.
Le Città demaniali dal XV secolo in poi, specie per la rifeudalizzazione che avvenne nel Mezzogiorno nella seconda metà del 500 ed il 600, cercheranno di fare ordine riunendo e raccogliendo tutta la documentazione esistente nei " Libri Rossi ", per il rispetto e mantenimento dei diritti acquisiti con il "placet regio", contro abusi e violazioni.
Per quanto riguarda la Città di Gallipoli già nel 1166 il re normanno Guglielmo il Malo, aveva riconosciuto molti privilegi che essa riteneva e diede la grazia di mantenere in perpetuo la Città ed il territorio in demanio, come sempre era stato in precedenza. Dopo i Normanni , anche gli Svevi confermarono i privilegi di "Città sempre in demanio ": consuetudines,usus et demanium civitatis cum suis omnibus pertinentiis .
Nel 1400 la Città di Gallipoli perfeziona le proprie funzioni giurisdizionali ed amministrative e le modalità di partecipazione al Governo cittadino , fino a conquistare nel '500 la fisionomia di organismo politico forte supportato dai rapporti dinamici e sempre più continui , tra il Ceto nobiliare ed il Ceto emergente.
Non tutti gli antichi Documenti confluiranno nel Libro Rosso ; esistevano migliaia di altri Documenti che, specie per il periodo dell'occupazione veneziana del 1484 , avrebbero potuto dare notizie più circostanziate sulle relazioni che intercorsero tra la Corona e le Città demaniali . La maggior parte di questi documenti ,però, sono andati distrutti nel corso di un incendio scoppiato a Napoli negli anni quaranta , durante la seconda guerra mondiale.
Sarebbe opportuno, forse, riprendere il discorso dell'Archivio storico della nostra Città, portato avanti da tanti illustri nostri Concittadini , per scoprire la triste fine che hanno subito le preziose "Carte" della nostra memoria storica. Ben 148 volumi dei nostri Documenti , nell'anno 1833 ,furono trasferiti all'Archivio Provinciale di Lecce e da lì spediti quasi tutti a Napoli .
Il Canonico Francesco D'Elia forse presago della fine di quell'illustre tesoro di Documenti così scriveva sul giornale ' SPARTACO' del 30 novembre 1899 : "..Fatalità! Ci voleva proprio un sindaco e non lo qualifico,che avesse nome Francesco Pasca,venuto da Racale, perché alla prima richiesta del governo,che ordinava fossero mandati all'archivio provinciale, si piegasse a spogliare Gallipoli nel 1833(epoca nefasta!) di tutti quei pregevolissimi volumi,eccetto tre,ed in fretta, non ostante le rimostranze e l'opposizione del Decurionato e del Cancelliere comunale,li consegnasse al governo chiedente. E sarebbe stato minor danno se quei volumi fossero veramente rimasti presso l'archivio provinciale in Lecce: invece buona parte di essi e specialmente quelli contenenti i Diplomi in pergamena si dice, ma non si ha certezza, che fossero stati spediti e si conservino nel grande archivio di Napoli. " 

Quanti avvenimenti della nostra Storia patria non saranno mai conosciuti a causa di questa tragica scomparsa! Solo quando si possono consultare e confrontare le fonti antiche si possono descrivere con completezza gli avvenimenti e le gesta dei nostri antenati.
Importante , ai fini della conferma della demanialità e del diretto rapporto di fiducia e collaborazione tra la Corona e la nostra Città , è la lettura del " Diploma del 9 dicembre 1484 " concesso dal re Ferdinando d'Aragona , per contribuire ad alleviare i gravissimi danni subiti nel mese di maggio nella guerra con Venezia.
I problemi principali che la conquista veneziana aveva messo in evidenza erano quelli dello spopolamento ,con la conseguente necessità di incrementare il numero degli abitanti e migliorare le loro misere condizioni di vita , per cui era urgente intervenire per garantire alla popolazione la fornitura dei beni di prima necessità .
Lo stato delle fortificazioni e del Castello, inoltre , a seguito dei danni subiti per gli scontri con i Veneziani , richiedevano importanti ed urgenti lavori per il ripristino delle necessarie strutture difensive e la scarsa provvista di artiglieria rendeva indispensabile l'intervento della Corona per garantire una adeguata e sicura difesa .
Il sovrano dispose il ripopolamento della Città con il conferimento della cittadinanza 'gallipolitana' a tutti coloro che ne avessero fatto richiesta e consentì ai cittadini di acquistare dall'esterno le vettovaglie necessarie , con la sola esclusione del vino, e di svolgere ,con esenzione di dazi, il mercato settimanale il giorno di Martedì e l'organizzazione di due Fiere annuali per migliorare il settore commerciale.
Più complesso e difficile si rivelò , invece, la questione legata alle fortificazioni delle mura cittadine ed il restauro del Castello . Bisognerà attendere alcuni anni prima che il Sovrano concedesse il "placet regio" alle istanze inoltrate dall'Università gallipolina , per reperire i fondi necessari per riparare i danni e superare le annose difficoltà.
Il re Federico d'Aragona concederà da Napoli , dopo oltre dieci anni il 19 maggio 1497 , un privilegio in forza del quale "gli abitanti dei luoghi circostanti Gallipoli , che avevano accolto i nemici dello Stato senza colpo ferire erano tenuti a contribuire alla spesa per il rifacimento ed il consolidamento delle mura cittadine?".
Comunque gli Aragonesi non operarono con incisività nel settore delle fortificazioni e della manutenzione delle mura cittadine e nemmeno per la fornitura dei necessari quantitativi di armi e munizioni. Nel campo della difesa della Città di Gallipoli provvederanno , invece, i loro successori : erano gli ultimi anni del loro regno!!
Il consolidamento delle mura ed il potenziamento e completamento del Castello saranno opera degli Spagnoli che subentreranno , dopo che sarà stata ammainata la bandiera aragonese dall'alto del nostro maniero , il 7 dicembre 1501.
Il ruolo di Gallipoli svolto nel corso dei secoli è stato determinato dalla sua ubicazione nel contesto geografico quale centro importantissimo per i traffici commerciali e dalla tradizionale laboriosità della sua popolazione.
Pagine gloriose della nostra Storia Patria, di una Città demaniale, mai in feudo, che ha vissuto con coraggio la scelta della propria individualità : fedele alla causa del Sovrano, orgogliosa di essere Città civile e libera.

Luigi Giungato