De Situ Iapygiae di Antonio De Ferraris Galateo

E' in edicola una nuova edizione del celebre trattato De Situ Iapygiae dell'umanista Antonio De Ferraris Galateo, con introduzione e a cura di Vittorio Zacchino e con traduzione italiana del Prof. Nicola Biffi del Dipartimento di Studi Classici e antichità cristiane dell'Università di Bari.
L'edizione presenta anche versioni in lingua inglese e in lingua tedesca. Un'operazione editoriale e culturale di taglio moderno e turistico. L'opera del Galateo, che descrive la Terra d'Otranto agli inizi del '500, è da quando apparve, a Basilea nel 1558, un supporto insostituibile alla conoscenza di questa Terra. Anxanews è lieta di offrire parte della introduzione del curatore Vittorio Zacchino .

ORGOGLIO IAPIGIO

La Regione Iapigia coincide con il territorio relativo alle tre province di Taranto Brindisi e Lecce, anteriormente alla disgregazione politico-amministrativa attuata in epoca fascista. Sostanzialmente essa comprende la penisola salentina bagnata ,da un lato dal mare Ionio, e dall'altro dall'Adriatico.
Agli inizi del Cinquecento questa regione, che aveva fatto parte dell'antica Magna Grecia ed era nota anche attraverso i nomi di Peucezia e Messapia, fu raccontata e descritta da parte di un grande umanista pugliese:AntonioDe Ferrariis Galateo che era nativo del posto e propriamente di Galatone. La relazione che la riguarda, titolata De Situ Iapygiae, era stata richiesta all'autore dal conte di Cariati Giovan Battista Spinelli,un potente politico dell'establishement del viceregno di Napoli, appena conquistato dagli spagnoli, affinché il nuovo sovrano Ferdinando il Cattolico potesse contare su un quadro di conoscenze indispensabili ad impostare una adeguata attività di governo sui nuovi domini. Il De Situ ha le caratteristiche di una lunga lettera,secondo uno schema umanistico molto caro all'autore, che di queste lettere ne scrisse numerose su svariati argomenti letterari -filosofici-scientifici e le inviò, secondo la consuetudine dell'epoca, a vari personaggi di spicco contemporanei.
Il De Situ si ispira all'opera geografica di Strabone ,ma anche ad altri geografi antichi,come Plinio il Vecchio e Tolomeo,nonché ai moderni Flavio Biondo e Leonardo Bruni ,offrendo una svolta di originalità e di contenuti alla scienza corografica che stava aggiornandosi e riqualificandosi in seguito alle scoperte di nuove terre. (...)
Un forte impegno etico a tutto campo( Galateo leva anche la voce contro i metodi inumani usati per colonizzare le terre e gli abitanti del nuovo mondo,"sotto il falso alibi della cristianizzazione")4 domina l'intero trattato, va oltre l'esaltazione delle glorie e dei prodotti locali,rispecchia, con l'ethos speciale dei suoi abitanti,ultimi testimoni e custodi gelosi della grecità,l'anima più autentica e più vera della regione iapigia, in uno slancio di rivalutazione e di riscatto dalla ingiusta emarginazione di questo suo amato "estremo angulo Italiae". Una rivalutazione che l'umanista può realizzare,esplorando la Iapigia col gusto della ricognizione archeologica ,e facendo emergere, col conforto autorevole degli autori classici, la memoria storica di matrice greca che i secoli avevano corroso e l'imbarbarimento e la decadenza dell'età di mezzo, irrimediabilmente offuscato e sommerso nell'oblio.(...)
Questo tour ideale di Galateo nella patria degli avi e nella culla della propria cultura abbraccia l'intera penisola salentina - il Salento storico - partendo da Taranto e concludendosi a Nardò ,attraverso una serie di tappe intermedie in grossi agglomerati urbani come Lecce o Brindisi, in piccoli centri particolarmente cari all'autore, quali la nativa Galatone, in luoghi simbolo della resistenza eroica ,civile e religiosa, dei salentini,come Gallipoli e Otranto, in famosi monasteri depositari di preziosi testi classici,(S. Nicola di Casole e S.Nicola di Pergoleto), attraverso una natura a tratti arida,ma sempre munifica e rigogliosa per il millenario lavoro dell'uomo che in queste contrade si armonizza con la clemenza del clima e la feracità del suolo.(...) 

Recuperare le scarne memorie del passato che il tempo insidia e divora inesorabilmente,e documentare il poco che c'è per farlo conoscere a coloro che verranno dopo di noi, diventa impegno preciso e indifferibile,una battaglia di cultura e di civiltà alla quale il filosofo non può venir meno;in precedenza, infatti,aveva scritto all'amico Luigi Paladini che anche se " non è facile censire ciò che l'uomo ha cancellato dalla propria memoria, noi, tuttavia,per quanto ci è possibile,abbiamo il dovere di illustrare il suolo della patria". Accanto a questo ruolo in favore della salvaguardia e trasmissione del patrimonio antico,compete al filosofo quello di maestro insostituibile di vita, di esercizio della scienza filosofica a sostegno dell'arte di governare( "la filosofia a soccorso de' governi" dirà a fine '700 il Filangieri) mediante "l'assunzione di una dimensione civile della cultura, nell'ambito della quale l'intellettuale acquisisce il ruolo primario di guida e consigliere di quanti sono preposti all'amministrazione della cosa pubblica".
Le pagine della Iapigia rinviano continuamente all'autorità dei classici e abbondano di esempi e di testimonianze tratte da autori qualiStrabone,Aristotele,Plinio,Virgilio,Ippocrate,Galeno,Tolomeo,e così via;ma la lezione degli antichi non è mai un comodo puntello alle sue tesi,bensì uno stimolo continuo alla verifica attraverso l'esperienza diretta e la ricerca della molteplicità dei consensi che ne garantiscano la credibilità e la validità scientifica.
Documentare per trasmettere, fidandosi sì dei classici, ma specialmente dell'osservazione diretta che consente di rilevare le cose vedute con lo scrupolo del medico e l'acribia dello scienziato. Tutto ciò spiega perché il trattato di G. è stato per secoli ( e lo è tuttora) il modello della trattatistica antiquaria dell'intero mezzogiorno.
In conclusione questa Iapigia galateana è un'operetta vivace , ricca di umori e di problematiche, di descrizioni tecniche e scientifiche che si armonizzano a brani di misurata eleganza e di autentica liricità . Ne esce il ritratto di una terra, idealizzata e reale al tempo stesso, che per quanto turbato dal pessimismo contingente, dalle riserve dell'autore per l'uomo del suo tempo, deve essere affidato alle nuove generazioni, nella speranza che possano amarla per salvarla dall'oblio, e farla progredire.
Questi e altri motivi legittimano questa riedizione del De Situ e le versioni inglese e tedesca.
Oggi il Salento iapigio,pur conservando intatta la primigenia millenaria parentela con l'Oriente, è sempre più crocevia di vario fervore meridiano, riva degli approdi e degli imbarchi,dove s'intrecciano le voci e i linguaggi d'Europa, il pluralismo delle idee e delle pelli. A queste genti si rivolge l'aureo libretto galateano, con la sua inossidata freschezza cinquecentenaria, che custodisce e offre un Salento mitico, solare, ricco di cultura e di bellezza.
Così Antonio Galateo ritorna ad essere icona e blasone di nobiltà, ambasciatore della nostra terra in Europa e nel mondo.

Vittorio Zacchino