Giacinto Coppola

Giacinto Coppola fu un grande poeta, nipote del Vescovo-poeta Carlo entrambi appartenenti allo stesso ramo della famiglia Coppola di Gallipoli. Egli nacque nel 1642 a Gallipoli, figlio di Francesco e di Isabella Spiri, i quali ebbero , oltre a Giacinto, altri quattro figli: Giuseppe Antonio abate in una città della Calabria, Domenico, Michelangelo che sposò Lucrezia Sansonetti e una sola femmina Rosalia che andò sposa a Giuseppe Rocci.
Giacinto Coppola, terminati gli studi primari ed avendo già abbracciato lo stato ecclesiastico, lasciò Gallipoli e si trasferì a Napoli, dove studiò diritto civile e canonico, conseguendo in quella Università la laurea in ‘utroque iure’. Tornatosene a Gallipoli riabbracciò e visse, ancora più intensamente, la sua vocazione spirituale-religiosa, divenendo Decano e Tesoriere della Cattedrale di Gallipoli.
Il nostro Giacinto fu anche scrittore e scrisse, tra l’altro, il “PLETTRO ARMONICO” che fece stampare in Napoli nel 1694 presso la tipografia di Giacomo Raillard.
Altri suoi componimenti, come “EPISTOLE SACRE” , sono andati smarriti.
Il “PLETTRO SACRO” è una raccolta di oltre trecento poesie nelle quali, con gradevole esposizione, Egli esprime il suo modo di sentire religioso, storico ed anche amoroso e quasi sempre suscitatore, qualunque sia la forma poetica in cui si esprime (sonetto, madrigale o idillio), di nobili sentimenti, di grandi emozioni e, a volte, di forti passioni.
Nella parte introduttiva dell’opera, Giacinto Coppola indica il tempo ed il luogo in cui si manifestò l’ispirazione poetica per il suo lavoro. E cioè, quando Egli dice: ‘ancora giovane, in una giornata ventosa ed il cielo nuvoloso che intorpidivano l’aria…ed io in lacrime, si svolgevano i funerali dello zio Ercole Coppola, scrittore e Vescovo di Nicotera., allora spuntò la mia vena poetica’.
In quella occasione conobbe l’Arcivescovo di Taranto don Francesco Pignatelli, appartenente alla dinastia dei Duchi di Monte Leone dai quali, il Coppola, ancora in ‘età acerba’, aveva goduto per lungo tempo dei favori da parte della Casa Pignatelli; qui, dice il poeta, nacque la mia decisione di dedicare il mio lavoro all’Arcivescovo di Taranto.
Il Coppola non ne fece un mistero, anzi Egli insegue la gloria e vive momenti di manifesta e chiara vanità specie quando, sempre nella prefazione, dice di non sperare per il suo lavoro di avere tanta attenzione, quanta ne ebbe suo zio Carlo Coppola, Vescovo di Muro Lucano e poeta, con il suo poema sacro “Maria Concetta” che Gli procurò l’encomio da parte del Papa Urbano VIII, il quale lo definì il Tasso sacro.
Esprime, però, al tempo stesso la sicurezza che se il suo lavoro sarà degno del gradimento del nobile cuore di D. Francesco Pignatelli, Arcivescovo di Taranto, la sua opera sarà resa immortale. Momenti di vanità e di gloria malcelata si colgono già nel Proemio .BRAMA DI GLORIA .(foto)
Poesia d’ispirazione religiosa è, invece, quella scritta in onore di S.Fausto martire in cui il poeta si chiede se il Santo, per il fatto che le sue gesta e le sue pene non sono state descritte dagli Antichi Scrittori non sia ancora più degno di ammirazione di quanto avesse potuto esserlo se le avessero, invece, decantate. SAN FAUSTO MARTIRE . (foto del testo ricavata dall’originale)
Poesie altrettanto belle, efficaci, in cui il poeta raggiunge un certo grado di elevatezza concettuale e formale sono anche quelle di ispirazione storica, fra cui le più importanti sono quella dedicata a Filippo IV MORTE DI FILIPPO IV RE CATTOLICO. (foto del testo dall’originale)
E l’altra scritta in occasione de :NELLACORONATIONEDI CARLO II RE DELLE SPAGNE.
Nel tempo in cui Giacinto Coppola viveva i nobili, gli ecclesiastici ed altre categorie di privilegiati erano adusi, quasi per segno di signorilità o nobiltà, a possedere uno schiavo o una schiava’. *
Il Coppola comprò, dunque, una donna turca di 25 anni di nome Fatima Imaich , la battezzò e le impose il nome di Anna Giuseppa. Ma Egli, purtroppo, finì per innamorarsene e così le dedicò il sonetto che segue, nel quale esprime, con tutta la sua forza creativa e profondità di concetti, espressioni poetiche di passione amorosa.
Il sonetto stesso titola:
IN MISERA SCHIAVITU’ VIEN D’UNA BELLISSIMA TURCA CONSOLATO.
Giacinto Coppola morì all’età di 73 anni, il 7 luglio dell’anno 1715.

* Federico Natali :’Gallipoli nel Regno di Napoli Dai Normanni all’Unità d’Italia’ Tomo I°

Luigi PARISI